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Incontri filosofici del terzo tipo

L'ultima volta ci siamo lasciati dopo due chiacchiere su come la Religione si stia o meno preparando alla scoperta della vita fuori dal pianeta Terra. Ci siamo concentrati sul Cattolicesimo, un po' per vicinanza un po' per la sua sorprendente attività.


Questa volta però vorrei dare uno sguardo (sempre molto superficiale) a quello che invece si dice tra i filosofi contemporanei.

Alieni e filosofia

Prospettive dal passato


Partiamo nientemeno che da Giordano Bruno. È stato uno dei filosofi che per primo ha sostenuto l'idea di un universo infinito, popolato da innumerevoli mondi abitati - e ne ha pagato le spese. Il suo pensiero rappresenta un punto di riferimento per coloro che vedono la vita aliena come una possibilità reale, non solo scientifica ma anche filosofica. Giordano Bruno rifiutava l'idea geocentrica e antropocentrica, proponendo un universo in cui la vita non fosse confinata alla Terra.

 

E rimanendo in tema di antropocentrismo, scomoderei Martin Heidegger, col suo concetto di essere-nel-mondo (Dasein). Heidegger mette in discussione l'idea di un'ontologia centrata esclusivamente sull'essere umano, proponendo un'apertura ontologica che potrebbe estendersi anche ad altre forme di vita intelligenti, chiedendosi cosa significherebbe per loro "essere" nel mondo. Pur non parlando direttamente di alieni, il suo pensiero invita a esplorare modalità di esistenza alternative rispetto a quella umana: ci offre infatti uno strumento per riflettere sulla natura dell'esistenza umana in relazione a quella aliena.


Heidegger si è concentrato sul fatto che l'essere umano esiste in un contesto specifico, caratterizzato da un rapporto esistenziale con il mondo circostante. Se scoprissimo forme di vita aliena, potremmo trovarci a ripensare la nostra concezione di Dasein e del rapporto tra l'essere e il mondo. Gli alieni potrebbero avere un rapporto con l'essere diverso dal nostro, costringendoci a riesaminare cosa significhi esistere nel cosmo.

Gayatri Chakravorty Spivak

Ma anche le riflessioni sull'alterità radicale di Jacques Derrida potrebbero essere applicate a come concepiamo forme di vita completamente diverse dalla nostra. E in tema di "altro" tutti i pensatori postcoloniali offrono in qualche modo visioni di come non dovremmo interagire con entità aliene, visti i disastri combinati tra noi umani: Gayatri Chakravorty Spivak, per esempio, ha esplorato come le voci subalterne vengano silenziate dalle strutture di potere dominanti. Applicando questa idea all'incontro con gli extraterrestri, Spivak potrebbe suggerire che la nostra prima priorità dovrebbe essere ascoltare e comprendere le forme di vita aliene, piuttosto che cercare di imporci.

 

In conclusione di questa rapidissima scorsa ai pensatori del passato, possiamo giusto dire che, in un modo o nell'altro, abbiamo (avremo) molti strumenti per interpretare l'arrivo (o la scoperta) degli alieni, che ci giungono direttamente dal passato.

 

E invece oggi?

 

Pur non essendo un argomento centrale della filosofia, diversi studiosi - spesso a cavallo tra filosofia e altre discipline - hanno riflettuto su questa possibilità.

 

Nick Bostrom

 

Nick Bostrom, filosofo noto per i suoi studi sui rischi esistenziali e sul transumanesimo, ha trattato il tema degli alieni in relazione al "paradosso di Fermi" e alla possibilità di civiltà extraterrestri avanzate. Bostrom è noto per la sua teoria della "grande barriera" (Great Filter), una congettura secondo cui esiste una barriera naturale che impedisce alla vita di svilupparsi fino a raggiungere uno stadio tecnologicamente avanzato. Secondo Bostrom, se questa barriera non si trova nel nostro passato evolutivo, potrebbe trovarsi nel nostro futuro, suggerendo che l’incontro con altre civiltà potrebbe rappresentare un rischio esistenziale per l’umanità.

 

Susan Schneider

 

Susan Schneider, filosofa della mente e direttrice del Centro di Intelligenza Umana e Artificiale presso l’Università della Florida, ha scritto su intelligenza aliena e intelligenza artificiale. Nel suo libro "Artificial You", esplora l’idea che civiltà aliene avanzate possano aver raggiunto uno stato di evoluzione tecnologica così avanzato da aver superato la biologia organica. Schneider ha suggerito che, se mai trovassimo segni di vita extraterrestre intelligente, potrebbero essere tracce di intelligenza artificiale aliena piuttosto che di esseri biologici, una prospettiva che impone domande etiche e ontologiche sull’interazione con tali entità.


alieni e filosofia
David Chalmers

 

David Chalmers, uno dei più noti filosofi della coscienza, ha discusso di alieni e intelligenze artificiali nel contesto delle domande sulla coscienza e sullo zombismo filosofico. Chalmers ha ipotizzato che potremmo incontrare intelligenze aliene che agiscono come esseri senzienti ma che non hanno effettivamente una coscienza esperienziale, aprendo così domande su come definire la coscienza e se essa sia una proprietà strettamente umana o potenzialmente universale.

 

John Mack

 

Lo psichiatra e filosofo John Mack ha esplorato il tema degli incontri ravvicinati e delle esperienze di presunto contatto alieno dal punto di vista psicologico e filosofico. Mack ha studiato persone che affermano di aver avuto esperienze di contatto con alieni e ha sostenuto che tali esperienze, indipendentemente dalla loro validità empirica, pongono questioni fondamentali sulla coscienza, la realtà e la nostra relazione con l’ignoto. La sua visione si basa sul concetto che un incontro con gli alieni potrebbe portare a una trasformazione radicale della nostra coscienza collettiva.

 

Carl Sagan

 

Sebbene sia noto soprattutto come astrofisico e divulgatore scientifico, Carl Sagan ha anche esplorato gli aspetti filosofici del contatto alieno. Sagan ha argomentato che il contatto con civiltà aliene avanzate potrebbe costituire un’opportunità per espandere la nostra visione morale e imparare da società potenzialmente più etiche e pacifiche. In vari scritti, tra cui "Cosmos" e "Contact", Sagan ha suggerito che il contatto con altre civiltà potrebbe rappresentare un’opportunità per ripensare i nostri valori e il nostro posto nell’universo.

 

Stephen Dick

 

Lo storico della scienza Stephen Dick ha proposto la teoria della cosmoteologia, esplorando le implicazioni religiose e filosofiche del contatto con civiltà aliene. Dick suggerisce che, incontrando altre civiltà, potremmo trovarci di fronte a una cosmologia morale e spirituale molto diversa, che ci spingerebbe a ripensare le nostre tradizioni religiose e le nostre concezioni dell’anima, della vita e della morte.

alieni e filosofia

Quello che mi viene da dire alla fine di queste poche righe è che, tra i contemporanei, aleggia una sorta di speranza in un futuro incontro con civiltà aliene, o comunque con civiltà superiori e perfette (così mi viene da interpretare questa fissazione per l'intelligenza artificiale), quasi come se soltanto entità superiori possano salvare il mondo da noi stessi.


Il vero peccato sarebbe scoprire che c'è vita fuori dal pianeta terra, ma che si tratta di microbi nascosti sotto tonnellate di zolfo e lava in una luna remota di chissà che pianeta.

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