Il presepe di San Francesco: un percorso tra fede, storia e arte che svela il mistero.
- Carolina Pannullo

- 3 giorni fa
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Tempo di Natale, tempo di andar per presepi per immergersi tra le voci, i colori e i sapori di un mistero che l’umano da sempre cerca di tradurre a modo suo. Percorsi viventi e rappresentazioni artistiche che da secoli, oramai, tentano di dare un volto a quel divino, ritornano per ricordarci il desidero dell’uomo di toccare con mano la scintilla del sacro.

I presepi, viventi e non, da sempre ci affascinano, grandi e piccini, ce lo ricorda anche Eduardo De Filippo, che nella sua commedia più famosa tuonava al figlio, quasi con tono minaccioso: “t’piac o’presepio?”. Il presepe unisce epoche, culture diverse e generazioni, e sfidando le polemiche ideologiche che ritornano ogni anno, riesce ad essere simbolo di inclusione e di umanità.
C’è un luogo dove, forse, tutte le discussioni si dissipano per fare spazio al miracolo che riesce davvero a prendere forma: Greccio, un piccolo borgo del Rietino, dove il Santo dei poverelli realizzò il primo presepe vivente, nella notte di Natale del 1223. Francesco scelse quel posto perché gli ricordava Betlemme, luogo di nascita di Gesù secondo i Vangeli. Le cronache del tempo documentano che, Francesco vide il bambino nella mangiatoia scuotersi e venirgli ad accarezzare il viso. La scelta del Santo, di riprodurre la scena della natività con personaggi viventi, era dettata dal suo desiderio di far comprendere che il cristianesimo era un fatto reale, tale da poter essere toccato e vissuto in prima persona. Ogni uomo può avere la possibilità di rivivere la stessa gioia dei pastori, accorsi alla mangiatoia. Ancora oggi il piccolo borgo, come quella notte, ripropone il mistero della nascita di un bambino che ha cambiato per sempre il corso della storia. L’evento fu talmente celebre, che il grande Giotto volle immortalarlo, consegnandolo alla storia, nella basilica superiore di Assisi. L’affresco fu realizzato dal celebre artista tra il 1295 e il 1299. Il Santo è raffigurato come una persona qualsiasi, tra gli altri frati, in uno spazio ben definito geometricamente, tra baldacchini e arredi sacri sapientemente riprodotti.
Allora in questo tempo di Natale, potrebbe essere utile suggerimento ripercorrere quegli eventi. Un itinerario tra fede, arte e storia per scoprire quale desiderio mosse San Francesco e la maestria di Giotto nel cristallizzare quel momento. Greccio è ancora oggi meta di pellegrini, che in questo periodo si recano alla mangiatoia di Francesco, che è divenuto altare consacrato al Signore e sopra è stata costruita una Chiesa dedicata al Santo. Il viaggio poi prosegue per Assisi, per ammirare la Basilica superiore, dove gli affreschi di Giotto riproducono la vita del poverello. Assisi, soprattutto in questo periodo, riesce ad offrire al pellegrino quel silenzio caldo e avvolgente. Le pietre antiche della città, le luci soffuse, il ricordo del Santo riflettono un senso di intimità che invita alla contemplazione e alla riconciliazione interiore. Un itinerario diverso dal solito, lontano dai luoghi del consumismo e dai frastuoni della civiltà. Un percorso silenzioso che accompagna l’uomo a riscoprire sé stesso, le sue umili origini, perché rivedendo quel Bambino possa perdersi e ritrovarsi allo stesso tempo e saper restituire l’esperienza al mondo.





