Era nell'aria ed era annunciato, alla fine Tel Aviv ha risposto all'attacco balistico effettuato dall'Iran.
a cura di Domenico Dech
Com'è stato l'attacco?
L'operazione soprannominata da Israele "giorni di pentimento" ha avuto diverse fasi. Inizialmente alcuni oggetti lenti, probabilmente droni, hanno sorvolato i cieli di Teheran. In questo modo la contraerea iraniana si è attivata, nel frattempo a centinaia di km di distanza bombardieri israeliani hanno penetrato lo spazio aereo dell'Iran per effettuare il loro attacco. Abbiamo avuto 3 ondate certificate di attacchi.
Lo spazio aereo iraniano è facile da penetrare per Israele, l'Iran possiede strumenti obsoleti e in numero ridotto. Per ovviare a questa mancanza molte delle sue strutture strategiche sono situate sotto terra.
Ci sono state esplosioni a Teheran e si registrano, come testimoniano immagini satellitari, impatti su varie parti del paese. L'Iran parla di due morti, altre fonti iraniane ma ostili al regime riportano 10 vittime.
Questa è la risposta definitiva all'attacco con missili balistici dell'Iran?
Tel Aviv ha fatto un test e lasciato un messaggio. Ha testato la reazione delle difese aeree iraniane. Per un attacco su ampia scala è necessario l'utilizzo massiccio di F15 ed F16 che non hanno capacità stealth (invisibilità). Dunque, per un attacco più ampio prima bisogna testare le capacità di difesa dell'Iran per distruggerle con aerei stealth e poi procedere con l'impiego di F15 ed F16.
Il messaggio è il seguente: se Israele è vulnerabile ad attacchi balistici dell'Iran, con l'attacco di questo weekend Tel Aviv ha messo le basi per un potenziale attacco più ampio.
Molti si aspettavano subito un attacco su larga scala di Tel Aviv. In realtà, come abbiamo potuto vedere, era complesso da un punto di vista logistico. Gli Stati Uniti non vogliono un conflitto in Medio Oriente, ma difficilmente hanno influenzato la scelta di Tel Aviv. Israele ha deciso di attaccare in questo modo perché costretta dagli eventi. Ancora è aperto il fronte a Gaza e il fronte nord con il Libano può diventare più caldo e dispendioso. Per Israele chiudere definitivamente la questione dei confini nord è, in questo momento, prioritario.
No, purtroppo gli Stati Uniti non hanno influenzato la scelta di Tel Aviv.