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Tragedia a Beirut: esplosione di cercapersone devasta la capitale libanese

Nel giorno del 42° anniversario del massacro di Sabra e Shatila, perpetrato dalle falangi di destra libanesi con il supporto di Israele, che portò alla morte di migliaia di rifugiati palestinesi nei campi profughi di Beirut, un’altra tragedia ha colpito il Libano, alimentando il timore di una guerra più ampia. Negli ultimi due giorni, un numero imprecisato di dispositivi di comunicazione, tra cui cercapersone, walkie-talkie e radio, in uso a vari membri di Hezbollah e non solo, è esploso simultaneamente. La prima deflagrazione si è verificata martedì 17 settembre alle 15:30 ora locale di Beirut.

Le esplosioni hanno causato oltre 3.000 feriti e almeno 20 morti, con la maggior parte delle vittime registrate nella capitale libanese, in particolare nel sobborgo di Dahiyeh, dove la presenza di Hezbollah è significativa.

 

Sono stati colpiti prevalentemente militanti del partito sciita che utilizzavano questi dispositivi per evitare di essere rintracciati tramite internet, ma anche medici e civili che possedevano il nuovo modello di cercapersone. Inoltre l’esplosione dei walkie-talkie avvenuta ieri ha provocato incendi nelle abitazioni private. Tra i morti, c’è anche una bambina di 10 anni nella valle della Bekaa, che stava giocando con il cercapersone del padre.

 

Secondo Reuters, i pager esplosi erano di recente produzione, introdotti solo negli ultimi mesi da Hezbollah, che però continua a utilizzare modelli più vecchi nella maggior parte del paese, eccetto che a Beirut e nelle altre grandi città. Rimane un dato incerto: circa dieci giorni fa, l’ospedale dell’Università Americana di Beirut ha ritirato questo tipo di cercapersone, sostituendoli con nuovi dispositivi, cosa che fa sospettare che gli Stati Uniti avessero informazioni su quanto è accaduto.


In questo momento, la situazione nella capitale libanese è tragica. Da martedì, gli ospedali di Beirut sono al collasso, con migliaia di persone che hanno riportato gravi lesioni. Fuori dal Rafic Hariri University Hospital, a sud di Beirut, il personale medico è stato costretto a predisporre letti d’emergenza all’esterno della struttura.

 

Dopo un’investigazione scientifica, Hezbollah ha dichiarato che il modo in cui questi sistemi sono stati hackerati rimane incerto, ma sono certi che si tratti di un’opera di Israele per interrompere le comunicazioni nemiche. Hanno aggiunto inoltre che la risposta a questo attacco sarà dura e forte, in posti attesi e inattesi.

 

Nel frattempo, Israele potrebbe ritenere questo il momento giusto per colpire un Libano indebolito e sotto shock. Il Ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha annunciato poche ore fa uno spostamento di risorse verso il fronte nord. Le prossime ore saranno cruciali per capire l’evolversi della situazione e le eventuali risposte da parte dei vari attori coinvolti.

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