Il recente interesse espresso dal governo Meloni verso Starlink, il sistema di comunicazione satellitare sviluppato da SpaceX e guidato da Elon Musk, apre interrogativi sulla sicurezza nazionale. L’offerta risulta certamente appetibile, tuttavia l’ipotesi solleva questioni sulla sovranità italiana. Essendo un sistema privato soggetto alla legislazione statunitense, Starlink potrebbe esporre l’Italia al rischio di cedere il controllo delle proprie comunicazioni strategiche, inclusi dati militari e di intelligence, a un’entità influenzata dagli interessi geopolitici di Washington.

La presidente del Consiglio argomentando sulla questione ha posto ai suoi ascoltatori un falso dilemma, con abile retorica ha tentato di far credere che Musk e il suo Starlink siano l’unica possibile alternativa al “nulla”. In Europa, a differenza di quanto affermato da Giorgia Meloni, esistono già alternative; tra queste, il progetto IRIS² (Infrastruttura per la Resilienza, l'Interconnettività e la Sicurezza via Satellite), promosso dall’Unione Europea, mira a sviluppare una costellazione satellitare sicura per i Paesi membri entro il 2030. Inoltre, aziende come OneWeb (acquisita dalla francese Eutelsat), SES (Lussemburgo) e Avanti Communications (Regno Unito) offrono servizi competitivi. Ignorare queste possibilità in favore di un sistema esterno potrebbe compromettere l’autonomia strategica italiana.
Il ruolo di Musk non si limita all’ambito tecnologico. Come proprietario di X (ex Twitter), Musk controlla uno dei social network più influenti al mondo, utilizzandolo spesso per promuovere opinioni personali e politiche. Gli ultimi post del miliardario hanno generato polemiche internazionali, Musk utilizza la sua posizione per influenzare le narrative globali, esercitando una forma di soft power che può avere conseguenze sulle relazioni internazionali, distorcere la storia, alimentare un clima di disinformazione e polarizzazione. Minimizzare queste esternazioni, come fatto da Giorgia Meloni, definendole semplici “opinioni”, denota una sottovalutazione, a mio parere volontario, del contesto in cui il miliardario americano agisce.

Elon Musk è legato a doppio filo col futuro presidente degli USA Donald Trump, il quale ha recentemente rilasciato dichiarazioni provocatorie sulla possibile annessione, anche con la forza, di Groenlandia e Panama agli Stati Uniti presentando queste mosse come strategie per rafforzare il controllo americano su territori di rilevanza economica e strategica.
Con le sue immense riserve di minerali rari e la posizione strategica nell'Artico, la Groenlandia è da tempo al centro delle mire delle superpotenze. Trump, già durante la sua presidenza, aveva espresso l'interesse per un'eventuale acquisizione dell'isola, scatenando reazioni diplomatiche da parte della Danimarca, sotto la cui sovranità la Groenlandia ricade. La crescente competizione per il controllo delle rotte artiche, accentuata dai cambiamenti climatici, rende la Groenlandia un tassello cruciale per la politica estera americana. Il Canale di Panama invece, fondamentale per il commercio mondiale, è una delle infrastrutture strategiche più importanti al mondo. La possibilità di controllo diretto di questa via di navigazione rappresenterebbe un enorme vantaggio economico e militare per gli Stati Uniti.
Meloni durante la conferenza stampa del 9 gennaio ha commentato con cautela le parole dell’alleato americano, tale prudenza può essere interpretata come un tentativo di non compromettere i rapporti con gli Stati Uniti, ma rischia di ignorare il possibile impatto di tali affermazioni su paesi terzi.
Ne è un esempio lampante il rapporto tra Italia ed Iran, sotto i riflettori a causa del caso Sala/Abedini. L'eco della liberazione di Cecilia Sala dall'Iran non si è ancora spenta, si sollevano dibattiti sulla sua immotivata detenzione. Dibattiti che hanno come focus il ruolo americano nella vicenda.
La liberazione di Cecilia Sala apre uno squarcio su uno scenario geopolitico complesso. Il collegamento tra la sua detenzione in Iran e la reclusione di Abedini in Italia, su pressione statunitense, dipinge un quadro in cui le sorti di singoli individui si intrecciano con logiche di potere internazionali. La detenzione di Abedini, priva di fondamento secondo le leggi italiane, solleva interrogativi inquietanti sull'autonomia del sistema giudiziario italiano.
Le parole del Ministro Nordio, che ha chiesto la scarcerazione di Abedini sottolineando l'assenza di reati commessi secondo la legislazione italiana, suonano dirompenti. Questa presa di posizione, successiva alla visita “di cortesia” della Meloni a Trump può essere interpretata come un tentativo di riaffermare la sovranità nazionale di fronte a pressioni esterne? Oppure, come credo, il tacito consenso americano sulla scarcerazione di Abedini costerà un prezzo all’Italia? E questo prezzo comprende anche un eventuale accordo con Starlink?