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Quando la Bibbia è raccontata dalle donne: Marilù Oliva e il suo libro

Spesso quando voglio comprare un libro, mi lascio ispirare dalla sua copertina, perché penso che questa possa trasmetterci le intenzioni dell’autore. Quando ho visto la copertina del libro di Marilù Oliva mi sono letteralmente lasciata sedurre.

Marilù Oliva - Da Facebook
Marilù Oliva - Da Facebook

Un volto di donna che si lascia insidiare da un serpente che rimanda inequivocabilmente alla storia di Eva, la prima donna, la nostra antenata, colei che ci ha trasmesso il peccato originale, lasciandosi sedurre dal serpente. Immergendomi in questa lettura, ad un certo punto, mi sono chiesta: che cosa ne sarebbe stato della Bibbia se a scriverla fossero state realmente le donne? Il libro di Marilù Oliva prova a dare la parola a quelle donne che nella Bibbia spesso sono condannate o semplicemente personaggi, il cui unico compito è preparare la strada al protagonista maschile. Eva è la prima: la moglie di Adamo, colei che porge il frutto del peccato all’uomo, prova a narrare il dramma del peccato, la scoperta della nudità, da un nuovo punto di vista, quello di una donna che descrive con parole nuove il disegno divino. “Ci camminavamo di fronte a passi lenti, ruotando guardinghi, scoprendo, perché non lo potevamo sapere, non essendoci mai specchiati, quanto fossimo simili e differenti”.

 

Le parole di Eva sono capaci di ridisegnare altresì l’omicidio di Abele; l’uccisione di un fratello diventa il dramma di una madre che assiste impotente alla morte del proprio figlio. “ho ripensato mille volte alla brutalità di quei momenti. Avrei voluto trovarmi lì con loro, frappormi all’atto empio, offrire il mio petto in cambio del fratricidio. Ma ormai era successo”. La Bibbia non descrive il dolore di Eva, si concentra sull’atto e sulla punizione che Dio scaraventa su Caino per aver gravemente offeso la vita, dono di Dio. Eva, invece, ci consegna l’immagine di una madre che stringe il corpo senza vita del figlio, caduto vittima di un’assurda gelosia che ricorda i drammi che sentiamo al telegiornale. È un racconto accorato, profondo, che commuove, che ci rende tutte “madri” e tutte partecipi di un dolore insopportabile, inaccettabile.

Maria Maddalena in estasi - Artemisia Gentileschi
Maria Maddalena in estasi - Artemisia Gentileschi

Ma è il racconto di Maria Maddalena a offrire gli scenari più interessanti. È lei a donare al lettore la parola chiave della Bibbia: l’amore. Un amore che lei riesce a raccontare senza vergogna, senza paura di ammettere di amare senza riserve quel Gesù che tutti chiamano maestro. “non mi interessava unirmi carnalmente, con lui si era già in una dimensione ulteriore: ogni volta che parlava, ogni volta che mi sfiorava anche inavvertitamente, avveniva qualcosa di incommensurabile. Così avevo lasciato tutto per seguirlo, sebbene lui non si aspettasse niente”. È il racconto di una donna che ama con tutte le sue forze e che scopre di essere davvero importante per il suo amato il giorno della resurrezione. Come sappiamo dal Vangelo di Giovanni, Gesù si rivela, dopo la sua morte, per prima proprio a Maddalena. Nel libro questa scelta di Gesù è vista dalla protagonista come una prova di amore. Gesù scegliendo lei le aveva garantito il posto d’onore nel suo cuore, pur sapendo di doverlo condividere con gli altri. Quello di Maria Maddalena è il racconto di una storia d’amore, oggi diremmo “platonica”, di un uomo e di una donna a cui basta leggersi negli occhi per infiammarsi di passione. L’invidia è l’ultimo sentimento che ho provato leggendo questo libro, perché l’amore raccontato e provato da Maria Maddalena è per noi così lontano da renderlo quasi sovrannaturale.

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