Festa dell’albero. 30 anni di verde, volontariato e vita
- Mario Bove

- 23 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Nel 1995 i primi volontari di Legambiente che pensarono la Festa dell’Albero volevano dare un segnale contro la cementificazione selvaggia che aveva sfregiato il paese dagli anni ’60. Da allora, quella che è nata come una campagna di pochi “eletti” oggi coinvolge centinaia di migliaia di persone fra volontar3, student3 e cittadin3 in tutta Italia.
Forse una delle più celebri iniziative dell’associazione ambientalista, è diventata una strategia con cui rilanciare la rigenerazione urbana, l’attenzione per le aree verdi, salute, economia, lotta alla crisi climatica. In fondo basta poco… Un seme, una pianta, un albero, poi una pala e la volontà di lasciare una testimonianza nel tempo.
Quando i volontari di Legambiente incontrano i giovani nelle scuole, li conducono in un percorso fra scienza, educazione civica e tanto di più. Si parla dell’anatomia delle piante, le loro funzioni note e quelle meno famose, si arriva a citare la storia legata ad alcune essenze officinali che affondano le radici nei miti dell’antica Grecia (l’alloro, il rosmarino, il mirto…) o si raccontano fatti straordinari come quelli degli ulivi millenari della Puglia, delle gigantesche sequoie del Nord America, funghi con radici kilometriche.
Ci sono alberi che hanno fatto da sfondo alle guerre dell’impero romano, sono i punti di riferimento ai cui piedi ci si dava appuntamento quando gli indirizzi non erano ancora in uso o quando si doveva stabilire il confine fra un paese e l’altro. Gli alberi sono memoria storica, non solo quando vengono immortalati nelle opere d’arte, ma anche per le ricerche scientifiche perché, grazie al loro lento accrescimento, danno indizi utilissimi sull’andamento storico del clima e altri fenomeni macroscopici impressi negli anelli del tronco.
Parlare di alberi è ovviamente l’occasione per affrontare anche il tema globale della crisi climatica, di come adattare i luoghi dove viviamo ai suoi effetti, creando ad esempio delle isole in cui il calore sia meno asfissiante o progettare città-spugna capaci di resistere alle piogge torrenziali. E di più, di quanto i boschi siano il sistema più naturale ed economico per sequestrare la CO2, il principale gas climalterante prodotto dalle attività umane, come abbattano le temperature al suolo nei periodi più torridi o garantiscano la biodiversità, la ricchezza di specie viventi costantemente a rischio.
Gli alberi sono una fondamentale “infrastruttura della salute”, come dicono gli ambientalisti. Migliorano la qualità dell’aria a livello locale, alcuni sono capaci di trattenere il materiale particolato sottile (PM10 e 2.5) prodotto da auto, caldaie e opifici, combattono lo stress, l’apprendimento migliora quando le classi fanno lezione all’aperto. Il mondo vegetale (e la Natura in generale), inoltre, ispira molto oltre le “lezioni di scienze”. Ne sono esempio i principi base dell’economia circolare, perché nulla viene sprecato in un bosco e il ciclo naturale fa sì che la vita possa continuamente rigenerarsi in un costante ed efficiente equilibrio.
C’è infine un altro aspetto che ultimamente fa spesso capolino nella Festa dell’Albero ed è quello della pace. Le piante superano i confini, si adattano, vivono in simbiosi, in competizione e in collaborazione. Se c’è poco spazio per la sopravvivenza, i semi non germogliano, gli esemplari meno resistenti cedono e si donano alla sussistenza degli altri. L’immagine ad esempio dell’ulivo, simbolo antico di alleanza, un essere vivente che cresce nei paesi del bacino Mediterraneo, area spesso segnata da guerre, emigrazioni, segregazioni e morte. L’ulivo invece testimonia come poter vivere da un lato all’altro del mare, senza problemi, unendo con i suoi frutti la cultura dei popoli. Gli alberi sono l’elogio della lentezza, della riflessione sull’esistenza, quella che ci permette di vivere il momento presente con pienezza, sono il simbolo dell’attesa che porta i frutti contro l’ideologia consumistica del tutto e subito che prescinde dall’impegno.
Il successo della Festa dell’Albero è in tutte queste ragioni, nel saper vedere la complessità del reale ed offrire una visione olistica del rapporto fra l’essere umano e la Natura a cui appartiene.











