Il 4 dicembre del 1992 Francesco, in arte Franco, Battiato si esibì in un toccante concerto a Baghdad al Teatro Nazionale iracheno, accompagnato dall’orchestra I Virtuosi Italiani e dall’Orchesta sinfonica nazionale dell’Iraq, per sostenere l’iniziativa umanitaria per l’infanzia Un ponte per Baghdad, sfidando così l’embargo contro il popolo iracheno.
Il contesto storico era legato alla Prima guerra del Golfo, iniziata il 2 agosto del 1990 quando il Presidente iracheno Saddam Hussein invase il Kuwait annettendolo all’Iraq, giustificando il gesto con il fatto che entrambi i popoli fossero uniti dallo stesso passato ottomano e quindi da una identità etnica.
L’invasione provocò una fortissima condanna da parte della comunità internazionale, tanto che gli Stati Uniti, il cui Presidente allora era George H. W. Bush, organizzarono una coalizione internazionale contro l’Iraq.
Ci fu un conflitto sanguinoso, ricordato anche per la nota operazione Desert Storm, un’intensa campagna di bombardamenti aerei preparativi alla fase successiva, quella della liberazione del Kuwait.
Il conflitto portò ad un forte indebolimento dell’Iraq senza però rovesciarne il regime poiché un vuoto di potere avrebbe potuto portare alla destabilizzazione del paese e, di conseguenza, dell’intera regione.
In concomitanza alle operazioni belliche nell’agosto del 1990, vennero applicate delle pesantissime sanzioni economiche finalizzate ad indebolire il sistema politico e ad impedirne il riarmo, provocando devastanti carestie e malattie tra la popolazione civile, privata di generi di prima necessità e cure mediche.
Nel 1992 l’Ambasciata irachena propose a Battiato di partecipare ad un’iniziativa di beneficenza e l’artista accettò volentieri, dando così vita ad uno dei concerti più importanti della sua carriera.
Battiato dichiarò che rimase toccato dalla commozione dei muisicisti iracheni che, per via dell’embargo, erano stati privati di spartiti, ance e corde per violini, quindi di esprimersi.
Durante lo spettacolo si esibì in canzoni note al pubblico italiano come E ti vengo a cercare, I treni ti Tozeur, Il re del mondo, ma per farsi comprendere anche dal pubblico ospitante cantò L’ombra della luce in lingua araba e intonò per concludere il concerto la canzone popolare irachena Fog El Nakhal, dove il protagonista del brano si strugge per l’amore di una ragazza.
Alle critiche che seguirono Battiato rispose alla stampa che non c’è niente che impedisca a una persona di aiutare chi la pensa in un modo diverso, dando un forte senso di umanità, superando la narrazione semplicisitica di amico e nemico tra i popoli.
Oggi come allora i conflitti continuano ad essere oggetto di cronaca e la guerra, nella sua crudeltà, è uno degli aspetti più inquietanti dell’essere umano perché spinge una collettività a scontrarsi con un’altra in virtù di visioni del mondo differenti. Pur di non accettare la molteplicità di punti di vista si finisce per annientare l’altro, che diventa proiezione della debolezza dell’aggressore verso l’aggredito.
La Storia collettiva spesso diventa mero elemento giustificativo per perpetuare violenza e terrore. L’essere umano, terrorizzato dal futuro, cerca di rivivere grandezze del passato mandando avanti una sceneggiatura drammatica del mondo che si è creato, molto più simile ad un teatro, in cui ognuno interpreta la propria parte, persino a costo di farsela cancellare dalle dinamiche belliche, anziché provare a vedere se sia possibile una reale coesistenza.
Pensare che non ci saranno più conflitti è una mera illusione, ma prepararsi alle dinamiche del mondo mediante un sistema educativo e pedagogico lucido potrebbe portare a guardare gli eventi con occhi disincantati e, dove è possibile, intervenire affinché possano essere ridotti i danni.
Le attuali classi dirigenti, annebbiate dal denaro, non lo stanno facendo, non responsabilizzando le società di cui sono rappresentati in termini economici, giuridici, istituzionali.
Il passato non è solo composto da eventi bellici legati alla distruzione, ma anche in questi si possono trovare eventi legati ad un forte senso di appartenenza alla natura umana e Battiato, con il concerto a Baghdad, lo ha fatto.
“Più diventa tutto inutile
e più credi che sia vero
e il giorno della fine
non ti servirà l’inglese”
Il perdersi ripetutamente nelle cose effimere della vita e il continuare a mandare avanti schemi sociali di autorità profondamente traumatizzate non potrà portare ad un miglioramento collettivo, perciò gli eventi che si leggeranno sui giornali o che, molto più probabilmente, si osserveranno dai cellulari saranno gli stessi che si vedono adesso e che, in qualche modo, condizionano la percezione della realtà. Esaminare invece fatti diversi rispetto a quelli a cui si è abituati porta ad avere un po’ più di coraggio nella vita e ad incominciare a pensare fuori dagli schemi preposti, tenendo ben presente che la società che è stata creata è complessa e i cambiamenti non per forza dovranno essere immediati.
La paura della devastazione della società civile come la si conosce in tempi di quiete terrorizza, però il fatto che si possa accompagnare il superamento del trauma bellico con l’arte, con la musica in questo caso, significa riuscire ad andare oltre la guerra e seguire il profondo insegnamento di Battiato.
“E il mio maestro mi insegnò com’è difficile
trovare l’alba dentro l’imbrunire”
E Franco, un po’ come un maestro, ma soprattutto come essere umano, vedendo nell’orchestra irachena dei musicisti come lui privati dell’utilizzo di strumenti musicali per esprimersi, che per un artista è come tagliare le corde vocali, è andato oltre le dinamiche di potere repressive e distruttive tendendo la mano.
Nel riprendere a studiare la Storia bisogna non solo analizzare lucidamente le catastrofi, senza rimanerne sedotti, ma anche soffermarsi sugli eventi più delicati legati all’esistenza su questa terra, riuscendo così a trovare l’alba dentro l’imbrunire.