Il governo argentino guidato dal presidente Javier Milei ha annunciato l'intenzione di eliminare il femminicidio dal Codice penale. Secondo il ministro argentino della Giustizia, Mariano Cúneo Libarona, l'attuale normativa rappresenta "una distorsione del concetto di uguaglianza che crea solo privilegi, mettendo metà della popolazione contro l'altra", aggiungendo che "nessuna vita vale più di un'altra".

Eliminare il termine femminicidio non contribuirebbe in nessun modo a delineare una vera eguaglianza esistenziale, poiché non si tratta di una mera questione linguistica. Al contrario, rischierebbe di oscurare una realtà sociale specifica, indebolendo la lotta contro la violenza di genere e compromettendo il riconoscimento delle disuguaglianze. Non è dunque accettabile che, nel 2025, si metta in discussione il femminicidio nel Codice penale, che per sua natura si fonda sul riconoscimento culturale del movente. Le destre stanno indubbiamente cavalcando la tendenza globale che rifiuta “la cultura woke”, accusata di creare divisioni tra i generi e di censurare la tanto acclamata, e mal interpretata, libertà d’espressione. Uno specchio per allodole. Questi movimenti promuovono un ritorno ai “valori tradizionali" e si oppongono alle leggi che riconoscono le specifiche forme di violenza di genere. L'obiettivo principale è ridurre l'influenza delle politiche inclusive, limitando i diritti civili e sociali, mentre rafforzano il potere statale.
La legge argentina prevede attualmente un aumento di pena per i condannati per l'omicidio di donne a motivo di genere. Il presidente Javier Milei ha criticato il concetto di femminicidio, affermando letteralmente come tale termine “legalizzi in effetti che la vita di una donna vale più di quella di un uomo”. Tuttavia, il governo non dispone di una maggioranza parlamentare sufficiente per garantire l'approvazione delle sue proposte. L'opposizione, rappresentata dal centro-sinistra, è fermamente contraria alla rimozione del femminicidio dal Codice penale. Al di là della concreta possibilità di approvazione, il solo fatto di aver avanzato un'iniziativa del genere è di per sé scandaloso e preoccupante. Si tratta di un grave segnale politico che rischia di minimizzare la violenza di genere e ridimensionare le conquiste normative in sua difesa.

Il termine femminicidio è determinante sia sul piano giuridico che filosofico poiché riconosce una forma specifica di violenza legata al genere. A livello legale, permette di distinguere questi crimini dagli omicidi comuni, applicando pene più severe e rendendo possibile una raccolta dati mirata per prevenire questo tipo di violenza. Inoltre, serve per specificare la responsabilità dello Stato nel proteggere le donne da queste aggressioni.
Dal punto di vista sociale, culturale e filosofico, il femminicidio denuncia un sistema patriarcale che perpetua attraverso discriminazioni e violenze ai danni delle donne. La sua stessa esistenza come concetto simbolico e figurativo rende visibili dinamiche spesso minimizzate, stimolando, altresì, la riflessione collettiva sulla necessità di un cambiamento culturale.