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Lettera all'Umanità

Bellizzi, 29 novembre 2022


Carissima Umanità,

ti scrive da un futuro passato una giovane donna qualunque, senza avere ben chiare le ragioni di una simile "impresa"… Forse il fine conta solo se benefico.

Vorrei comunicare con te, che sei parte di me, la mia parte più preziosa. Tu, tanto varia e vasta, ricca di pregi e bellezze, eppure così soggetta a distorsioni di ogni sorta, che infangano il senso più profondo dell’appartenenza a questa nostra brillante e ambigua specie…Ti scrivo sperando tu possa arrivare, prima o poi, a comprenderti finalmente, nella tua immensità, con la speranza di bandire quei mali che t’affliggono fin da tempi remotissimi…

Vorrei smettessi di aver fame, freddo, sete. Vorrei potessi dimenticare cos’è la guerra. Vorrei i conflitti imparassi a risolverli soltanto con la diplomazia, in modo ragionevole e pacifico: quel tuo modo d’esser lucida, che ti è proprio, e ti distingue dalle bestie. Vorrei che la letteratura e l’arte placassero ogni stinto all’autosabotaggio.

Sai, sei in grosso pericolo e sei la nemica più temibile per te stessa: ti scongiuro inverti la decadenza e l'autodistruzione in corso, scoraggia il nichilismo, azzera l'apatia, disinnesca l'egotismo e risorgi. In fin dei conti, ti confesso di volerti semplicemente uguale al meglio di te stessa, la te che sa donarsi nelle sue più alte manifestazioni: quelle in cui predomina il sublime, la tensione verso l'infinito, affinché il male diventi leggenda lontanissima, da spiegare a fatica alle anime novelle che verranno ad abitare un Pianeta finalmente epurato, rigenerato e salvo. Salvo dall’avarizia, dall’ingordigia e dalla sopraffazione, un Pianeta abitato da uomini e donne liberi d’amare incondizionatamente e profondamente la vita, in ogni sua forma, in ogni suo momento.

Cara Umanità, ti guardo in affanno… Sembri disorientata quanto me, incapace di prendere la via giusta verso un Futuro che sappia restituire luce a chi lo intraprende. Sembri priva della lentezza che si accompagna sempre alla grandezza, troppo impaurita al pensiero del domani. Forse hai scordato da dove vieni, hai dimenticato che per praticare un Bene che sia comune e solido, c’è tanto lavoro individuale e collettivo da fare. Sembri sopraffatta da un’assurda follia, intrappolata dall’ansia del produrre, del gestire tutto sempre in modo efficiente, senza saper dosare i tuoi tempi. Amata Umanità, torna a spendere! Riprendi fiato, ricongiungiti e fai la pace con le tue piccole e grandi imperfezioni: sacrifica la velocità per godere del mentre.


Riscopriti potente e superiore agl’inganni del presente, smetti la schiavitù della tecnologia, che indubbiamente semplifica la vita, ma che se non ben governata, brucia tempo e salute.

Torna a splendere come sai, come devi! Regalati la gioia dello stare ferma a contemplare lo spettacolo del Creato, soltanto tu puoi beartene! Solo tu, di tutte le creature, hai la responsabilità dell’intero ecosistema, così come soltanto tu hai saputo inventare oasi di magnificenze, per esaltare la convivenza con la Natura: tua nemesi e fortuna.

Beata Umanità, torna ad abitare le case, le scuole, arricchisci gli ambienti lavorativi con piccole meravigliose apparizioni quotidiane. Rendi prospero il presente, senza smettere di combattere per la felicità ad ogni latitudine, ad ogni longitudine, sotto qualunque cielo


Torna ad accogliere il Sacro, qualunque sia il tuo Credo, abbraccialo ed incoraggialo, purché non generi mai dolore: che la sofferenza sia bandita in eterno. E la malattia, quella condizione che tutti ci fa uguali e più umani, non ti spaventi…

Permettiti il lusso di splendere anche se prostrata, sii grande come sai e ancora puoi essere.

Che le mie accorate parole siano profondamente tue, che i miei intenti siano degni della tua nobiltà, che le mie azioni ti rendano fiera di me, una della tua “casata”... Con amore sconfinato, consapevole e caotico, in attesa della tua Rinascenza,


tua devota cultrice,

Claudia

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