20 novembre, giorno dedicato alla memoria delle vittime di transfobia
Questa settimana si apre con la giornata dedicata alla memoria delle persone trans*, vittime dell'odio transfobico, TDoR, Transgender Day of Remembrance che, la comunità lgbtqia+ celebra ogni 20 novembre, e si conclude con la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza di genere, che è sabato, 25 novembre. La Bottega ha deciso di affrontare entrambi i temi, entrambi forme di odio e violenza, repressione, persecuzione, espressione di una cultura patriarcale ultrasecolare che - per far nostre le parole di Elena Cecchettin, sorella di Giulia Cecchettin, ennesima vittima di femminicidio - non genera mostri, eccezioni, ma figli sani di una cultura dello stupro. Per questo oggi iniziamo, con due riflessioni sul TDoR, la prima di Gianmarco Vitagliano, la seconda di Marco Antonio D'Aiutolo, riportate di seguito, per proseguire, nel corso della settimana, con riflessioni sulla violenza di genere.
TDoR: origine e significato
Il parlare oggi giorno di violenza sistemica e delle sfumature che la caratterizzano è ancora attualmente soggetto a delle complicanze non indifferenti, soprattutto se si vuole declinare la violenza nei riguardi delle soggettività che essa investe.
Ogni anno, a fine novembre, ricorre il TDoR, acronimo di Transgender Day of Remembrance, Giorno del ricordo delle persone Transgender. Questa data è stata scelta dalla comunità LGBTQIA+ e, Trans* in particolare, per diverse motivazioni che fortificano il senso di questa occasione - che a definirla tale è forse riduttivo.
Fu fondata infatti nel 1999 da Gwendolyn Smith e da un insieme di menti e coscienze in lotta un anno dopo la morte di una loro amica e attivista, Rita Hester. Donna trans e nera, nella notte del 28 novembre 1998 fu vittima di un omicidio a sfondo transfobico, aggravata da una questione etnico-razziale. Venne accoltellata, e il suo omicida non venne mai scoperto né identificato, seppur ciò non fece altro che accrescere sempre di più la rabbia e il dolore che affliggeva le persone della comunità Trans* e in generale la comunità LGBTQIA+, tutte accomunate da una lotta senza precedenti contro una società diseguale.
In seguito alla fiaccolata indetta a San Francisco nel novembre del 1999 in onore di Rita Hester da parte della sua amica Gwendolyn, la lotta Trans* divenne sempre più un motivo di fierezza e orgoglio; la transfobia infatti è una piaga sociale e culturale che ancora oggi, dopo quasi trent’anni dalla morte di Rita (preceduta e succeduta da altri terribili omicidi che avevano lo stesso movente, ovvero l’odio per le persone trans*) miete vittime su vittime. Le numerose discussioni da parte delle persone trans* e gender non conforming - ovvero coloro che non si ritrovano nelle categorizzazioni di genere etero normalizzate ed eteronormate - hanno portato negli anni ad affermare una volontà che è stata per troppo tempo taciuta e messa in secondo piano rispetto ad altre esigenze, rivendicazioni e tematiche. Il problema culturale e sociale alla base della transfobia è un qualcosa che si insinua in qualsiasi settore e aspetto pubblico e privato; le discriminazioni sulla base del genere si verificano tanto sui posti di lavoro, tanto a volte nei ritrovi familiari, tanto per strada.
C’è ancora difficoltà nel far sentire le persone trans* come parte integrante della società, che è il primo soggetto a mietere vittime. Ogni anno sono centinaia le persone a perdere la vita a causa dell’odio transfobico; le giornate di commemorazione e di celebrazione come quella del TDoR hanno infatti lo scopo di rappresentare da un lato un momento di raccolta che vedono spesso la partecipazione di persone non solo appartenenti alla comunità trans*, ma di chiunque ne riconosce l’importanza; dall’altro lato, raffigurano un grido di rabbia il cui intento è quello di smuovere le coscienze. Il TDoR è dunque una lotta, una marcia in costante movimento, una rivendicazione che va sempre sostenuta.
TDoR: situazione attuale internazionale e italiana
Da quando l’attivista transgender Gwendolyn Ann Smith, il 20 novembre 1999, organizzò una veglia in ricordo di Rita Hester, donna transgender afroamericana, assassinata il 28 novembre 1998, e di altre vittime di violenza transfobica, veglia a cui parteciparono circa 250 persone, il TDoR è cresciuto, divenendo una celebrazione annuale di importanza globale: «Le comunità LGBTQIA+ in tutto il mondo hanno abbracciato questa giornata come un’occasione per unirsi nel ricordo e nella riflessione». Giorno dedicato alla memoria delle vittime di transfobia, giorno di riflessione profonda, un simbolo potente nella lotta contro la violenza e la discriminazione nei confronti delle persone transgender che ha come momento emblematico la candle light, una veglia a lume di candela che si svolge lungo le vie della città.
La morte di Rita, avvenuta a Boston, rappresenta un punto di svolta nella storia della comunità trans*. Non solo la brutalità del crimine, ma anche il trattamento insensibile dei media, che praticarono il deadneming, cioè riferirsi a Rita con il suo nome di nascita e non quello di elezione, suscitarono dolore e indignazione a livello internazionale. La sua morte, un evento tragico non isolato, portava in sé tutte le molteplici violenze subite dalla comunità trans*.
Le cerimonie, pur variando a livello locale, includono, di solito, la lettura dei nomi delle vittime di violenza transfobica dell’anno precedete, veglie a lume di candele, momenti di silenzio; eventi che offrono spazi di solidarietà, sostegno e sensibilizzazione contro discriminazioni e violenze. Violenze, che purtroppo, sono sempre di più in aumento e hanno reso necessaria la creazione di progetti come Remembering Our Dead e The Trans Murder Monitoring (TMM), il cui scopo è documentare e rendere pubbliche le storie delle vittime transgender, fornendo dati e statistiche cruciali che aiutano a comprendere l’entità e la gravità del problema a livello globale. Statistiche basate su rapporti internazionali e dati raccolti da attivistǝ trans* di tutto il mondo, una risorsa preziosa di informazioni e sensibilizzazione.
In Italia, il primo TDoR è stato celebrato nel 2016 a Sanremo, interamente dedicato alla causa transgender, organizzato dal Movimento Imperiese Arcobaleno, il comitato territoriale Arcigay Imperio, e AGedO. Gay.it riporta l’elenco delle città in cui si svolgono commemorazioni e eventi nella data di oggi. A Roma, il 20 novembre, oltre a tutte le vittime di transfobia, si ricorda l’omicidio di Andrea Oliviero, la trans colombiana di 31 anni, trovata morta la notte tra il 28 e il 29 luglio del 2013 sul binario 10 della stazione Termini. Era stata picchiata con bastone e forse coltelli, e per cinque mesi nessuno ne reclamò la salma. Il rito funerale tra rose bianche e centinaia di persone si svolse nella Chiesa del Gesù. Tra i presenti alla cerimonia il ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge, il sindaco Ignazio Marino, i rappresentanti del Consolato della Colombia, Vladimir Luxuria, i volontari della Caritas, della Croce Rossa e del Cesv e tanti compagni di strada. In chiesa gli officianti si riferirono ad Andrea dandole del "lei".
Così si espresse monsignor Feroci nell’omelia:
«Sono sicuro che Dio dirà 'tu sei figlia mia perché tutti siamo figli di Dio'. Stiamo qui per testimoniare l'affetto, anche per gli ultimi di questa città perché sono nostri fratelli e non possiamo trattarli in questo modo, come le settemila persone che a Roma dormono all’aperto. Domandiamo al Signore che questa città diventi sempre più una città accogliente verso coloro che sono in difficoltà».
Un gesto forte, da parte della Chiesa che si rinnova sotto la guida di Papa Francesco, aveva osservato il sindaco Ignazio Marino. Mentre Vladimir Luxuria ne coglieva una luce di speranza contro quello che è stato di sicuro un crimine d’odio accecante. Tuttavia, nonostante il Transgender Day of Remembrance abbia guadagnato il riconoscimento e il supporto internazionali e, nel 2020, dallo stesso presidente degli Stati Uniti, Joe Biden; nonostante questo evento annuale sia stato trasformato in simbolo globale della lotta contro la transfobia, la discriminazione e la violenza verso le persone transgender, a tutt’oggi, l’Italia ancora non l’ha riconosciuto. Come potrebbe essere altrimenti! La cosa non mi stupisce affatto. Neppure oso sperarlo, considerando l’insensibilità, la rozzezza e la translesbomofobia di chi ha governato finora e di chi ci governa, di chi avrebbe dovuto e dovrebbe rappresentarci e salvaguardarci. Considerando che l’attuale esecutivo, di destra-destra, fece di tutto per affossare il ddl Zan e, quando ci riuscirono, festeggiarono con urla e applausi da ultras da stadio perché avevano difeso il loro arbitrio di discriminare, offendere, umiliare, sentirsi i migliori.
L’Italia si distingue tristemente per il suo alto numero di attacchi motivati dall’odio transfobico – denuncia Gay.it –, classificandosi come il Paese europeo con il numero più elevato di tali crimini e le statistiche ufficiali tendono a sottostimare l’entità di queste violenze: molti casi non vengono segnalati o registrati correttamente, rendendo difficile una comprensione piena del problema nella sua ampiezza. Le statistiche sulle vittime non sono numeri, scrive Gay.it,
«rappresentano vite reali, storie e tragedie. Sottolineano l’urgente necessità di azioni concrete e di un cambiamento culturale profondo per garantire che ogni persona transgender possa vivere libera dalla paura e dalla discriminazione. Il TDoR fornisce un momento cruciale per riflettere su queste statistiche e per rinnovare l’impegno globale verso una società più giusta e inclusiva».
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