Nel linguaggio comune un confine è una linea che separa, ma definisce anche, due aree.
Da un punto di vista psicologico, i confini, provate ad immaginare, sono come delle linee invisibili che separano noi dagli altri; separano ed uniscono, definiscono la nostra identità, ciò che tolleriamo e ciò che non tolleriamo, forniscono spazio personale, proteggono e definiscono.
Sicuramente, vi starete chiedendo, cari lettori, come mai ho deciso di iniziare una riflessione su eventi di cronaca con la definizione della parola “Confine”. La risposta potrebbe sembrare semplice, eppure non lo è, né è una risposta scontata: gli abusi rappresentano una violazione dei confini fisici e psicologici della persona.
Questa inumana violenza ha colpito ancora a Milano, la notte di Capodanno: alcuni studenti belgi, per l’esattezza quattro ragazze e due ragazzi, si trovavano vicino alla Galleria Vittorio Emanuele quando sono stati circondati da una trentina o quarantina di ragazzi che hanno cominciato a toccarli sotto i vestiti e le vittime erano impossibilitate a muoversi. La notizia dell’aggressione è stata rivelata da una delle ragazze del gruppo al quotidiano belga “Sudinfo”; la ragazza racconta che è stato un signore italiano a salvarla insieme a sua moglie, anche lei vittima.
Insomma, una notte di festeggiamenti che si è trasformata in un vero incubo.
Ogni giorno, in un attimo, con un clic, veniamo inondati da tali notizie di cronaca che ci lasciano senza parole… Eppure, proprio in questi casi, proprio quando restiamo senza parole, dobbiamo fare uno sforzo e trovare le parole, perché di fronte a questi eventi non possiamo restare in silenzio.
Ci troviamo ormai in un clima di paura e penso sarà capitato anche a voi, cari lettori, di dover fare i conti con questo timore che pian piano si insinua… A me, personalmente, è capitato anche di confrontarmi con persone amiche e ritrovarmi a condividere tale preoccupazione. Chiaramente, i dati statistici ci mostrano come le vittime siano più di genere femminile che maschile, ma episodi come questo ci mostrano che nulla è scontato e che tutto potrebbe trasformarsi in un incubo…
È per questo che scrivo e che invito ognuno di voi alla riflessione, perché c’è bisogno di fare rumore e di prendere la parola in una quotidianità in cui ormai straripano la violenza, la violazione di ogni genere di confine e il silenzio…
Personalmente, la domanda che più echeggia nella mia testa è questa: “Cosa spinge il carnefice a mettere in atto questa inumana violenza?”
Citando un articolo di “State of Mind”, il Giornale delle Scienze Psicologiche: «Secondo Orlandini (2002) quello dell’aggressore non è tanto un bisogno ed un proposito “sessuale”, quanto un fondamentale bisogno di dominanza e forza.»
Sicuramente, l’eziologia dell’abuso è da individuarsi, proprio come per tutti i fenomeni complessi, in una serie di fattori… Ciò che però, personalmente, rivedo riflesso in tutti questi orrendi avvenimenti è proprio questo desiderio di potere che riduce l’altro ad essere oggetto e capro espiatorio su cui consumare tanta illecita violenza.
E voi, cari lettori, che ne pensate?
Concludo esprimendo solidarietà ed empatia a chi, purtroppo, si ritrova ad essere vittima.