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Siamo ancora delle povere creature?

Yorgos Lanthimos ci trasporta in un’ucronia vittoriana dai tratti steampunk, dove l’autorealizzazione passa attraverso l’eros e filosofia.

 

Povere Creature (Poor Things, 2023) racconta la storia di Bella, un esperimento nato dalla mente di Godwill Baxter, interpretato da Willem Defoe, e dello sviluppo della sua coscienza.

 

A differenza di Frankenstein di Mary Shelley, questa povera creatura non verrà considerata un pericolo quando risponde alle proprie pulsioni, bensì quando inizia a far funzionare il cervello.

Cosa c’è di più pericoloso di una donna consapevole della propria sessualità, e per di più intelligente?

 

Questa domanda purtroppo è meno retorica di quello che sembra: uno dei motivi per cui Povere Creature sta suscitando tanto scalpore sono proprio le scene di intimità (filtrate nelle sale italiane da un pallido “Vietato ai minori di 14 anni”), che in realtà occupano solo la porzione iniziale del percorso di autoaffermazione della protagonista.

 

Penso che a questo punto sia più interessante soffermarsi non tanto sulle scene esplicite in sé, ma su come sono state realizzate: Emma Stone, protagonista e produttrice della pellicola, ha scelto di affiancarsi a Ella McAlpine come coordinatrice di intimità (intimacy coordinator), una figura relativamente nuova per il mondo dello spettacolo.

 

Come raccontato nell’articolo di Vanity Fair, all’inizio il regista era un po’ scettico: qual è il valore aggiunto di una figura professionale come questa?

 

Nell’era post #MeToo c’è un’attenzione crescente alle dinamiche di potere all’interno del luogo di lavoro e all’importanza del consenso, in particolare nel mondo dello spettacolo.

 

McAlpine ha rappresentato quella figura di raccordo tra gli attori e la regia, affinché tutti si sentissero a proprio agio sul set.

 

Per evitare che alcune scene troppo spinte o disturbanti avessero degli strascichi emotivi sugli attori, il cast ha anche beneficiato di una routine post-girato per “scrollarsi le energie negative di dosso” e dare così il meglio di sé”. 


Per gli amanti della filosofia, Povere Creature è una delizia visiva ricca di spunti di dibattito: amore psiche, ma anche il rapporto tra l’individuo e la società, la rivendicazione di sé attraverso la cultura e la politica.

 

Vorrei chiudere con una riflessione sui costumi di Bella, così colorati, voluminosi, surreali.

Quando andrete in sala a vederlo (perché è una pellicola che merita la visione sul grande schermo), fate caso a come gli abiti si evolvono di pari passo con la sua coscienza.

 

Holly Waddington, la costume designer, racconta su NSS Magazine che per la fase più “infantile” della protagonista si sia inspirata ai vestitini delle bambole e a come i bambini “tendano a perdersi i pezzi per strada”.

 

Nella parte centrale, invece, eros e psiche sono rappresentati dal contrasto cromatico (azzurro nella parte alta, giallo nella parte bassa).

 

Mentre nella fase più adulta i costumi si fanno più strutturati, costretti: un po’ gabbie e un po’ armature.

 

Povere Creature sta riscontrando un successo di critica (candidato a 11 premi Oscar) e di sala (tra i primi tre in Italia), pur rimanendo divisivo: chi l’ha visto l’ha amato o criticato aspramente, perché considerato “un altro film femminista” o “troppo spinto”.

 

Vi invito a farvi la vostra idea in sala: un film che riesce a candidarsi a così tanti premi e ad accendere un dibattito sui ruoli di genere è solo un valore aggiunto.

 

Link utili:

 

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