We must not cease from exploration. And the end of all our exploring will be to arrive where we began and to know the place for the first time.” – T. S. Eliot
(Trad: Non smetteremo di esplorare, alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza, per conoscerlo per la prima volta. – T. S. Eliot)
Cosa dici se scrivo un articolo sul viaggio? C'è sempre il rischio che esca banale ma io ci provo!
Un tema trito e ritrito, tuttavia sicuramente c'è un motivo se agli essere umani piace parlare del viaggio. Kerouac, Terzani, Krakauer, ma anche Coelo, Gilbert, Strayed, questi sono solo alcuni delle dozzine di autori che raccontano di viaggi incredibili alla ricerca di se stessi dove è la strada, l'esperienza, il fine stesso dell'avventura.
Viaggiare, però, non è solo partire da soli a piedi per l'Alaska e rischiare di farsi mangiare dagli orsi, ogni piccolo spostamento può voler dire tantissimo, perchè dipende dalla realtà da cui siamo partiti. Non mi piace quando si giudica chi non viaggia necessariamente con lo zaino in spalla e all'avventura. Ognuno può definire il suo concetto di esplorazione: se questo avviene in una zona sconosciuta della propria città, o su una spiaggia alle Maldive con la "pappa pronta"...so what? Ci sono tanti tipi di persone, tantissimi tipi di itinerari (e di portafogli!) e ognuno di essi apporta una crescita.
È interessante la connotazione del termine viaggio in alcune lingue europee, e di come a volte abbia bisogno di più traduzioni: travelling in inglese o trip, anche utilizzato nel contesto dell’uso di droghe che alterano la realtà a cui si è abituati e dalla quale, forse, si cerca di sfuggire. Ma anche, journey, il tragitto o percorso, spesso più importante della destinazione stessa. In tedesco è die Reise, dal verbo reisen che significa, guarda un po', anche "svegliarsi". Perchè viaggiare non è solo spostarsi fisicamente ma è intraprendere un percorso interiore che ci cambia. Per un weekend, una settimana o per sempre.
E anche per chi esige una distinzione tra viaggio e vacanza, in realtà termine vacanza deriva dal latino vacans, ovvero essere liberi… e vi sembra poco?
Mi è sempre piaciuto pensare al viaggio nel senso filosofico di tesi-antitesi-sintesi. Da Fichte a Hegel, c'è sempre stata una ricerca del definire la crescita intellettuale, la ricerca della razionalità:
Si conosce una realtà, quella statica che ci è stata insegnata e che abbiamo sempre preso come verità. Tesi.
Poi il nostro percorso viene posto di fronte a qualcosa di opposto, di diverso, che sconvolge la realtà da sempre conosciuta. Antitesi.
Infine, completiamo la nostra realtà iniziale con gli insegnamenti imparati nella seconda fase, arricchiti e più razionali e dinamici. Sintesi.
Il viaggio non è forse proprio questo procedimento? Non lo è, forse, la vita?
Dopo la Brexit, i giovani inglesi si sentono derubati non tanto da un senso di appartenenza che forse non c'è mai stato, ma dalla libertà di potersi spostare a piacimento. La freedom of movement dell'Unione Europea, così ambita e voluta dagli stati membri, permette di viaggiare senza ulteriori costi o procedure burocratiche e permette davvero a tutti di fare un'esperienza all'estero: da Dave, ultras che va alla partita dell'Europeo, a Mike e Karen che fanno il cammino di Santiago, fino a Linda con le sue amiche pensionate che non vedono l'ora di bere gin&tonic a Corfu. L'assenza di movimento ci impedisce di educarci, di conoscerci, di crescere. E la nostra Wanderlust rimane insaziata e repressa.
Ho nipoti giovani (ma che sono anche grandi abbastanza da farmi sentire vecchia): li vedo fare i primi passi nello scoprire le gioie del viaggio nella loro vita e non vedo l'ora che si spingano ancora più lontano per capire che, più distanza si percorre, più ci si avvicina alla propria verità.
Il mondo è troppo per conoscerlo tutto ma abbiamo il diritto, il dovere, il piacere, come esseri umani, di conoscere noi stessi e viaggiare ci mette davanti ai nostri limiti, alle nostre paure, alle nostre priorità (e non solo quelle di Ryanair). È importante specchiarci nel resto del mondo, ci apre agli altri e apre gli altri a noi, e ciò è necessario in una realtà dove troppo spesso veniamo incoraggiati da politici da quattro soldi a chiudere le porte a quello che è diverso, anzichè provare a comprenderlo.
Allora, buon viaggio. E non dimenticare le cuffie:
Prima di partire per un lungo viaggio, porta con te la voglia di non tornare più. Rotolando verso sud, dolcemente, senza strappi al motore, sentirai la strada far parte del tuo cuore. Del resto alla fine di un viaggio c'è sempre un viaggio da ricominciare.