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Grazie, Michela Murgia

Il 10 agosto 2023, come in una poesia di Pascoli, si è spenta a Roma Michela Murgia, nota scrittrice italiana, dopo una lunga battaglia contro un tumore renale.

 

Murgia è stata una donna dalle mille vite, animata da un profondo spirito poetico che l’ha accompagnata nelle avventure che hanno caratterizzato la sua esistenza.

 

Nata a Cabras, in Sardegna, nel 1972, fin dall’adolescenza, grazie all’educazione cattolica ricevuta dalla famiglia, ha ricoperto il ruolo di animatrice dell’Azione Cattolica, diventando successivamente referente regionale. Prima di affermarsi come scrittrice, ha svolto mestieri diversi e variegati: insegnante di religione nelle scuole per sei anni, venditrice di multiproprietà, operatrice fiscale e portinaia notturna.

 

Il suo primo libro, Il mondo deve sapere, in cui denuncia le condizioni degli operatori di telemarketing all’interno di una grande multinazionale, le ha portato un discreto successo, tanto da ispirare la sceneggiatura del film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.

 

Il grande riconoscimento arriva però con Accabadora, romanzo ambientato nella Sardegna degli anni Cinquanta, che le è valso il Premio Campiello nel 2010.

 

Murgia ha caratterizzato il suo impegno politico e sociale con un’analisi critica del potere patriarcale in Italia e con la difesa dei diritti della comunità LGBTQ+, temi che l’hanno accompagnata sin dall’infanzia. Cresciuta con un padre possessivo e aggressivo, dal quale si è allontanata a diciotto anni dopo un violento litigio familiare, la scrittrice ha raccontato nelle sue interviste di essere stata plasmata da numerose figure femminili. Tra queste, sua madre e sua zia, che l’hanno cresciuta, pur con personalità molto diverse, accomunate da una profonda fede cattolica.

 

Una delle sue affermazioni più iconiche è stata pronunciata durante un’intervista a Che tempo che fa, in occasione della presentazione del libro Stai zitta. Murgia ha sostenuto che alle donne sia spesso concesso un “pensiero afono”, ovvero la possibilità di pensare, ma senza che le loro riflessioni trovino voce. In quell’occasione, ha fatto riferimento a un confronto radiofonico con lo psichiatra Raffaele Morelli, il quale l’aveva accusata di essere ignorante, intimandole: “Stai zitta e ascolta”. Morelli, sentendosi legittimato a denigrarla, aveva poi abbandonato la trasmissione visibilmente irritato.

 

In un’altra intervista, Murgia si è scagliata contro i canoni della bellezza e il problema etico che questi comportano, sostenendo che i corpi delle persone siano costretti a conformarsi a modelli estranei e rigidi. Secondo la scrittrice, la bellezza è associata all’ordine, e non apparire belli implica, per una donna, una sorta di “mancanza di reverenza verso l’armonia del cosmo”. Una donna che non si prende cura di sé, secondo questi canoni, sembra ledere il senso collettivo del bello, rinunciando alla possibilità di essere armoniosamente imperfetta.

 

Michela Murgia è stata una figura di riferimento per molti giovani, per chi si è sentito smarrito o non rappresentato, trovando nelle sue parole un senso di accettazione e, spesso, di rivalsa. La sua maternità intellettuale vive ancora nelle pagine dei suoi libri, dove il calore del suo pensiero e della sua lotta – quella femminista – continua a ispirare.

Radio Radicale, CC BY 2.5 IT, via Wikimedia Commons
Radio Radicale, CC BY 2.5 IT, via Wikimedia Commons


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