Le dimissioni di Francesco Spano, ex capo di gabinetto nominato dal nuovo ministro Alessandro Giuli, hanno destato non poco scalpore.
Le motivazioni sembrano riguardare un conflitto di interessi legato al ruolo ricoperto da Giuli come Presidente del Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, meglio conosciuto come MAXXI.
A seconda di quanto riporta il programma televisivo Report, facendo riferimento a un’inchiesta di Le Iene, Spano, quando nel 2017 era direttore dell’UNAR, l’ufficio antidiscriminazione, durante il governo Renzi, finanziò con fondi pubblici un’associazione a cui era iscritto che organizzava, tra le altre cose, incontri sessuali a pagamento in locali notturni.
Ad aggravare le accuse di conflitto di interessi è la funzione assunta da Marco Carnabuci, avvocato di professione e compagno di Spano, che ha rivestito la mansione di consulente legale per il MAXXI, di cui l’ex capo di Gabinetto è stato Segretario generale prima sotto la direzione di Alessandra Melandri, poi sotto quella di Alessandro Giuli.
Lo stesso iter si ripresentò quando Spano, dimessosi da direttore dell’UNAR, andò a lavorare per la Human Foundation di Giovanna Melandri nel 2018, associazione nella quale nel 2019 si insediò anche Marco Carnabuci in veste di consulente legale.
Nel mondo della politica e degli apparati vengono spesso collocate conoscenze, quindi continuare a stupirsi delle modalità di occupazione è ingenuo. Si può denunciare, ma il problema è culturale ed educativo e la politica ne è la manifestazione stessa, essendo ormai totalmente anarchica e priva di qualsivoglia responsabilità istituzionale.
Un aspetto che ha sollevato meno rumore però sono i tagli che sono stati fatti al Ministero della Cultura nella manovra di bilancio, in particolare verso la tutela del patrimonio culturale della penisola, con una diminuzione graduale degli investimenti che verranno disposti nel corso dei successivi anni.
Un paese totalmente alla deriva dal punto di vista intellettuale, aspetto che si nota dal modo di esprimersi di sedicenti esperti in televisione che, per loro fortuna, evidentemente godono di onniscienza, dovrebbe rivedere il proprio programma culturale, educativo e pedagogico. La conseguenza di questo decadimento si manifesta nell’attuale classe dirigente che, priva di contenuti a livello amministrativo, strizza l’occhio ignorantemente al fascismo o utilizza il termine per fomentare i pochi elettori di stampo democristiano che rimangono.
Si continua a parlare della superficie per il timore di andare più in profondità e ammettere che, nonostante il Made in Italy e il patrimonio culturale che lo stivale ospita, l’Italia è fuori dalla Storia non perché non è più impegnata attivamente in contesti bellici, ma per il fatto che non abbia più nulla da raccontare al mondo; quindi a se stessa. Ora si trova ad essere una nazione in cerca d’autore, dove la politica non riesce più a scriverne il percorso, ma continua a smarrirsi malgrado il sentiero sia già stato tracciato dalla storia millenaria che l’ha preceduta.