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La storia del Frank e della Nina

Londra. Cinema di Regents Street. Paola Randi è sotto lo schermo che aspetta che la sala si riempia per presentare il suo film ad un pubblico mezzo inglese, mezzo italiano, in una freddissima giornata di febbraio.


Non so se è stato il pranzo al ristorante cinese a Soho, o l’entusiasmo della mia amica Éimear, irlandese che ha vissuto a Monza un paio d’anni e ha un amore contagioso per la cultura italiana, ma percepisco un clima dolcissimo, quasi famigliare. La troupe Cinemaitalia UK e Paola Randi stessa fanno un intro veloce: “vi parliamo di Milano, quella vera, quella dove sono cresciuta” e “dimenticatevi dello Spritz”.


Paola Randi chiama Milano una “città dentro”, ovvero un posto che devi scoprire, che devi trovare, contrapposta per esempio a Roma, che è invece “esposta”, lì da vedere. Descrive i grattacieli di Milano come i castelli delle fiabe, che sbucano in alto dalla nebbia Lombarda, come rappresentassero un sogno, qualcosa a cui ambire. Parla di Milano come la città dei sognatori, delle possibilità, di un posto dove gente da tutto il mondo viene a cercare un futuro.

https://www.pexels.com/photo/city-skyline-under-blue-sky-4749135/

Tutto vero. Solo che quella che raccontano, in realtà, non è solo Milano. È anche Londra, e tante altre città. Questo film racconta la città vera, non quella degli aperitivi in centro o dei negozi famosi, ma le storie vere della gente reale, quelle meno trendy ma più complicate.


La storia ci viene raccontata da un narratore muto, Gollum (Samuele Teneggi). Già questo è geniale. La sua vicina di casa, Nina (Ludovica Nasti), sposa-bambina rom che si trova sposata con “il duce”, un uomo che la maltratta, e la lascia crescere sua figlia da sola, capisce che l’unico modo per inseguire la libertà è l’educazione. Quindi, sceglie di prendere lezioni da un tutor, Francesco (Gabriele Monti), che ama la letteratura ma fatica a stare nei ranghi, e sceglie di vendere verifiche fuori da scuola anziché andare a lezione. Tre giovani, che si scelgono come compagni di vita e crescono insieme, scappando dalla realtà. Le loro emozioni ci vengono raccontate attraverso l’arte: Gollum non riesce ad esprimersi a parole ma usa i graffiti per dire quello che sente, Nina scatta fotografie con il cellulare e ci mostra la sua visione del mondo, e il Frank… beh, il Frank ci descrive la vita tramite la letteratura. In un modo che ci fa venire voglia di mangiarli, i libri che cita. “La realtà è un punto di vista” - è lo slogan del Frank, il sognatore che racconta le storie della vita, reinterpretandole.

https://www.pexels.com/photo/black-and-white-urban-night-scene-with-graffiti-30804949/

Questo film è anche un racconto di formazione, in cui i protagonisti navigano la vita insieme. Dal bianco e nero della loro vita iniziale, allo spettatore vengono man mano presentati dei colori, in quello che scrive Gollum sul muro e nelle fotografie di Nina. I ragazzi tingono pian piano la loro esistenza e si confrontano con complicazioni vere, trovando soluzioni bizzarre a problemi reali e facendo scelte sbagliate, dettate dalla paura e dalla mancanza di guida da parte delle famiglie. L’unico adulto della storia che ci dà sicurezza è il comandante, che appare verso la fine del film e, non a caso, è impersonato da Bruno Bozzetto, un viso famigliare che ci rassicura immediatamente, sentiamo che il nostro gruppo di giovani amici è al sicuro con lui, nonostante abbia perso la memoria. Non per niente, quando la telecamera arriva a casa del Comandante, improvvisamente i colori sono nitidi, accesi.


La comunicazione non è lineare, adulta ma frammentata e inesperta e si acquisisce nel corso della trama, in particolare da Gollum che trova la sua voce proprio verso la fine, urlando una parola liberatoria in maniera maldestra inizialmente, ma poi sempre più decisa ed è proprio la sua crescita che definisce il non-finale del film. Come se dovessimo decidere noi il destino dei giovani amici. Un film diverso, impegnato, vero. Pieno. Di amicizia, tentativi, coraggio e colore.

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