Ho letto con molto interesse gli ultimi due editoriali di Marco Antonio D’Aiutolo e mi trovo in parte a convergere con il suo punto di vista, in parte a divergere. Il primo tratta dell’ascesa della destra in Italia con la sua storia e il ruolo che ha avuto Renzi. Il secondo esprime una forte avversione per il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte.
Fotomontaggio: Elly Schlein (© European Union, 2024, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons); Matteo Renzi (Francesco Pierantoni, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons); Giuseppe Conte (Presidenza del Consiglio dei Ministri,CC BY 3.0 IT, via Wikimedia Commons)
Vorrei partire da quest’ultimo perché mi trova, almeno parzialmente in disaccordo. Io penso che Giuseppe Conte abbia avuto una stampa che non gli ha concesso nulla e questo dovrebbe succedere per tutti i politici, compresi Draghi e Monti, che hanno avuto una stampa praticamente “sdraiata”. Se è vero che Conte non ha un retroterra e un passato in politica, ciò non è necessariamente un difetto, visto che ci sono personaggi di dubbio valore che in vita non hanno mai fatto altro. In fondo, secondo il mio personale parere, è stato un buon presidente del consiglio durante il governo Conte 2 ed è stato merito suo vedere assegnati all’Italia i 209mld del PNRR. Riguardo a ciò è stato criticato addirittura perché fossero troppi da chi ora non sa come spenderli. In fondo il suo governo è stato fatto cadere da Renzi proprio per mettere le mani su quei fondi, in quanto il presidente del consiglio dei 5 Stelle era il più difficilmente manovrabile tra i leader politici. Difficile che dopo un simile evento si possa chiedergli di stringere un’alleanza proprio con il suo carnefice.
Diverso il mio giudizio che ho su di lui come leader di partito, ma non conosco le dinamiche interne ai 5 Stelle attuali per valutarne la sua gestione e la democrazia interna al movimento. Quello che mi pare strano è che ci siano giornalisti che hanno sempre avversato i 5 Stelle dall’inizio che ora sembrano quasi nostalgici del periodo dei Vaffa, dell’essere né di destra né di sinistra, del credersi le parti sociali, del non allearsi con nessuno (fino a quando non lo hanno fatto con il famoso contratto firmato con la Lega nelle cui braccia sono stati mandati proprio da Renzi), manifestazioni queste sì di qualunquismo. Mi sembra che con Conte i 5 Stelle abbiano fatto una scelta di campo e non credo che possano essere il cavallo di Troia per l’ascesa di Lollobrigida (che purtroppo non ha bisogno di una tale sponsorizzazione, essendo già ministro). Certo, concordo che certe prese di posizione nette sulle prossime regionali possano sembrare dei capricci per trovare qualche pretesto in modo da uscire dal cosiddetto Campo Largo, ma tenere lontano Renzi dall’alleanza credo che sia salutare per tutti, provate a chiedere a Calenda. Anche riguardo alla scelta del PD di non partecipare alle nomine del cda RAI ci sarebbe qualcosa da dire, visto che la legge che lottizza il servizio pubblico è stata varata da Renzi quando era leader del PD.
E visto che siamo all’argomento Renzi, qui mi sento di condividere in giudizio su di lui. Renzi, secondo me, ha rappresentato un po’ il peggio che la politica italiana potesse offrire. Non riesco a trovargli, almeno come politico, altre qualità oltre alla furbizia e all’opportunismo e la Schlein dovrebbe tenersene alla larga vista la notoria inaffidabilità del personaggio. Riguardo però alle responsabilità nell’ascesa della Destra in Italia, non credo che siano da attribuire solo a lui. La Sinistra ha molte altre responsabilità, come il partecipare senza incidere minimamente a tutti i governi tecnici, da cui abbiamo avuto il pareggio di bilancio in Costituzione, il non avere posizione chiara e alternativa alla Destra su giustizia e pacifismo. Su quest’ultimo punto trovo paradossale farsi scavalcare da Salvini. Anche accettare acriticamente le politiche di austerità dell’Europa non depone a favore della Sinistra, almeno quella moderata del PD.
Ma la più grande responsabilità dell’ascesa della Destra in Italia la Sinistra ce l’ha nel non aver presidiato i quartieri popolari, le fabbriche, al punto da meritarsi l’appellativo di partito della ZTL. È ormai da molti anni che i politici ex-comunisti non si sporcano le mani cercando di parlare con quello che era il loro popolo, come succedeva ai tempi del PCI. Non si tratta di nostalgia, ma di provare a creare una reale alternativa perché la Destra nei quartieri popolari ci va per seminare il risentimento verso quelli che stanno ancora peggio, come gli immigrati extracomunitari. Tutte le uscite di questo attuale governo in tema di lavoro e diritti vanno a svantaggio della categoria dei lavoratori dipendenti e delle minoranze, se non sono loro tradizionali elettori, come i balneari.
Se la Schlein sta operando veramente nella direzione di far uscire il PD dalla ZTL sarò il primo ad esserne felice, ma deve essere una svolta autentica che ora stento a vedere. Il primo passo sarebbe liberarsi dai tanti cavalli di Troia che Renzi ha seminato nel PD.