Considerato il numero sempre maggiore di femminicidi avvenuti nel nostro Paese e in particolare a seguito dell’omicidio di Giulia Cecchettin (quasi un anno fa), il nostro Governo aveva deciso di riunirsi per discutere di una normativa volta a prevenire il femminicidio; ed è in questo contesto così delicato che si è per un attimo pensato di introdurre, all’interno della formazione scolastica degli studenti italiani, l’educazione sessuale. Sebbene però si fosse inclini a trovare un modo ben strutturato di “combattere il machismo e la violenza sulle donne sia psicologica che fisica”, come Valditara stesso sosteneva, di rendere il sesso di per sé una dinamica sociale normale e non spaventosa o da svolgere in segreto e in silenzio o, ancora, semplicemente arrivare a conoscere maggiormente il nostro corpo, perché anche di questo si parla, non si deve nemmeno discutere, almeno non per il centro destra.
Infatti mentre Conte si dichiarava disponibile a considerare il modo più adatto di realizzare un programma il più possibile completo ed efficace, il deputato della Lega, Rossano Sasso, definiva un’istruzione di questo genere una nefandezza e Matteo Salvini, che è alla guida del partito, definiva il sesso, con tutto ciò che comporta in termini sia biologici che sociali, una “porcheria”. Ma le assurdità non finiscono qui poiché secondo Maurizio Gasparri, rendere i nostri giovani più consapevoli su un tema così complesso e personale, sarebbe stata una trovata della sinistra per strumentalizzare le giovani menti italiane.
Inutile dire che da quell’ultima discussione in Parlamento, dell’argomento spinoso dell’educazione sessuale, non si è più parlato. In effetti di sesso non si parla mai liberamente, è quasi vietato, e la parola stessa viene sussurrata con un senso di vergogna sempre maggiore tra gli adolescenti e non solo, eppure, considerato che dovremmo aver ormai raggiunto livelli molto alti nel contesto della libertà sessuale, questo non dovrebbe essere ancora considerato un argomento tabù.
Guardiamo però ai fatti: nel nostro Paese non esiste ancora una educazione sessuale integrata e capillarizzata, la decisione di aggiungere lezioni su questo tema spesso spetta ai presidi delle scuole o ai Comuni, che come accaduto a Milano, hanno la possibilità di firmare accordi che consentano poche ore dedicate all’argomento, organizzate in modo insufficiente per preparare i giovani a vivere questa esperienza in modo sano, consapevole e, ovviamente, consensuale. Eppure questo è un argomento che spaventa, ma soprattutto incuriosisce tutti, è una parte vitale della nostra vita e di certo non possiamo voltarle le spalle. Quindi qual è la soluzione dei teenagers a questa mancata possibilità di conoscenza?
Ovviamente si ci rivolge al “professor internet” o peggio ancora ai cari siti porno, che rendono tutto visivamente chiaro e soprattutto non giudicano nessuno per le domande poste; ma Pornhub e tutti gli altri siti per adulti, sono luoghi dove si enfatizza e recita, insomma forse non sono la fonte migliore per comprendere cosa sia il sesso nella realtà. Molti propendono per l’apprendimento su campo, e qui, per gli uomini, ci sono decisamente meno problemi che per le donne. Ammettiamolo, la sessualità femminile è da sempre scoraggiata, la brava ragazza non desidera, non prova le stesse pulsioni degli uomini e di certo non pratica il sesso libero, se lo fa gli appellativi per definirla non mancano e, a risentirne, è la sua immagine sociale oltre che la sua salute mentale.
Ma le opinioni ignoranti non si limitano, purtroppo, alla critica di paese; la sessualità femminile è talmente tabù da non ricevere nemmeno le stesse attenzioni accademiche della sessualità maschile, si parla di sindrome di Yantl per descrivere gli errori diagnostici dovuti all’ignoranza sulla salute e le eventuali patologie del sesso femminile. Si ignorano le reazioni chimiche del nostro corpo, quello che sperimenta l’intimità con l’altro comporta per la nostra psiche e, cosa gravissima, non si hanno informazioni esatte sulla fisiologia femminile: un esempio, grande fattore di stress e strumento per società e religione, per controllare il desiderio femminile, sono i miti che circondano l’imene.
Ma cos’è l’imene? I più credono sia una membrana rigida che sigilla il cavo vaginale e che prova l’illibatezza delle donne. Molti sono i casi storici e contemporanei, in alcune culture, in cui si svolge quello che viene chiamato “virginity check”: procedura invasiva e umiliante volta a provare che una donna sia degna di un uomo poiché non ha mai permesso a nessuno nemmeno di sfiorarla. Il mito ha radici così forti che, sebbene molti sessuologi e medici lo abbiano sfatato, ancora oggi si crede sia quasi un tesoro prezioso che ci rende migliori, degne, senza “colpa”, tanto che sono sempre di più coloro le quali chiedono ai chirurghi di effettuare interventi di chirurgia plastica per “ritornare vergini”: la così detta imenoplastica. Ovviamente se fossero tutti più consapevoli della realtà, questo fenomeno avrebbe vita breve. Ma qual è la realtà? La verità è che l’imene è una membrana flessibile e forata che non sempre subisce lesioni durante la penetrazione, motivo per cui non tutte sanguinano al primo rapporto, e che il sesso è fondamentale per tutti, nessuno escluso.
Sarebbe sicuramente una società più rilassata e con meno ansie se fosse permessa un’educazione sessuale, se il termine masturbazione non facesse arrossire, ma pensare a una pratica necessaria per il proprio benessere e per la conoscenza di sé; se alla parola orgasmo fossero associate le mille ripercussioni positive quali il fatto che sia un antidepressivo naturale, un antidolorifico per almeno il 30% della popolazione, un momento da condividere con il proprio partner per creare emozioni positive e una profonda intimità; se i sex toys non fossero visti come lo strumento del diavolo, ma un amplificatore sensoriale che permetta esperienze nuove e rilassanti sia da soli che in coppia; se ci fossero meno stereotipizzazioni, per le donne e per gli uomini, nell’espressione delle proprie fantasie e del proprio piacere, senza contare che ci sarebbe, finalmente, una concreta possibilità di comprendere il complesso mondo dell’identità sessuale.
Quindi sì, si dovrebbe chiedere a gran voce una educazione sessuale che ci aiuti a prevenire le malattie veneree e che ci insegni il rispetto dell’altro, che sia uno strumento culturale potente per la nostra conoscenza del mondo, ma anche che ci aiuti a superare i tabù e godere delle gioie del sesso con tutta tranquillità. Le nuove generazioni sono pronte a questo, ma soprattutto ne hanno bisogno, quindi smettiamo di parlarne sottovoce e iniziamo a chiedere senza vergogna per cambiare in meglio la nostra società.
Comments