“Dalla Notte Oscura al Desiderio”
- Annapia Desiderio
- 5 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 7 giorni fa
Non starò qui a parlarvi specificamente della teoria pulsionale di Sigmund Freud, però c’è un aspetto che mi piacerebbe riprendere per cominciare questa riflessione.
Sigmund Freud ci dice che quando veniamo al mondo non siamo dotati del senso della realtà, bensì ricerchiamo solo ed esclusivamente il piacere, vogliamo tutto e subito, insomma siamo pienamente governati dal principio di piacere. Ma, con il tempo impariamo ad acquisire il senso della realtà.
Man mano che ci rendiamo conto che non tutto può arrivare subito, ci ritroviamo a considerare le limitazioni imposte dal mondo esterno, dunque dobbiamo poi imparare a gestire la frustrazione e di conseguenza anche a posticipare la gratificazione.
Tutta la nostra energia necessita di essere trasformata in un lavoro che ci porterà a conseguire la gratificazione desiderata e che inizialmente abbiamo dovuto posticipare.
Questo aspetto ci riguarda come esseri umani e penso che possiamo ritrovarlo anche in tutte quelle professioni di fede in cui si aspira un giorno al “Paradiso” come mondo ultraterreno.
Non è forse il “Paradiso” una gratificazione posticipata?
La vita non è forse una continua trasformazione di energie, una continua gestione, un compromesso, un lavoro che aspira a un’eterna ricompensa? Un lavoro che aspira allo stesso stato paradisiaco che sembra caratterizzarci appena venuti al mondo?
Credo che questo sia un concetto importante della nostra vita, perché riguarda soprattutto la nostra quotidianità. Potremmo vederla come una vera e propria metafora, del resto credo che, al di là della presenza di luoghi ultraterreni in diverse professioni di fede, “Paradiso” e “Inferno” possano essere sperimentati sulla Terra.
Difatti quante volte ci ritroviamo di fronte ad ostacoli? Quante volte dobbiamo fare delle scelte e posticipare gratificazioni?
Ci sono momenti della vita che sono molto complessi, che ci mettono con le spalle al muro, che sono molto frustranti e che ci portano via, in quell’esatto istante, la speranza di appagamento di ogni desiderio.
Giovanni della Croce ci parla della “Notte oscura”, una notte di solitudine, una notte di abbandono, una notte da attraversare… Solo attraversando, si potrà giungere alla meta.
Attraversare significa anche trasformare e trasformarsi.
“Paradiso” è ogni volta che riusciamo ad attraversare la “Notte oscura”, “Inferno” è tutto ciò che ci spinge in quella “Selva oscura” eppure i due concetti sono strettamente connessi perché come diceva Dante: “Il sentiero per il Paradiso inizia all’Inferno”.
Dunque, possiamo a parer mio vedere una connessione intima tra quello che è il pensiero freudiano e gli altri elementi citati in questa riflessione. Possiamo notare come lo stato di puro piacere dell’essere umano appena nato possa essere paragonato allo stato di pura soddisfazione vissuto nel giardino dell’Eden; si può notare come il lavoro di gestione degli impulsi che, secondo Freud, ognuno di noi necessita di fare possa essere paragonato al cammino che viene proposto dalle diverse professioni di fede che ci proiettano ad una ricompensa eterna o più in generale al lavoro che facciamo quotidianamente per uscire dalle notti oscure che ci ritroviamo a vivere.
Tutto è intimamente connesso, ma credo che il senso che possiamo cogliere da tutto ciò è un invito fatto ad ognuno di noi ad attraversare la propria “Notte oscura”. Sicuramente ognuno ha i propri tempi, ma l’importante, secondo me, è attraversarla per poter giungere sempre ai desideri che si custodisce, sia che si tratti di desideri dall’aspetto più pratico sia che si tratti di desideri dall’aspetto più interiore.
