Siamo abituati a pensare la politica e la religione come due cose quasi opposte. Ma è davvero così? Pensiamo all’epoca medievale, o meglio ad un’immagine, quella di Carlo Magno. Cosa ha cercato Carlo Magno per diventare a pieno titolo Signore? Ha chiesto una vera e propria cerimonia: l’incoronazione. La corona simbolo del potere politico, la cerimonia evento propriamente religioso, svolto dal Papa, figura altrettanto religiosa. Oggi è così? Siamo abbastanza lontani da quell’epoca, ma rimane ancora un punto fermo che lega i due ambiti. Lo Stato e la Chiesa hanno in comune un obiettivo importante che riguarda tutti noi: hanno lo scopo di salvarci dalla morte, dalla caducità, dalle guerre.
Il nostro caro Hobbes (filosofo britannico del Seicento) – che è stato uno dei grandi filosofi del pensiero politico moderno – getta le basi di quello che oggi chiamiamo appunto Stato. Possiamo dire quindi che lo Stato, il nostro Governo, è stato ideato sulle basi del pensiero hobbesiano: lo Stato come costruzione astratta con lo scopo di salvare e preservare la vita degli uomini.
Lo Stato come una costruzione storica non è mai dato in modo definitivo e finito, in quanto istituzione nella storia, che è in un divenire incessante e di conseguenza in un continuo mutamento: dalla polis greca, alla civitas romana, alla monarchia, all’Impero, fino ai giorni nostri. Lo Stato nasce principalmente per portare ordine tra i cittadini, per portare pace, per sopprimere i conflitti. Secondo l’autore l’uomo è egoista per natura, non è affatto buono, anzi, afferma che è “lupo per gli altri uomini” (Homo homini lupus). Questa sua natura lo conduce a desiderare sempre di più e a sua volta questa sua bramosia può portarlo persino a uccidere l’altro. Il potere e l’egoismo rendono cechi. Ecco che da questa situazione di pericolo nasce la paura della morte. È qui che interviene lo Stato, il cosiddetto Leviatano, il mostro mitologico, che “salva” i suoi cittadini, li mette in salvo tramite un patto: devono rinunciare alla propria libertà, alla libertà individuale per cederla allo Stato, in questo modo lo Stato si impegna a proteggere la vita dei suoi cittadini. Solo in questo modo siamo davvero liberi; liberi nelle catene dello Stato. Fuori di esso vi attende la morte, pronta a prendere ogni vita.
È davvero così? E queste guerre? Non si muovono all’interno di uno Stato? Lo Stato sta permettendo davvero ai Lupi di attaccare? Prevale sempre di più la natura malvagia dell’uomo, un uomo accecato di potere, un uomo che non si degna di guardare ai propri simili con gli occhi del cuore. Senza pietà agisce e la paura della morte cresce. E la Chiesa? Come interviene la Chiesa in tutto ciò?
Partiamo dal fatto che l’Occidente è inimmaginabile senza Cristianesimo, così anche il Cristianesimo è impensabile senza Occidente. Il Cristianesimo ha fornito una risposta convincente, persuasiva alla paura della morte. Il Cristianesimo ha immunizzato gli individui dalla paura della morte. Al contrario la filosofia politica, come abbiamo visto sopra, ha cercato di rispondere a questa speranza attraverso la costruzione dello Stato. Ma questa costruzione ad oggi non ha certo svolto il proprio compito come doveva. È una costruzione debole, che perde molto spesso di vista il proprio obiettivo, ovvero quello di proteggere la vita degli individui. Il Cristianesimo ha agito direttamente nella fede degli individui e attraverso la fede protegge le loro vite. Con la cosiddetta “resurrezione” la morte non spaventa più, perché la fede cristiana induce a credere alla vita eterna. Cristo risorge col corpo, dimostrando che la vita ha sconfitto per sempre la morte.
Tutti gli uomini sono preoccupati della propria caducità e per porre fine a quest’ultima si decide così di costruire un ente, lo Stato, in grado di salvaguardare le loro vite. Ma affinché realizzi il suo scopo, lo Stato deve essere ben fondato, forte e potente. Più è potente, più ha la forza di trattenerci dalla dissoluzione a cui il divenire è destinato, più ha la forza di garantire la protezione agli individui. Dio l’onnipotente, lo è perché deve salvare gli individui. Un Sovrano potente lo è con lo stesso scopo. Dio salva le anime, il Sovrano salva i corpi. Entrambi salvano vite umane. Una riflessione, non banale, ma che rimane solo pura teoria, solo un “dovrebbe essere così” ma in realtà non lo è affatto. I Sovrani di uno Stato dovrebbero evitare situazioni di pericolo per proteggere vite umane. Uomini, donne, bambini e anziani esposti al pericolo della guerra dovrebbero essere accolti e divorati dal Leviatano, mettendo fine alla paura della morte. Tutti gli individui, cittadini di uno Stato, hanno il diritto alla vita. Tale diritto ahimè viene spesso calpestato e lasciato nel dimenticatoio. Così la paura cresce e contemporaneamente diminuisce la fiducia nell’istituzione politico-giuridica dello Stato e allo stesso modo la fede in Dio. Si sentono quasi le urla della disperazione che implorano l’aiuto di Dio. Si vede la sofferenza nei loro occhi e tanto dolore. Cercano pietà negli uomini e in Dio. Ma dove sono Dio e gli stessi uomini per mettere fine alle catastrofi causate dalla guerra? Si pensa che Dio abbia abbandonato i suoi figli o che gli uomini siano tutti cattivi. Dio non ama affatto le guerre, ma come sappiamo ha dato a tutti noi il libero arbitrio. Siamo noi a scegliere come vivere, se da “lupi” cattivi o semplicemente da persone buone, umili e caritatevoli, che vivono per la pace rispettandosi a vicenda. L’azione, buona o malvagia, riflette il nostro essere. Chi vogliamo essere? Ricordiamoci che, come affermava anche Socrate, il male non è altro che ignoranza del bene. Il male deriva dall’incapacità di pensare, dalla mancanza di sapienza e di valori etici.
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