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Gli animali, vittime e specchio delle dinamiche sociali?

Ogni giorno ci viene ricordato che ogni nuova generazione costituisce il fondamento per il futuro di intere nazioni, quindi guardare i fatti quotidiani che, vergognosi, si dispiegano innanzi agli occhi di tutti, sembra il minimo indispensabile.

 

Quali sono i fatti riportati dai telegiornali di tutto il mondo relativi alla società odierna? Dai quotidiani online e non? Sembra che ci sia un eccesso di violenza che spaventa i più nella goliardia con cui vengono presentati; violenza contro donne, bambini e persino animali, atti perpetrati senza vergogna, senza tentativo di occultamento, anzi quasi mostrati con orgoglio a chiunque abbia il coraggio di guardare. Proprio su quest’ultimo punto, che forse è il meno considerato, noi della Bottega delle Filosofie, vorremmo concentrarci oggi.

 

Nonostante la normativa vigente tesa a scoraggiare e punire atti vandalici verso gli animali, sembra che questi ultimi siano sempre più frequenti. La sadicità e l’indifferenza che fa da sfondo a risate e atteggiamenti menefreghisti, sguardi derisori e incitamenti volti a fomentare la crudeltà dei torturatori, sono sulla bocca di tutti. Queste vite vengono ancora considerate da molti secondarie, al punto che vengono trattati come veri e propri oggetti, venduti in piazza come se fossero dei giocattoli, come se fossero nati per il diletto altrui. Le domande sono tante, le ipotesi date in risposta ancora di più; una fra queste è: cosa prevede la legislazione vigente in merito? 

Del maltrattamento degli animali o degli obblighi che ricadono sui padroni se ne parla nel Codice Civile, nel Codice Penale e nella legge 189/2004; nel complesso si stabilisce che avere un animale domestico comporti, di conseguenza, l’obbligo di fornire cure adeguate, igiene, corretta alimentazione e riposo, comporti insomma la consapevolezza di avere dinanzi a sé una vita che alla pari di quella di un bambino piccolo, nella sua innocenza e devozione, vada rispettata e tutelata; nel tentativo di garantire tutto questo vengono tra l’altro coinvolte svariate associazioni e organizzazioni che si occupano della protezione degli animali da affezione. L’articolo 544-ter stabilisce una multa dai 5000 ai 30000 euro o la reclusione dai tre ai diciotto mesi per chiunque, senza necessità e per pura crudeltà, cagioni lesioni a un animale; il 544 bis prevede, in caso di maltrattamento, la reclusione fino a due anni, mentre per l’abbandono l’articolo 727 del Codice Penale stabilisce la reclusione fino a un anno o un’ammenda che può ammontare fino a 10000 euro.

Ciò nonostante non è raro sentire frasi come “è solo un animale” o “purtroppo sono cose che succedono”, quasi come se non avesse poi tutta questa importanza, quasi come se fosse un atteggiamento accettabile in fondo. Lo sforzo volto al far rispettare quanto la legge stessa stabilisce non è poi così accentuato, l’impegno delle associazioni locali non è quasi mai concreto. Svariati sono i casi in cui nel rivolgersi alle autorità pertinenti non si trovi un riscontro soddisfacente, o magari non si trovi affatto riscontro, poiché in alcuni casi è difficile persino mettersi in contatto con esse tramite i numeri a questo preposti; sia vigili che carabinieri risultano spesso difficilmente reperibili, soprattutto nei piccoli centri, e associazioni animaliste che dovrebbero agire prontamente in caso di bisogno, non è raro scompaiano dopo i primi messaggi inviati o le prime telefonate effettuate, quindi chi si prende davvero la responsabilità di soccorrere i più deboli nel momento del bisogno? A volte qualche civile volenteroso altre, purtroppo, non lo fa proprio nessuno.

 

La domanda che più assilla chi ha un amico a quattro o anche solo due zampe, risulta essere: perché? Cos’è che spinge a tanta crudeltà verso chi non può difendersi? Noi non abbiamo la possibilità di rispondere perciò lo lasciamo fare agli psicologi e in particolare, in questo caso, ci rifacciamo alle parole di Gabriella Tupini che tramite un video di You Tube ha spiegato cosa sta davvero accadendo nella realtà degli ultimi anni.

La tesi è che il torturatore sia stato, per causa di forza maggiore, il torturato. Non è la spiegazione che ci piace darci certo, ma è la dura verità che siamo chiamati a digerire. Quindi il quesito è chi sia il torturatore originario, ebbene possiamo ritrovarlo tra le persone che più di chiunque dovrebbero proteggerci: il padre, la madre o entrambi i genitori. Quindi no, non si nasce crudeli, ma lo si diventa nel tentativo di punire il bambino interiore, quella parte debole e fragile di ognuno di noi che ha subito e che inconsciamente rivediamo nei più deboli, tra cui, appunto, gli animali. La cosa interessante è che la mente, alle volte, ci fa dimenticare i soprusi subiti materialmente o psicologicamente, ma rimane il senso di frustrazione, rabbia e dolore che non vogliamo accettare e che quindi cerchiamo di sopprimere trasformandoci in chi ci ha causato questo stato di sofferenza, ci sostituiamo al genitore e diventiamo il torturatore.

Seсondo la Tupini le frustrazioni che siamo costretti a digerire tendiamo a riversarle sul prossimo e spesso proprio sui figli, oltretutto ci invita a riflettere su una realtà ancora più amara: la società ci spinge alla genitorialità dipingendola come qualcosa che porta naturalmente alla forma di amore più pura in assoluto, ma questo non è per tutti vero, c’è chi non vuole la genitorialità, ma solo sentirsi accettato dalla società attraverso il rispetto delle sue regole. Il non voler essere genitore porta alla negazione del sostegno morale ed emotivo, la rabbia e l’insofferenza che si riscontrano lì dove dovrebbero esserci dimostrazioni di affetto, rassicurazioni, riconoscimento dei bisogni altrui che non siamo solo materiali, portano alla realtà odierna fatta di infelici e in casi particolarmente drammatici, di violenti. Ovviamente con questo non si vuole condonare quanto stia accadendo ogni giorno in tutta Italia, ma dovrebbe dare uno spunto di riflessione per capire dove sia il vero problema e magari fare un passo verso una soluzione.


Colgo l’occasione per denunciare pubblicamente un fatto avvenuto all’inizio di questo mese a Sassano, in provincia di Salerno, e per ricordarvi che questa è una realtà che tocca tutti ovunque. Il primo luglio, in un parchetto pubblico, a orari tardi, un gruppo di ragazze intorno ai vent’anni di cui non si sa purtroppo l’identità, ha malmenato e si è divertita a calciare giù da ripide scalinate una paperella di poche settimane, abbandonandola infine al buio, al centro di una strada trafficata dalle macchine, dove, senza l’intervento di una giovane ragazza di quasi diciannove anni, sarebbe sicuramente morta. Vi rassicuro nel dirvi che ad oggi non solo la piccola amica dalle zampe palmate sta bene, ma è anche stata adottata da una famiglia di Teggiano che le ha riservato tutte le cure e le attenzioni necessarie, dimostrandole l’amore che merita. Questo smentisce ciò che pensano in molti, non è una questione di vita cittadina o di tranquilla campagna, è un fenomeno che riguarda ogni realtà, piccola o grande che sia. Il fatto che ci siano casi come questo, dove il dolore di chi non può difendersi, le grida e le urla di chi soffre siano fonte di risate e vanto, dovrebbe indurci alla riflessione: i mostri non nascono tali, ma si creano e se siamo stati in grado di crearne così tanti, forse stiamo sbagliando qualcosa di fondamentale nel costruire quella che è la società dell’oggi e soprattutto del domani.

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