La natura compie i suoi cicli in tempi differenti, per questo esistono le ere, gli anni, i giri della Terra intorno al sole, e i giorni, i giri della Terra su se stessa. In un ripetersi apparentemente identico, di istanti sempre uguali, si compie la vita. Nel ritmo costante e ripetitivo, si scandisce il tempo delle nostre esistenze. Le stagioni ci ricordano lo scorrere del tempo nella vita che si realizza, regalando colori diversi, nell’arcobaleno di anime che passano nel mondo. Le foglie ingialliscono e poi cadono, dopo il freddo dell’inverno, l’albero nudo dà alla luce nuova vita, nuova linfa vitale verde e rigogliosa.
Eraclito ci insegna che anche l’essere umano, in quanto abitante del mondo e quindi protagonista anch’esso della natura, non può sottrarsi al mutamento. «Il sole è nuovo ogni giorno» scrive in Sulla Natura, così come il fiume che, immergendoci, ci accorgiamo di non essere entrati nella stessa acqua, così da essere e non essere anche noi, allo stesso tempo.
È entrare nella consapevolezza che le acque non sono le stesse, perché niente permane uguale a se stesso nella natura ma tutto si muove, la trasformazione è ciò che non si arresta dell’esistenza; tentare di fermare il divenire è l’inganno della nostra mente che vuole organizzare le “cose della vita” in strutture fisse e regolari: così anche il giorno, che ha un iter sempre uguale, è tuttavia sempre diverso; anche il sole, per Eraclito, per quanto sia la stessa entità, è sempre diverso, ogni giorno. Come noi stessi.
È il nostro aspirare all’infinito, cercare di intuire il disegno della totalità dell’Uno che non ci fa cogliere il cambiamento, un divenire da accogliere come opportunità, come realtà delle nostre vite. È l’inganno di chi ha la moderna presunzione di credere in Dio e spiegarci i suoi disegni, di chi accetta il destino senza arricchirsi dai cambiamenti, quei mutamenti che, in strutture sempre uguali, siamo soliti chiamare vita.
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