Il Pellegrinaggio: un’alternativa per contrastare l’overtourism e riscoprire sé stessi
- Carolina Pannullo

- 18 giu
- Tempo di lettura: 2 min
Tempo di Giubileo, tempo di pellegrinaggi, è il momento di riprendere le scarpette e la borraccia dell’acqua e rimettersi in cammino verso i luoghi del cuore. Il Giubileo, infatti, ci ha permesso di riscoprire e rivalutare questa pratica religiosa che affonda le sue radici nel IV sec d. C., quando la meta da raggiungere era Gerusalemme, e tutti i luoghi della terra Santa.

Il pellegrinaggio è una pratica devozionale comune a molte religioni (vedi il pellegrinaggio alla Mecca dei musulmani) che promuove, tra l’altro, l’incontro tra l’uomo e il divino, attraverso il cammino faticoso e il contatto con luoghi particolarmente significativi. Il pellegrino, o ancora meglio l’homo viator, annulla quella sedentarietà acquisita nel tempo per ritornare al suo stadio originario di nomade.
Le motivazioni che spingono l’uomo a mettersi in cammino possono essere molteplici, soprattutto in un’epoca, come la nostra, in cui spesso si smarrisce il senso della vita o si è risucchiati dallo stress quotidiano. Il “peregrinare” è allora quel movimento, non solo fisico, che permette all’uomo di ritrovare sé stesso, ritornando alla sua naturale vocazione di “viandante del mondo”.
Tra i tanti itinerari percorsi dai viandanti pellegrini, la Via Francigena merita una menzione particolare. Un itinerario storico lungo circa 1700 Km che collega l’Europa occidentale con Roma, attraverso un percorso di fede e cultura. Ancora oggi la Via Francigena è percorsa da migliaia di pellegrini che, con zaino in spalla, partono per un’esperienza di fede, ma anche per promuovere un turismo “alternativo e sostenibile”.
Nel 1994 la Via Francigena è stata designata come “itinerario culturale del Consiglio d’Europa” sottolineandone il suo valore storico e culturale. Insomma il pellegrinaggio può rappresentare l’occasione per tornare al mondo restando nel mondo, un’opportunità per riscoprirci umani in cerca di quella scintilla del divino. In un tempo poi in cui domina l’overtourism, l’assalto indiscriminato alle spiagge e ai siti culturali, il pellegrinaggio permette di far tesoro del “silenzio”, della “fatica” e del contatto rispettoso con la natura. L’overtourism rischia di affaticare piccole realtà turistiche, non in grado di sopportare un numero eccessivo di turisti, oltre che omologarci tutti nella scelta degli itinerari da raggiungere.
L’occasione del Giubileo, allora, ci apre alla possibilità di riscoprire quei luoghi mai raggiunti e che nessuno conosce veramente bene, rappresentando tesori inestimabili del nostro patrimonio artistico e culturale. Uno tra tutti, l’Eremo di Celestino V a Sulmona; incastonato tra le pareti rocciose del Monte Morrone, ci si arriva dopo un ripido ma breve sentiero, permette al pellegrino di compiere un cammino tra storia, natura e religiosità, rivivendo i luoghi in cui Celestino V (il primo papa che abdicò) viveva da eremita.
L’uomo contemporaneo è fondamentalmente un “turista”; affannosamente cerca di provare tutte le esperienze che la vita gli offre, divora tutto quanto c’è da assaggiare in maniera spasmodica, ma senza comprendere. Il pellegrino, invece, è uno che pratica lo “slow food” che valorizza, assaggia e gode nel rispetto degli altri e in armonia con l’ambiente. E allora per quest’estate scegliamo il nostro percorso e iniziamo a camminare.




