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Manganelli contro le libertà: stato di polizia?

Siamo docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa e oggi siamo rimasti sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola.

Studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo perché il corteo che chiedeva il cessate il fuoco in Pa**stina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri.

Gli agenti in assetto antisommossa avevano chiuso la strada e attendevano i ragazzi con scudi e manganelli, mentre dalla parte opposta le forze dell’ordine chiudevano la via all’altezza di Piazza Dante. In via Tavoleria un’altra squadra con scudi e manganelli.

Proprio di fronte all’ingresso del nostro liceo, hanno fatto partire dapprima una carica e poi altre due contro quei giovani con le mani alzate.

Non sappiamo se siano volate parole forti, anche fuori luogo, d’indignazione e sdegno, fatto sta che, senza neanche trattare con gli studenti o provare a dialogare, abbiamo assistito a scene di inaudita violenza.

Ci siamo trovati ragazze e ragazzi delle nostre classi tremanti, scioccate, chi con un dito rotto, chi con un dolore alla spalla o alla schiena per manganellate gentilmente ricevute, mentre una quantità incredibile di volanti sfrecciava in Via Tavoleria.

Come educatori siamo allibiti di fronte a quanto successo oggi. Riteniamo che qualcuno debba rispondere dello stato di inaudita e ingiustificabile violenza cui sono stati sottoposti cento/duecento studenti scesi in piazza pacificamente.

Perché si è deciso di chiuderli in un imbuto per poi riempirli di botte? Chi ha deciso questo schieramento di forze, che neanche per iniziative di maggior partecipazione e tensione hanno attraversato la nostra città?

Oggi è stata una giornata vergognosa per chi ha gestito l’ordine pubblico in città e qualcuno ne deve rispondere”. 

I docenti del liceo artistico Russoli di Pisa.


Claude TRUONG-NGOC, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons - immagine ritagliata

Mentre questa settimana la Madre dai molti epiteti si dilettava con le sue ridicole scenette da cabarettista in Sardegna, per poi passare ad auto-intervistarsi sulla rete nazionale dinanzi al servile conduttore (o forse dobbiamo chiamarlo il nuovo Davanzati, speaker del famoso Cronache del Regime degli anni ‘30?); mentre in parlamento si litigava sul terzo mandato per sindaci e governatori, dividendo la (finta) granitica maggioranza, tra chi vorrebbe inchiodare il culo sulle poltrone (Lega) e chi invece su quelle poltrone vorrebbe metterci il proprio (FdI), agguantando con avidi tentacoli ogni posizione strategica di comando; il braccio armato di questo governo di destra, sotto l’egida del Viminale, armato di manganello, colpiva le libertà dei giovani manifestanti nelle piazze.

 

Quelle che si sono verificate a Pisa e a Firenze, nella giornata di ieri, sono le ultime di una serie di cariche da parte delle forze dell’ordine, contro manifestazioni pacifiche e per la pace, contro ragazzi disarmati e privi di protezione. A Pisa, in particolare, non c’è solo stata un’operazione di contenimento o di alleggerimento. Gli studenti, giovanissimi, che frequentano solo dei licei, sono stati addirittura inseguiti dagli agenti, con manganelli che volteggiavano nell’aria pericolosamente e che colpivano chiunque si trovasse dinanzi, senza considerazione alcuna. L’ordine era: caricate! Obiettivo: reprimere.

 

Da più parti si condannano gli insulti e gli oltraggiati, con effigi e manichini bruciati, rivolti alla Meloni o ad altri rappresentanti delle istituzioni. (Rappresentanti!?). Ma ciò che bisogna chiedersi innanzitutto è: perché ciò accade? Con la repressione le istituzioni perdono di autorevolezza. Perché viene oltraggiato il diritto, sostituito con la forza. E si sa che quando il diritto viene conculcato dall’alto, da chi ha il dovere invece di garantirlo, la reazione dal basso può essere inevitabilmente violenta. Ma in ogni caso non è ciò che è accaduto a Pisa e a Firenze, dove le manifestazioni erano per la pace. E sono state queste libere manifestazioni a essere state represse.

 

Ed è singolare che proprio chi sbraita per la libertà di espressione (la loro!) e va dicendo di aver finalmente garantito il pluralismo nella rete nazionale (la RAI, che sta invece ritornando a essere l’EIAR 2.0) o di voler fare meglio dei governi precedenti; è invece incapace di far fronte e garantire il dissenso, la protesta, le libertà sostanziali delle persone, degli italiani, dei ragazzi. O, forse, non ha alcuna volontà di farvi fronte e proteggerli? Anzi sembra che l’intenzione sia quella di far scivolare la nostra democrazia, così faticosamente conquistata e comunque fragile, in un vero e proprio stato autoritario e despota.

 

Naturalmente i giornalisti di destra negano il pericolo o, peggio, accusano chi è stato aggredito: manifestazioni non autorizzate, hanno forzato il blocco delle forze dell’ordine (sicuro?), non erano angioletti, solo il 3% delle manifestazioni, in fondo, è stato represso (solo!?). Ma è chiaro che anche questo pseudo-giornalismo fa parte di quel progetto autoritario o quanto meno ne è al servizio.

 

Ha invece ragione Alessandro Spaziani (@alespz31) che nel suo post scrive:

Hanno manganellato gli studenti a Bologna, hanno manganellato gli studenti a Roma, hanno manganellato gli studenti a Napoli, hanno manganellato gli studenti a Torino, hanno manganellato gli studenti a Verona, hanno manganellato gli studenti a Pisa: Stato di polizia.

Aggiungiamo a questi incresciosi eventi le identificazioni da parte della digos di chi grida dagli spalti di un teatro: “viva l’Italia antifascista”, o di chi ha manifestato in piazza a Milano solidarietà per l’uccisione del dissidente di Putin, Aleksej Navalny. Aggiungiamo le proposte del DASPO contro gli artisti che fanno politica dai palchi e ancora contro chi manifesta. Le leggi contro gli attivisti ambientalisti, ma mai applicate agli agricoltori (perché fanno voti), che pure hanno occupato le strade, intralciando la viabilità. Aggiungiamo i tentativi di censure e di messa al bando, sempre sulla rete nazionale, delle immagini dei manifestanti aggrediti, mentre invece viene concessa libertà alle manifestazioni nostalgiche filofasciste, tipo quelle di Acca Larenzia e altrove. E ancora le in-feltrite affermazioni di chi vuole sminuire il saluto romano, svuotandolo del significato fascista che ha assunto nella storia. Uniamo insomma tutto questo e il quadro appare più completo e lampante.

 

Legge e ordine. Dio, Patria, Famiglia. Repressione, sorvegliare e punire, la personalizzazione del potere identificato con un capo forte. Non stiamo forse regredendo verso una deriva ungherese, quella di Orbàn, amichetto di Giorgia, che, con il suo regime illiberale, nega diritti e libertà di stampa, ma chiude gli occhi sul Giorno dell’onore in cui nostalgici neonazisti da tutta l’Europa si uniscono nella capitale magiara e commemorano le SS? Non stiamo forse regredendo anche verso una deriva putiniana? Perché, oltre alle insulse "uscite" di alcuni, la maschera di europeismo e atlantismo indossata da questa destra al governo cela un volto molto più inquietante. Un volto che non è quello della nostra democratica. Non è per questo che si sono battuti i padri del Risorgimento (Mameli si starà rivoltando nella tomba), né i padri costituenti e i partigiani della resistenza al fascismo, da Matteotti in poi.

 

Per questo, la mia solidarietà non potrà andare mai a chi detiene i poteri, nella stanza dei bottoni, poteri che non sanno (e ripeto: non vogliono) gestire e la cui frustrazione viene sfogata su giovani indifesi che manifestano, che si vuol far tacere con la violenza e la repressione. Ma è a questi giovani che va e deve andare la solidarietà, a questi ragazzi che chiedono a gran voce, all’unanimità, di poter vivere in un mondo migliore, libero e in pace, e nel rispetto dell’ambiente, un mondo diverso da quello che gli abbiamo lasciato, diverso dal mondo che gli stiamo prospettando. Nessuno vuole (e bisogna impedirlo) che si ripetano gli orribili fatti di Genova 2001.


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