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Il bonus "mammeta"

Ho fatto il corso pre-parto insieme a tantissime altre mamme in attesa. Con alcune, anche una volta portato a termine il nostro compito e aver partorito con dolore, abbiamo mantenuto un rapporto che nel tempo posso definire di amicizia.

Anche quest'anno, come all’inizio di ogni anno di nido, abbiamo deciso di contare quante bocce di acqua fisiologica dovremo comprare in tutto l’anno “scolastico” per capire quanto muco riescono a produrre i nostri fagottini amorosi. Il mio conto finale arriva quindi a 36 bocce da 500ml da settembre a oggi, per un totale di circa 65€.

 

Potevo risparmiare sti 65€ e non comprare la fisiologica? NO.

 

L’estate è arrivata tutta insieme. Una mattina di giugno ci siamo svegliati e aveva smesso di piovere e dalla primavera più bagnata di sempre si era passati al caldo torrido estivo. Ciò voleva dire solo una cosa: dovevo comprare le scarpe estive a mia figlia. Le misuro il piede con il metro da sarta, vado su un sito e compro un bel paietto di scarpe da ginnastica di tela, scontate, alla modica cifra di 28€.

 

A inizio luglio, mi accorgo che le è cresciuto il piede. Incredula lo rimisuro col solito metro da sarta, ed è proprio così: una taglia in più. Mi batte l’occhio, ma ritorno sul sito e prendo altre scarpe di tela, altri 30€.

 

Potevo risparmiare sti 28€ e non comprarle le scarpe estive ma tenerla con gli stivali fino al cambio numero? NO.

 

Potevo prevedere una crescita del piede in meno di un mese e risparmiarmi così altre scarpe? NO.

 

Questi sono solo due esempi di spese indispensabili e non prorogabili. Con una bambina piccola di spese così ce ne sono tante, varie e sempre diverse. Dalle medicine, ai vestiti, alla roba per il mare, fino al cibo e alle spese extra, di soldi da spendere ce ne saranno sempre, anche per i più oculati.

bonus mamma 2024 governo meloni
jarmoluk - pixabay.com

Il bonus mamma 2024

 

Però, ecco che quando il gioco si fa duro arriva il Governo ad aiutarci con una misura pronta ad agevolare le famiglie nella crescita della prole: il bonus mamma.

 

Questo favoloso bonus, introdotto a gennaio dalla paladina -donna mamma e cristiana- delle mamme italiane, dà la possibilità di avere in busta paga un esonero sui contributi fino a un massimo di 3.000€ l’anno lordi, ovvero circa 1.700€ netti. Ciò corrisponde quindi al massimo 142€ netti al mese. Alla luce dei due esempi che vi ho fatto prima, capite da soli che non è questa misura rivoluzionaria che ci risolverà la vita, soprattutto se consideriamo che quella è la cifra massima raggiungibile e che, essendoci una decontribuzione in busta paga, l’imponibile aumenta e con lui anche le tasse da pagare (l’Irpef aumenta, si alza anche l’ISEE e si abbassa quindi l’assegno unico). Na fregatura in pratica.

 

Mamme di serie A vs mamme di serie B

 

Va beh, facciamo finta che ci piace comunque come agevolazione e che a tutti i costi la vogliamo. Chi ne ha diritto? Le mamme, direte voi. Sì, ma quali mamme?

Eh si, perché per Giorgia le madri non sono tutte uguali.

 

Prima di tutto, la quantità conta. Il bonus infatti è destinato alle madri con più di due figli, con il minore sotto i 18 anni, ed è valido fino al 2026. Invece, in caso di due figli, con il più piccolo sotto i 10 anni, scadrà nel 2024.

 

Hai un figlio solo e magari è pure disabile? Ti attacchi.

Ne hai due? E che ci metti a farne un altro dai!

 

E poi la tipologia di lavoro. Questa è la parte più tragicomica.

Solo le lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato o di apprendistato ne hanno diritto. Questo significa che le escluse dal bonus sono -e restano- le lavoratrici che ricadono nelle categorie più precarie, ovvero le disoccupate, quelle assunte a tempo determinato, le libere professioniste, le collaboratrici occasionali e le lavoratrici domestiche (colf e badanti) anche se a tempo indeterminato.

 

Chissà perché ogni anno si dimettono sempre più madri lavoratrici!

 

I risultati: il flop del bonus mammeta

 

Comunque, non mi chiedete come né perché ma incredibilmente la manna dal cielo del bonus mammeta si è rivelata un mezzo flop. Su 800.000 donne aventi diritto solo il 60% ha fatto richiesta, confermando lo scarso entusiasmo per questa nuova farsa mascherata da sostegno.

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