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Trump: la nuova" età dell'oro " a discapito delle minoranze

Con l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, una serie di ordini esecutivi hanno sollevato non poche polemiche, con effetti significativi su diversi ambiti: diritti civili, sanità globale e politiche migratorie. Queste decisioni, intrise di una visione politica polarizzante, rischiano di lasciare un segno profondo nella società americana e non solo.

Un ordine esecutivo di Trump ha negato il riconoscimento legale e istituzionale delle identità transgender e non-binary, imponendo una visione binaria e immutabile del sesso biologico. Questo approccio non solo ignora decenni di ricerca scientifica non considerando la complessità dell’identità di genere, ma compromette anche i diritti civili di milioni di persone. L’obbligo di documenti che riportano solo “maschio” o “femmina” e la collocazione di donne transgender in carceri maschili espongono queste persone a discriminazioni e violenze. Inoltre, la retorica di “difendere le donne” da presunte minacce rappresenta una strumentalizzazione delle battaglie femministe per giustificare politiche escludenti. A livello sociale, questo ordine alimenta un clima divisivo, rafforzando pregiudizi e crimini d’odio. Politicamente, si tratta di una strategia volta a consolidare il consenso tra i conservatori più radicali, sacrificando i diritti delle minoranze.

 

Il nuovo Presidente ha inoltre riproposto l’uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un atto che priva l’agenzia del suo maggiore finanziatore. Con quasi un miliardo di dollari di contributi biennali, gli USA supportavano programmi essenziali come l’accesso ai servizi sanitari, la risposta alle emergenze e l’eradicazione della poliomielite. Questa decisione isola gli Stati Uniti in un momento critico per la salute globale, riducendo la capacità dell’OMS di intervenire nelle aree più vulnerabili e di gestire crisi sanitarie senza precedenti. L’impatto si riflette anche sull’immagine americana, che si distacca da un ruolo guida nella cooperazione internazionale.

 

Un ulteriore ordine esecutivo è stato firmato da Donald Trump per negare lo “ius soli” ai figli di immigrati irregolari nati sul suolo statunitense, attaccando un principio sancito dal Quattordicesimo Emendamento della Costituzione. Questo provvedimento, che riguarda oltre un milione di bambini, incontra già una forte opposizione legale e solleva dubbi sulla sua attuabilità. La misura è accompagnata da piani che potrebbero negare servizi essenziali come sanità e istruzione ai figli di immigrati non autorizzati. Questo non solo rappresenta una violazione dei diritti umani fondamentali, ma alimenta un clima di incertezza nel paese.

Le scelte di Trump, caratterizzate da un approccio spesso repressivo, hanno implicazioni che vanno ben oltre i confini degli Stati Uniti. I diritti delle minoranze, la cooperazione sanitaria globale e i principi di inclusione sono messi a dura prova. Ma nonostante questo il nuovo “oligarca” millantatore circondato da influencer e plurimiliardari, sostiene che l’America stia entrando nella nuova “età dell’oro”. Ma sarà davvero oro o semplice pirite? Quanto tempo passerà prima che gli “stolti” aprano gli occhi? Ciò che appare certo però, è l’opprimente clima di repressione che avanza inesorabile sull’occidente, che da baluardo delle libertà, sta divenendo una pericolosa e menzognera illusione.

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