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Sir Francis Bacon e il nuovo metodo scientifico

Immaginiamo di essere al centro di Londra, proprio sotto la famosa torre: c'è un uomo, indossa un cappello a falde larghe, un merletto bianco abbastanza ridicolo intorno al collo e ha un orologio a cipolla in mano; non bastasse ciò a renderlo strano ai nostri occhi, sta guardando fisso verso l'alto, verso un altro orologio, quello posto sopra la torre bianca. Se, passando, provassimo a interrogarlo sul perché di quello strano comportamento, probabilmente risponderebbe di non disturbare il suo "experimentum crucis", esperimento cruciale, e converrebbe non insistere nel domandare, perché quell'uomo potrebbe facilmente chiamare le guardie reali, i beefeaters, per farci condurre nelle prigioni della torre.

francis bacon e metodo scientifico

Siamo al principio del '600, in Inghilterra, dove si stanno sviluppando i fattori socio-economici che di lì a poco porteranno alla prima rivoluzione industriale, e quell'uomo è una personalità molto potente, è Sir Francis Bacon, Lord Cancelliere di Giacomo I Stuart, nonché eminente scienziato.

 

Lo si può a ben definire così, in quanto il suo metodo (che da lui prende il nome, il metodo baconiano) è appunto un metodo scientifico, nel senso che vuole essere ripetibile.

 

Egli esplicitò il suo nuovo metodo nell'opera intitolata "Novum Organum": nella pars costruens del Novum Organum, Bacone cercò di dare una teorizzazione più esatta di quella teorizzata da Aristotele del ragionamento induttivo, in quanto l'induzione aristotelica, o induzione per enumerazione semplice, passa in maniera troppo frettolosa dai casi particolari al principio generale. Ad esempio, dalle osservazioni particolari che questo cigno è bianco, che il successivo è anch'esso bianco, che il successivo ancora è bianco, arriva subito alla conclusione generale che tutti i cigni sono bianchi. Ma i dati raccolti in questa maniera, ovvero per enumerazione semplice, possono essere molto facilmente falsificati da esempi successivi, quale, ad esempio, la successiva apparizione di un cigno nero. La pars construens del metodo baconiano è invece l'induzione vera, cioè l'induzione per esclusione degli elementi non essenziali. Quello che Bacone vuole scoprire con l'induzione vera è la legge dei fenomeni. Questa legge è ancora concepita da Bacone come "forma" o essenza o natura o causa del fenomeno studiato (alla maniera aristotelica) e non come relazione quantitativa, di tipo matematico (alla maniera di Galileo). Detto altrimenti, la forma del fenomeno calore è intesa come il complesso delle qualità essenziali del fenomeno stesso, ossia come ciò che lo fa essere ciò che è. Ancora più precisamente, Bacone intende per forma il principio interno che spiega la struttura del fenomeno calore, ma che spiega anche il suo modo di svilupparsi, cioè come esso si generi. Il grave limite di Bacone, che sarà poi superato da Galileo, consiste nel fissare la sua attenzione sugli aspetti qualitativi del fenomeno, mentre la scienza moderna si interessa solo dei suoi aspetti quantitativi, cioè di quelli esprimibili in formule matematiche.

francesco bacone

Il suo metodo, se da un lato viene superato da quello galileiano, dall'altro lo anticipa, in quanto dimostra come occorra un approccio quantitativo con equazioni e misure per trovare delle condizioni necessarie e sufficienti per conoscere i fenomeni e replicare quelli a noi più utili (e non solo quantitativo con tabule presentiae ed absentiae, ancora oggi utilizzate negli esperimenti dove è importante indicare le condizioni ambientali in cui avviene la misura, ed in ciò risiede l'attualità di Bacone).

 

Prescindendo dai limiti e dai meriti del suo metodo, possiamo essere più precisi al riguardo dello stesso affermando che esso parte dall'osservazione della natura e come la scienza è volto al suo dominio per ricavare applicazioni utili al genere umano e all'industria. Bacone, ispirandosi liberamente a Leonardo da Vinci, pensava che per osservare la natura in maniera scientifica, bisognasse compilare tre tabulae, la tabula presentiae, la tabula essentiae in proximitate e una tabula gradum, in cui mettere per iscritto i dati, anche nel dettaglio, di sostanze chimiche e altri fattori ambientali presenti e assenti in un dato momento in cui si è ottenuto un fenomeno di cui si cerca di scoprire i fattori favorevoli e la causa determinante. Dopo aver analizzato e comparato i risultati delle tre tavole, si può tentare una prima analisi, una prima ipotesi sulla forma cercata, procedendo per esclusione e per scelta. Lo scienziato esclude come forma del fenomeno le caratteristiche mancanti nella prima tavola, presente nei corpi della seconda e che non risultano decrescenti col decrescere dell'intensità del fenomeno, o viceversa. Lo scienziato, invece, sceglie come causa del fenomeno una natura sempre presente nella prima tavola, sempre assente nella seconda, con variazioni collegate a quelle del fenomeno nella terza.

L'ipotesi va poi verificata tramite esperimenti (Bacone ne enumera 27) tra cui l'experimentum crucis (dalle croci poste nei bivi). Quando, dopo il vaglio delle tavole, ci si trova di fronte a due ipotesi egualmente fondate, l'esperimento cruciale dimostra vera un'ipotesi e falsa un'altra. Ed è questo che sta facendo quell'uomo con un orologio in mano e gli occhi puntati al bing ban: un esperimento cruciale sulla teoria del peso dei corpi. La domanda (il bivio) è: i corpi pesanti nella loro caduta tendono al centro della terra perché attratti dalla massa terrestre o, come voleva Aristotele, per una qualità intrinseca, ovvero per la loro stessa natura? Se fosse vera la seconda ipotesi, un corpo dovrebbe avere sempre lo stesso peso, mentre se fosse vera la prima, il peso dei corpi dovrebbe variare a seconda della lontananza dalla terra. Ad esempio: si prendano due orologi, uno con contrappesi di piombo e l'altro a molla e ci si accerti che le loro lancette si muovano alla stessa velocità, poi si ponga il primo in cima ad un luogo altissimo, per esempio in cima a una torre, e l'altro a terra. Se è vera l'ipotesi che il peso dipende dalla forza di gravità, l'orologio piazzato in alto si muoverà più lentamente, a causa della diminuita forza di attrazione terrestre, rispetto a quello a terra. Dato che ciò non avviene, il signore così strano ai nostri occhi, quello evocato nell'immagine iniziale di questa dissertazione, si riterrà soddisfatto di aver provato che Aristotele si sbagliava, e si incamminerà verso casa con una malcelata espressione di compiacimento dipinta sul viso.

 

Fine della storia.

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