Il 19 giugno in tutte le sale cinematografiche italiane è uscito l’ultimo lavoro della Disney Pixar, Inside Out 2. Le aspettative di chi scrive erano altissime, la paura di restare delusa… immensa! Per fortuna così non è stato: ancora una volta gli sceneggiatori hanno saputo raccontare con naturalezza e semplicità aspetti fondamentali del nostro vivere. Il film si concentra soprattutto sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza e sul ruolo delle emozioni in questo passaggio.
Non mi soffermerò sulle dinamiche specifiche del film che consiglio di andare a vedere perché permette di conoscere e conoscersi in maniera divertente e semplice, ma su una delle tematiche connesse alla trama della produzione della Pixar.
Una specifica, però, sul nuovo personaggio principale, ovvero Ansia, la grande nemica di quest’epoca, non può non essere fatta. Questa nuova emozione stravolge la mente della protagonista, prendendone il controllo. Ansia macina proiezioni, le più nefaste, le più terribili, ti porta ad essere sopraffatto dalla necessità di dover fare sempre di più, non ti fa sentire all’altezza, ti fa misurare con ciò che vorresti essere e che non sei. Ansia è lì, non lascia la presa, offusca i sentimenti, si agita e preme sui tasti più sensibili del nostro sentire, Ansia, amica della Paura, sodale dell’Invidia e guardinga con la Gioia che prova a costruire una visione più rosea della vita.
Vi siete mai soffermati, dunque, a riflettere su quanto diventa necessario dover programmare ogni aspetto della nostra vita, prevedere tutte le possibili conseguenze negative, non tanto per non sbagliare (perché, da adulti, ormai sappiamo che ciò è inevitabile), quanto per non “soffrire”?
Corriamo vite frenetiche, sull’onda del fare e perdiamo di vista il “sentire” e ci ritroviamo poi in un vortice in cui si perde il contatto con chi siamo, vogliamo e aspiriamo…
Si sente sempre più la necessità di costruire un’immagine di sé che possa sostenere lo sguardo altrui, a discapito del vero senso di sé.
Ed ecco che le esperienze negative vengono subito rimosse, perché non è accettabile che si possa fallire, che si possa essere soli, che si possa non incontrare i gusti altrui. Ci si convince che per riuscire bisogna compiacere, sforzarsi, darci dentro, sbrigarsi…
In Analisi Transazionale, queste dinamiche prendono il nome di “Spinte”, ovvero l’individuo sente per tutta la vita un bisogno di ubbidire a questi dettami perché ha la convinzione che solo così egli può sentirsi OK.
La persona che sente queste spinte, si sente ok solo se “è perfetto”, se “compiace”, se “è forte”, se “si sforza”, se “si sbriga”, ma così facendo pone delle condizioni molto dure al suo essere OK, condizioni che lo portano verso dinamiche ed emozioni non funzionali, così come accade alla protagonista del nostro film.
La persona che si sente OK solo sotto la Spinta del “sii Perfetto”, pretenderà molto da sé e, spesso, dagli altri. Ciò lo porterà ad avere standard elevati e irrealistici con il rischio di rimanere sempre insoddisfatti. La Spinta del “Sii Forte” porta la persona a convincersi che non bisogna mai mostrare fragilità, emozioni o debolezze perché ciò è pericoloso. Il “Dacci dentro” è il comando di chi è convinto che l'unico modo per raggiungere un obiettivo sia impegnarsi fino allo sfinimento e, di solito, l’obiettivo raggiunto non è mai abbastanza. Spesso “Dacci dentro” va a braccetto con “Sii Perfetto”.
“Sbrigati”, invece è la Spinta interiore di chi non si dà mai tempo. È una spinta tipica di quando siamo in ansia, in quanto, sbrigandoci, non ci diamo il tempo per pensare e scoprire le nostre risorse per affrontare i problemi. Infine, la spinta “Compiaci” ci porta ad iper-adattarci a bisogni e desideri dell'altro, svalutando i propri e non costruiamo la nostra personalità.
Queste spinte, dunque, remano nella direzione opposta dell’Autonomia che, per Eric Berne, fondatore dell'Analisi Transazionale, è il principale obiettivo in un processo di cambiamento. L’Autonomia passa attraverso la consapevolezza, spontaneità e intimità (Berne, 1964), dimensioni antagoniste delle Spinte. Un modo, dunque, per poter vivere autonomamente e con autenticità è proprio riconoscere le nostre Spinte, capire dove abbiamo imparato ad usarle e perché.
La protagonista di Inside Out non è per nulla consapevole di queste spinte, si trova dentro un vortice ed è per questo che poi… beh, meglio non spoilerare proprio tutto, no?