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O la va… o si copia: è iniziata la maturità

È una settimana di emozioni forti: ansia, paura di sbagliare e gioia per la fine del cammino scolastico. Lo sanno bene i 524.415 ragazzi e ragazze che in tutta Italia si preparano ad affrontare l’Esame di Stato 2025. Di questi, 511.349 sono candidati interni e 13.066 esterni. I liceali rappresentano 268.577 studenti, gli studenti degli istituti tecnici 169.682, mentre i professionali contano 86.156 iscritti.

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Noto, già da tempo, il calendario delle prove scritte: mercoledì 18 giugno ore 8:30: prima prova scritta (Lingua e Letteratura Italiana), durata massima 6 ore; giovedì 19: seconda prova, diversa in base all’indirizzo (Latino al classico, Matematica allo scientifico, Economia Aziendale negli istituti tecnici, prima lingua straniera per i linguistici…). Da lunedì 23 giugno 2025, via ai colloqui orali, multidisciplinari.

 

Cosa potrebbe proporre il Ministero per la prima prova? Il modello attuale permette tre tipologie di tracce: analisi/commento di un testo letterario (poesia o prosa, spesso classico); saggio breve o articolo, affrontando caratteristiche testuali e riflessioni personali; tema di attualità, su questioni sociali, scientifiche, politiche. Tra gli argomenti attesi: testi di autori classici o moderni, temi legati a scienza, ambiente, tecnologia, analisi dell’evoluzione sociale o storica. Non si esclude una traccia dedicata a letteratura del Novecento o temi d’attualità (es. intelligenza artificiale, crisi geopolitiche).

 

Tra i maturandi c’è chi ripete mentalmente l’italiano, chi rilegge formule di matematica, chi completa simulazioni di Latino in vista della seconda prova. C’è chi piange per la tensione, chi ride per sfogarsi con gli amici.

 

Quest’anno condotta, ore di PCTO e Invalsi contano di più: senza la sufficienza in comportamento non si accede all’esame, o si rischia un punteggio più basso. Serve, inoltre, l’aver completato le ore minime di alternanza scuola-lavoro: almeno 90 per i licei, 150 per tecnici e 210 per professionali.

 

Tocca a loro gli “incantesimi” finali. Governati dalla tradizione degli scongiuri, le parole migliori vengono dagli studenti stessi:

 

Che la prima traccia sia ispirata dal Signore.

Che Dio ce la mandi buona.

Lo studio non mi ha ucciso, ma c’è andato vicino.

Sorridi prof, che finiamo prima.

Studiare è umano, copiare è divino.

Il tema non lo conosco, ma lo svolgerò con sentimento.

Non ci resta che maturare.” (rivisitazione di "Non ci resta che piangere")

Nel dubbio: Kant, Pirandello e Ungaretti.

“‘Chi è colto, colga l’attimo– diceva Orazio. O forse era il prof?

Che la forza sia con me (e col vocabolario).

In nome del Padre, del Figlio e del 60 minimo.

Ogni punto sopra il 60 è un miracolo.

 

Usare questi scongiuri è un modo per sdrammatizzare, sentirsi meno soli, e sorridere prima del salto nel vuoto. Perché alla fine, come dicono in tanti: “La maturità non è un esame, è un’avventura.

 

Con queste speranze, chiusure ironiche e brevi preghiere da bando, i maturandi entrano nelle aule: è il momento di mettere alla prova non solo le conoscenze, ma la loro crescita. In bocca al lupo… e che la prima busta sia quella giusta!

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