Scadute
Anonimo 1: - Salve, mi sente? Io ho aggredito una donna, no, no, non mi interrompa ché già è difficile così. Ma veda, il discorso qui non è di chiedere scusa, per cosa poi? Mica l’ho picchiata? È stato tutto al telefono e poi sono passati tanti mesi ormai, anche se io ancora non mi capacito, è un’ossessione. Ma cosa c’entra il tipo di rapporto che abbiamo? Non ne abbiamo, nel senso che non è la mia compagna, non è mia moglie, non è la mia amante, se lo fosse stata avrei compreso di più il suo atteggiamento e infatti il punto è anche questo: non mi ascolta, non mi segue, non mi porta rispetto. Ecco, l’ho detto. Il rispetto. Quando arriva lei il palcoscenico è tutto suo. Fa battute, si esprime meglio di chiunque altro e parla, interviene, abituata com’è a farlo e a muoversi liberamente. Indossa sempre quei vestitini poi, le gonne, mai un paio di pantaloni, in bici come al lavoro. Sì, lei è libera, forse è questo il punto: il punto è che mi dà fastidio. Non c’è un uomo con cui potermi interfacciare, se ci fosse stato almeno avrei evitato di insultarla. Sa! Noi tra uomini ci capiamo, facciamo una battuta, una ghignata e le teniamo a bada: in fondo sappiamo anche sopportare ma dobbiamo anche farci rispettare e che diamine! Ma sì, perché non è carino toglierci la parola, la ragione e persino il gusto di dirla una cazzata, e dai! anche noi siamo andati a scuola! Eh no, a Creta producono il raki? Ti dico di no! E lei dice di sì. Ma non hai freddo sempre con queste gonne in bici? Eh no, perché le gambe devono prendere aria. E ride, e io quando la vedo ridere così e le gambe all’aria e le ruote che girano, mi ribolle il sangue di rabbia, certo, di rabbia. Come una sensazione di impotenza. Mangia quel cazzo di pollo con le mani, le ho gridato una volta a cena, ma chi ti credi di essere sempre con questi vestitini, questi cazzo di colori, la forchetta e il coltello e noi qui a sporcarci le dita?! No, lei no, perché a lei non piace l’unto e il pellame del pollo che si infilano tra le unghie. La dottoressa! Non l’ho invitata mai più a cena. Tanto ci veniva solo per lui. Pensi che una volta le ho dato davanti a tutti della vajassa e lei? Si è offesa! Ma noi scherzavamo! Mica potevamo dirlo alle fidanzate degli uomini presenti? Abbiamo usato lei per rendere l’idea, ecco. E lei? È andata a piangere da lui. Ma vaaaa! Lei è così, fa sempre di testa sua, si può scherzare, ma fino ad un certo punto. Cucina per tutti poi e tutti invita a pranzo. Sì, peccato che io le ho dato una casa e non sono mai stato neanche invitato a pranzo. Così un giorno gliel’ho chiesto: invitami, ti sistemo io la stufa e, se è rotta, me la porto via. Era una bugia. Rotta era rotta, ma, dato che lei sostiene di essere innamorata da sempre del mio amico, le ho detto di farsi aiutare da lui a toglierla di mezzo, io mi sarei occupato di mia moglie, che è già tanta roba. Poi ho bevuto il suo vino e le ho lasciato, me lo lasci dire, il mio, rancido di anni (me la faccia fare una ghignata almeno lei!), e sono andato via. Ho trovato persino un capello nel piatto. La dottoressa che cucina: a casa mia c’è sempre qualcosa di pronto per gli amici! Sì certo, i capelli! E le ho detto proprio di farsi aiutare da lui, visto che le piace tanto, ma tanto io lo so che lui non la aiuterà mai. E lei ci rimane male. Pensi che una volta gli ha affidato persino le chiavi di casa per le piante, ma io non sono scemo e me le sono fatte dare e poi l’ho avvisata. Le chiavi di casa è meglio che le tenga io. E niente questa storia comunque mi tormenta. L’ho aggredita, le ho dato della bugiarda, le ho detto che mai e poi mai mi sarei sognato di autorizzarla a buttare via qualcosa che non fosse mio, che è una furbetta e che non voglio avere più niente a che fare con lei. Ho urlato al punto che l’ho sentita piangere. Non la facevo parlare, ma meglio così, perché di persona sarebbe stata più difficile da gestire tutta la rabbia in corpo che finalmente mi è esplosa. Mi fa perdere la pazienza solo a vederla e così le ho imposto di non farsi vedere più. Eh sì, l’ho isolata da tutti, dagli amici, dai conoscenti, ho vietato di avvicinarla e anche di invitarla ovviamente. Perché? Ma come perché! Se avesse avuto un minimo di rispetto si sarebbe presa lei la colpa di avere buttato via la stufa, invece no, deve fare sempre di testa sua.
Operatore 1: – Ma non crede che ora abbia paura di lei?
Anonimo 1: – Sì, credo di sì e questa cosa mi fa anche un po’ ridere a dire la verità. Cosa crede? sono un una brava persona, ho persino le sue chiavi.
Operatore 1: – Ma il suo amico cosa ne pensa? Non teme il suo giudizio?
Anonimo 1: – Lui? Ma che gliene frega. Lui poi dimentica, mica possiamo litigare dopo anni e anni di amicizia? E poi la pensa come me: poteva mentire e amici come prima. Lui ha provato a farla ragionare, alla fine l’ha abbandonata perché si è scocciato. Come vede, quindi, al massimo lei dovrebbe scusarsi con me o finalmente togliersi dai piedi. Lo dice anche il mio amico.
Operatore 1