Questo primo frangente del 2024 pare avere Bari e la Puglia alla ribalta delle cronache nazionali.
Si potrebbe parlare di come la regione sia la prima tra le grandi del meridione, per crescita economica cumulata, dal post-Covid[1]; si potrebbe menzionare che secondo l’ultimo rapporto disponibile, la regione sia la prima in Italia per aumento di spesa per consumi turistici[2]. Al boom di arrivi e presenze negli aeroporti regionali, fa a paio una stagione cinematografica che ha visto la Puglia Teatro di decine di produzioni nazionali ed internazionali[3].
Si potrebbe accennare al fermento di Bari, la quale, insieme a Napoli sta sapendo reinventarsi diventando non soltanto meta turistica (+50% di presenze dal 2018 al 2022[4]) ma anche in altri settori ad elevato capitale umano. Son ben 18 le multinazionali dell’IT che hanno aperto o stanno per aprire i loro centri di ricerca nel capoluogo, creando oltre 5mila nuove assunzioni.
Numeri di un successo che sicuramente non devono nascondere i coni d’ombra: declino demografico, fuga di Cervelli e desertificazione industriale, ma che certamente non toglierebbero il sorriso ad uno dei sindaci più amati d’Italia, Decaro, che amministra da due legislature la città con il clima migliore d’Italia (secondo il recente rapporto del Sole 24 Ore[5]).
Una Bari-cellona in salsa pugliese insomma. D’altronde è tipica dell’indole levantina la presunzione di sentirsi meglio di una Parigi col mare. Eppure, posati i calici, che la Giunta indossi gli elmetti per difendere il proprio operato in questo terremoto giudiziario in cui pare sia pieno di bari a Bari.
Non si riesce a chiudere questo pezzo, che spunta un giorno sì e l’altro pure, un nuovo indagato, un nuovo filone investigativo, una nuova shit storm che imbarazza la politica levantina.
Non assurgendo al ruolo di nuovi Travaglio del giornalismo giudiziario, ci si astiene dal fare i dattilografi di “un giorno in Pretura” limitandosi ad osservare lo zeitgeist della politica pugliese.
Decaro si è dunque trovato quasi dalla sera alla mattina, dall’essere l’enfant prodige del partito democratico, all’untore. Il re mida dei consensi il quale, in coppia con Emiliano, rappresenta uno degli ultimi scampoli di success-story del centrosinistra italiano. Pareva infrangibile e papabile candidato alle elezioni europee, rappresentante di quel “partito dei sindaci”, gente per bene, di schieramento trasversale, che fa ancora politica senza aver perso il contatto con la realtà.
Un anti-Salvini in pectore sostanzialmente, uno che si distingue per silenzio operoso, piuttosto che rumorosa fuffa.
Eppure, “a sto giro” Decaro, qualcosa in comune con Salvini pare avercela, anche lui ha una brutta bestia da gestire: solo che la sua è una tempesta mediatica e giudiziaria perfetta con teste che cadono come foglie al vento di maestrale.
Le indagini sono tutte legittime, volendo garantire il pregiudizio di innocenza fino al terzo grado, resta sacrosanto che si faccia dovuta chiarezza. L’era in cui il centro-sinistra poteva brandire lo scettro della superiorità morale, semmai fosse esistita, è morta con Berlinguer. Anzi in Puglia muore quando un Vendola pavido e condiscendente venne intercettato al telefono col factotum dell’ex-Ilva, Girolamo Archinà (venuto a mancare in questi giorni, tra l’altro), con cui con complicità sogghignava del pessimo trattamento al giornalista locale Abbate, che voleva fare qualche domanda scomoda sulla gestione del siderurgico[6].
E tuttavia, non si può non sospettare come il centrodestra, in assoluta vacuità di idee ed inconsistenza di candidati alternativi, abbia voluto sfoggiare la più inflazionata arma politica, spesso invero appannaggio dello schieramento opposto che per decenni ha volute sabotare il Caimano: l’arma della magistratura.
Prendendo in prestito, infatti, un’espressione dal sentore berlusconiano, pare trovarsi dinanzi ad un esempio da manuale di “giustizia ad orologeria”. Sappiamo bene come poi spesso tali campagne di demolizione dell’avversario per via legale, si risolvano in un nulla di fatto: in molti ricorderanno il “parlateci di Bibbiano”. Come non citare le indagini sulla famiglia Renzi, anche queste terminate con assoluzioni piene. E ancora, il modello Riace, messo alla gogna e poi totalmente sgonfiato (non prima di aver eliminato politicamente una persona per bene come Lucano).
Saprà la politica pugliese di governo, reggere l’onda d’urto di questo sciame sismico di cui non si ha contezza ancora della magnitudine finale?
Questo si vedrà con l’evolversi delle indagini, tuttavia la questione non può chiudersi con un atteggiamento da lesa maestà: la questione non è che ci siano o meno dei bari in regione, chi cerca trova, e sicuramente in decenni di governo di un solo schieramento, tra regione e capoluogo, avranno prodotto dinamiche di cooptazione del potere dal forte odore di clientelismo, accordicchi e favoritismi.
Un cambio di passo, una maggiore limpidezza della macchina politica amministrativa può fare solo del bene all’attuale classe dirigente, sia che questo vada nella direzione di migliorarla, sia che vada in quello di cambiarla completamente, a seconda dei prossimi risultati elettorali.
D’altronde chi si occupa della cosa pubblica non dovrebbe avere nessuna presunzione di essere immune da critiche ed al di sopra della legge, come una Israele qualsiasi.
Che la politica e la magistratura facciano il loro corso, anche se resta forte il dubbio del doppio standard: titoloni di giornali dedicati a dubbie condotte di personaggi politici da campionato di prima divisione, quando in parlamento ed al Governo siedono esponenti politici “visibilia-mente” in posizioni più compromettenti.
Depauperare la credibilità della classe politica attuale non è tuttavia merito solo dell’attuale governo, ne sopravvaluteremmo le capacità anche in questo settore. Il problema ha radici ben più profonde e, a vedere dagli sviluppi investigativi anche in altre regioni (vedi Sicilia e Calabria) ed in altri schieramenti politici, appare un tema sempre più cogente e trasversale.
Mancano 2 mesi alle elezioni europee, i cui pronostici parlano di una virata, se possibile ancora più a favore di partiti demagogici ed euroscettici. La via legale a lungo andare non dovrebbe essere la via maestra per il cambiamento politico.
Non si può trovare legittimo impedire a tali forze il diritto di esprimersi, come è successo recentemente al convegno dell’estrema destra meloniana in Belgio (dove i sindaci di Bruxelles e del comune più piccolo del Belgio, Saint Josse Ten Noode, hanno impedito la conferenza del partito di destra sovranista). Bisognerebbe superare neo-oscurantismi con la forza delle idee.
Ma nell’era in cui l’attenzione regge la durata di un video di Tiktok, pare una scommessa molto rischiosa quella di pensare che elettrici ed elettori sappiano sempre discernere tra buona e cattiva politica, evitando di farne, di tutta l’erba, un fascio.
[1] STUDI – In 9 regioni PIL nel 2023 sopra livelli pre pandemia, ma pesa caro-bollette, in 6 regioni sopra 140% - Confartigianato Imprese.