Sfogliando le prime pagine dei quotidiani nazionali di questa mattina leggiamo che tutte (o quasi) riportano tra i titoli principali l’attacco israeliano all’Unifil. «Attacco a Unifil, l’ira dell’Italia» è Il Corriere. «Israele colpisce le basi Onu in Libano» scrive, «feriti due caschi blu indonesiani, illesi i soldati italiani. Borrell: inaccettabili. Parigi: ora Netanyahu deve spiegare.» Non si tratta di un errore, bensì di un «crimine di guerra» spiega riferendosi alla conferenza stampa tenuta dal ministro della Difesa italiano Crosetto.
Repubblica è invece è più diretta: «Israele spara sugli italiani» e descrive: «colpite postazioni Unifil: feriti due caschi blu indonesiani, distrutti mezzi e telecamere delle nostre basi. Protesta con l’ambasciatore. La missione Onu aveva respinto la richiesta dell’Idf di spostarsi a nord del confine.» E aggiunge: «L’ira del governo. Crosetto accusa: attacco deliberato» e di nuovo: «un crimine di guerra». Secondo il retroscena di Gianluca Di Feo: «Il vertice della missione Unifil interpreta in un solo modo il crescendo di atti ostili che da una settimana bersaglia i soldati dell’Onu schierati sulla Linea Blu tracciata dalla costa alle alture del Golan: gli israeliani vogliono “costringerla a ritirarsi” per non avere “testimoni scomodi”.» La Stampa propone l’analisi di Nathalie Tocci: «Oramai un conflitto senza nessun limite» e parla della distruzione inflitta da Israele nella Striscia di Gaza che prosegue e dell’invasione israeliana del Libano, dichiarata operazione “limitata”, che invece limitata non è. «L’atto di accusa Onu “Torture e Gaza.”» è invece il titolo dell’articolo di Nello Del Gatto: perché di crimini di guerra ce ne sono e di peggiori, secondo il rapporto della commissione istituita nel luglio 2021 dal consiglio per i Diritti Umani dell’Onu.
Non ci sono però solo questi i quotidiani, che spesso si sono mostrati “amici di Netanyahu”. Ad accartocciarsi su queste notizie abbiamo anche quelli di destra. «Israele spara sui nostri soldati» titola la Verità. Mentre Il Giornale: «Israele spara sui soldati italiani. L’ira del governo» e riporta la dichiarazione della premier: «Inammissibile.» Certo sono soldati italiani, mica palestinesi. L’editoriale viene affidato a Gian Micalessin: «Colpiscono noi per colpire l’Onu. Ma non si fa» e commenta: «La postazione Onu contro cui ha tirato un tank Merkava è ben conosciuta perché usata, negli anni, per incontri trilaterali a cui partecipavano anche esponenti israeliani. Ma un attacco del genere non è giustificato neppure dall’acredine nei confronti di una missione Onu accusata dal governo Netanyahu di non aver fermato i missili responsabili dell’esodo di 70mila israeliani.»
Orribile invece sono le deliranti parole di Mario Sechi su Libero. La prima pagina è occupata dalla notizia della violazione dei conti correnti delle sorelle Meloni. Ma nell’editoriale, titolato «I nostri soldati non di toccano ma ora via di lì», Sechi scrive: «è ora di prendere delle decisioni sul destino della missione Unifil: i nostri soldati stanno rischiando la pelle… La missione Unifil è in Libano dal 1978, di proroga in proroga, di guerra in guerra, è giunta fino ai nostri giorni e all’Onu continuano a sbagliare. Avendo questo ideale trasporto per le imprese dei criminali, le Nazioni Unite hanno regolarmente fallito la loro missione di impedire il riarmo di Hezbollah. Guidati dall’illusione di convertire al verbo della pace gli islamisti che vogliono la cancellazione di Israele dalla carta geografica, hanno trasformato i soldati di Unifil in “scudo umano”, sono nella linea di tiro di Hezbollah e di Israele, sotto il fuoco incrociato di una guerra, tanto da essere costretti a trovare riparo nei bunker.» Insomma, Israele viola il diritto internazionale, compie stragi e morti a Gaza e in Libano, utilizza l’Unifil come scudo umano, ma Sechi non vuole sentire ragioni e la scagiona.
Di tutt’altro avviso è l’editorialista del Manifesto che innanzitutto titola così la sua fotonotizia: «Levatevi di mezzo.» Israele non proviene nessuna scusa per aver colpito la sede centrale-bunker della missione Unifil e la sede del contingente italiano, con cannonate di un merkhava, carrarmato israeliano e con inseguimento di un drone e distruzione delle telecamere. «Che cosa non devono vedere» si chiede Tommaso di Francesco che cura l’editoriale: «Il “Nuovo Ordine” a cannonate.» Quanto è accaduto non è un fatto marginale rispetto agli orrori perpetrati finora da Israele. «Rappresenta il livello di pericolosità che Netanyahu vuole impunemente superare; non più come vendetta per l’efferato attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ma, approfittando del momento di euforia interna per le “vittorie” riportate – ma gli ostaggi da liberare che fine faranno? –, per attuare il dichiarato disegno del Nuovo Ordine in Medio Oriente.»
Allora non ha torto l’Unità: «Israele contro il mondo» è il titolo. E nell’editoriale segue la linea di chi ritiene che lo scopo dell’attacco sia quello di poter «procedere all’azione militare in Libano senza scomodi testimoni. La stessa strategia che ha impedito ai giornalisti internazionali di entrare a Gaza. Per evitare che assistessero allo sterminio dei palestinesi.» Poi aggiunge: «il problema a questo punto è l’America» che può costringere Israele a fermarsi, mentre finora gli ha solo fornito enormi aiuti militari. La debolezza di Biden «favorisce una situazione di anarchia che lascia grandi spazi alla aggressività di Israele. Netanyahu sa che fino al prossimo mese di gennaio gli Stati Uniti resteranno senza guida, e immagina di dover ottenere più risultati militari possibili.»
Ma la domanda conclusiva è: «Do you remeber Gaza?» È l’intervista a Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, che denuncia: «si parla di Libano e Iran, mentre nella Striscia di Gaza continuano gli attacchi dell’esercito israeliano contro luoghi di riparo, con la giustificazione che in quei luoghi si nasconderebbero uomini armati di Hamas… Per il diritto internazionale, aggirato sempre più dal “diritto del più forte”, si tratta di attacchi sproporzionati, ossia crimini di guerra. Gli ennesimi.» E si chiede: «Avete più letto qualcosa sulla fame nella Striscia di Gaza? Gli aiuti umanitari stanno entrando a profusione e oltre due milioni di persone improvvisamente sono ben nutrite?»