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Alle origini del Capodanno in un viaggio tra storia e miti

Immagine del redattore: Gianpaolo TrottaGianpaolo Trotta

Come quasi tutto ciò che festeggiamo in maniera ricorrente, anche il Capodanno ha una valenza che va al di là della festa in sé o, come in questo caso, del semplice passaggio temporale tra il vecchio e il nuovo anno: il Capodanno, infatti, rappresenta un momento carico di significati che affondano le radici in millenni di storia e tradizioni. Prima di tutto, com’è nata questa celebrazione e quali sono i suoi legami con la mitologia antica? Perché lo festeggiamo proprio il 1° gennaio?

Marcel Berkmann, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Marcel Berkmann, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

Il Capodanno festeggiato nel giorno in cui le festeggiamo noi oggi ha origini relativamente recenti, giusto un paio di millenni o giù di lì. Fu Giulio Cesare, nel 46 a.C., a fissare l'inizio dell'anno al primo gennaio, basando il nuovo calendario (il calendario giuliano) sul ciclo solare e non più su quello lunare, in onore di Giano, il dio bifronte degli inizi e delle porte. Non è un caso che gennaio (Ianuarius in latino) derivi proprio dal nome di questa divinità particolare e unica nel pantheon romano: Giano, infatti, ha due volti che gli consentono di guardare simultaneamente al passato e al futuro, simboleggiando perfettamente il momento di transizione tra il vecchio e il nuovo anno.

Anche molti dei rituali che ancora oggi accompagnano il Capodanno hanno origini mitologiche. Il cenone abbondante, per esempio, deriva dalle antiche offerte agli dèi per assicurarsi un anno prospero. Gli antichi romani si scambiavano rametti di alloro e datteri ricoperti di foglie d'oro come augurio di fortuna e dolcezza, anticipando la nostra usanza di scambiarci doni e dolciumi, per non parlare delle lenticchie, immancabili sulle tavole italiane del 31 dicembre, che erano considerate simbolo di prosperità già dai romani, per via della loro forma simile a piccole monete. Una tradizione che si è preservata attraverso i secoli, resistendo al mutare delle epoche e delle culture.

 

Furono quindi i romani a “inventare” il Capodanno e i primi a celebrarlo? No.

 

Prima dei romani, diverse civiltà celebravano l'inizio dell'anno in modi e momenti differenti. Nell'antico Egitto, per esempio, il Capodanno coincideva con l'inondazione del Nilo, evento che segnava l'inizio del ciclo agricolo, mentre i babilonesi festeggiavano con l'equinozio di primavera. Per molti popoli antichi, infatti, il rinnovamento della natura rappresentava il vero passaggio al nuovo anno.

 

Un’altra caratteristica delle celebrazioni di fine anno sono i fuochi d’artificio: anche questa millenaria tradizione ha radici sorprendentemente antiche. In Cina, dove non si segue il calendario giuliano, bensì quello lunare, si credeva che i rumori assordanti e le luci intense servissero a scacciare il mostruoso Nian, creatura mitologica che secondo la leggenda emergeva alla fine di ogni anno per divorare raccolti, bestiame e persino bambini. Solo il colore rosso, i rumori e i fuochi, potevano spaventarlo e allontanarlo.

 Rhododendrites, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Rhododendrites,CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons


Le celebrazioni del Capodanno cinese, conosciuto anche come Festa di Primavera, sono ricche di significati simbolici e sii protraggono per quindici giorni. Ogni anno è associato a uno dei dodici animali dello zodiaco cinese, ognuno con le proprie caratteristiche e influenze. La danza del leone e del drago, che si esegue durante i festeggiamenti, rappresenta la benedizione di queste creature mitiche per il nuovo anno.

 

Tornando all’interno del vecchio continente, nel folklore scandinavo il passaggio al nuovo anno era considerato un momento in cui il velo che separa il mondo dei vivi e quello degli spiriti diventava più sottile. Gli antichi vichinghi celebravano lo Jól (da cui deriva la parola Yule), un festival che segnava il ritorno della luce dopo il solstizio d'inverno. Secondo le credenze, durante questo periodo il dio Odino guidava la "Caccia Selvaggia" attraverso i cieli notturni.

 

In Giappone, il Capodanno (お正月, Oshōgatsu) è la festa più importante dell'anno. La tradizione vuole che a mezzanotte i templi buddisti suonino le loro campane esattamente 108 volte, numero che rappresenta i 108 desideri terreni che causano sofferenza umana secondo il buddismo. Questo rituale, chiamato Joya no Kane, serve a purificare le persone da questi desideri prima dell'inizio del nuovo anno.

서울특별시, KOGL Type 1, via Wikimedia Commons
서울특별시, KOGL Type 1, via Wikimedia Commons

Il passaggio al nuovo anno resta dunque un momento di profonda valenza simbolica, in cui tradizioni moderne e riti antichi si fondono in un'unica grande celebrazione. Un momento in cui, proprio come il dio Giano, guardiamo contemporaneamente al passato e al futuro, coltivando ancora la speranza in un ciclo continuo di rinascita e rinnovamento. Le diverse tradizioni culturali, pur nella loro varietà, condividono temi universali: la speranza di prosperità, il desiderio di rinnovamento e la celebrazione della ciclicità della vita.

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