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Nessuno lo ha impedito

Nell’ultimo periodo abbiamo sentito parlare ancora dei danni causati dal bullismo, un carnefice che divora le sue vittime dall’interno, silenziosamente. 

https://pixabay.com/photos/school-bullying-school-schooling-5159069/

Davanti ad ogni caso di bullismo sembra scatenarsi un gigantesco fenomeno mediatico; a ciò si aggiungono i social, ognuno condivide l’accaduto, scrive un pensiero e migliaia di commenti popolano i post e tutto ciò va avanti per alcuni giorni. Successivamente silenzio, non se ne parla più.

 

I professionisti continuano ad occuparsene ma sembra sempre venir meno una risposta concreta da tutto il resto del mondo, è quasi come costruire una torre ogni volta ma puntualmente viene buttata giù. Non riusciamo ad attuare un vero e proprio cambiamento.

 

Chiaramente, non possiamo lasciare che si continui così: parlarne quando il fatto accade ma per il resto del tempo continuare a proseguire per la propria strada restando con le mani in mano; ma soprattutto non possiamo pretendere che i professionisti facciano tutto da sé, perché essi studiano, ma siamo noi mondo che dobbiamo rispondere, noi dobbiamo metterci in discussione, noi e solo noi dobbiamo dare il via a una e vera e propria rieducazione.

 

Se i giovani sono fragili, se hanno bisogno di diventare dei bulli per imporsi, se hanno bisogno di fare del male per farsi spazio, se hanno bisogno di diventare carnefici dei loro coetanei, c’è assolutamente qualcosa che non va. E se nei ragazzi c’è qualcosa che non va dobbiamo andare alla radice.

 

Cosa c’è alla radice del mondo in cui vivono, viviamo?

Chi c’è dietro?

Come vengono educati questi ragazzi e queste ragazze?

Sono seguiti?

Quale banalità del male governa questo mondo?

Perché non riusciamo a rendercene conto?

Perché pensiamo che vada tutto bene quando non è così?

 

C’è bisogno di intervenire e non dobbiamo mai stancarci di sollecitare tali interventi. Vogliamo davvero lasciare che questo male continui ad espandersi e a divorare l’altro dall’interno? Vogliamo davvero che l’unica possibilità di liberazione per le vittime sia un gesto così indescrivibile come il suicidio? E perché al posto di giudicare non cerchiamo di capire?

 

Non c'è niente da giudicare di fronte ad un gesto così estremo, c’è solo da capire: capire che quella persona non ha trovato altra via, non ha trovato sostegno, supporto, non ha sentito di potersi aprire. Di fronte a ciò che accade gli adulti di riferimento non devono difendere i cosiddetti carnefici, non va bene giustificare, gli adulti per primi devono mettersi in discussione, capire e far capire ai giovani. Tutti devono collaborare!

 

La collaborazione tra famiglia e scuola è assolutamente necessaria; se ne parla da anni, ma credo che non sia stata ancora attuata. Bisogna considerare le richieste di aiuto delle famiglie e verificare anziché lasciar correre, così come le famiglie devono considerare le richieste di collaborazione della scuola e non aggredire gli educatori. La collaborazione tra famiglia e scuola non c’è o se c’è non è come dovrebbe essere, non si fa abbastanza e la prova ce l'abbiamo: il funerale di Paolo Mendico. Nessun compagno, nessun educatore, solo. Dov’è l’Umanità? Abbiamo fallito e questa ne è la prova.

 

Gli occhi spenti di una madre che cerca suo figlio e che sa che non lo rivedrà più, nessuna consolazione. Niente, nessuna credenza può alleviare il dolore.

E nessuno ha fatto qualcosa per impedirlo.

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