Inconsapevoli ogni giorno, in mille modi diversi, ascoltiamo musica, in radio, in televisione, nei social, ecc. La musica è parte integrante del nostro essere, ci completa, ci accompagna durante questo viaggio che è la vita. Attraverso la musica esprimiamo le nostre emozioni o la usiamo come strumento per evadere dalla quotidianità, un rifugio dal silenzio della noia, un rifugio dal rumore dei pensieri, un rifugio dalla cruda realtà.
La musica riempie quel silenzio, copre quel rumore, ti dà quel sorriso e quell’energia per affrontare la vita. La musica ci accompagna nei momenti tristi e in quelli felici. È una valvola di sfogo quando la solitudine ci avvolge. La musica è nostra amica da sempre. Oggi la musica non è più solo arte, è molto di più.
Schopenhauer scrisse:
«è un’arte così grande ed oltremodo meravigliosa, ha un flusso così potente nell’intimo dell’uomo, dove è da lui compresa così pienamente e profondamente, come una lingua assolutamente universale la cui chiarezza supera perfino quella del mondo intuitivo»[1].
La musica come lingua universale, che da tutti è compresa, è molto di più che una semplice arte, rappresentazione del mondo delle cose, rappresentazione di emozioni e sentimenti. Non è solo questo.
La musica, come riconosce lo stesso Schopenhauer “si è praticata in tutti i tempi”. Già nell’antica Grecia la musica veniva considerata la medicina dell’anima, per il benessere, appunto, dell’uomo. Pitagora, Platone e Aristotele ritenevano fosse importante per l’equilibrio della psiche e veniva così inserita come disciplina da studiare e praticare. Ancora oggi la musica viene spesso utilizzata con lo stesso scopo, che prende il nome di “musicoterapia”, con effetti benefici sulle funzioni cognitive e fisiologiche dell’uomo. Viene utilizzata come antistress, perché produce e stimola gli ormoni della felicità, ovvero la dopamina e la serotonina. Dunque la musica viene usata per migliorare l’umore, per ridurre l’ansia, ma anche per aumentare la concentrazione, stimolare la memoria e migliorare anche il sonno. Questi sono i benefici che noi otteniamo inconsapevoli mentre ascoltiamo della musica.
Schopenhauer scrive ancora:
«la musica è infatti un’immediata oggettivazione e una riproduzione dell’intera volontà, così come lo è il mondo, anzi come lo sono le idee, il cui fenomeno moltiplicato costituisce il mondo delle singole cose. La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, la riproduzione delle idee, bensì la riproduzione della volontà stessa, di cui anche le idee sono oggettivazione. Appunto per questo l’effetto della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti, poiché queste parlano soltanto dell’ombra, quella invece dell’essenza».[2]
In questo passo l’autore eleva la musica rispetto alle altre arti, le quali rappresentano la riproduzione delle idee, come diceva lo stesso Platone, la copia della copia del mondo delle idee, riferendosi all’arte come pittura. La musica è molto di più, è più penetrante, tocca il fondo della nostra anima, invade i nostri pensieri, è come una vera e propria ascesi, ovvero una liberazione dalla pesantezza provocata dalla solita routine quotidiana, dai vari problemi che si presentano ogni giorno.
La musica, inoltre, è come una via da prendere quando vogliamo ripercorrere un momento. Si, perché la nostra mente fa questo: quando stiamo vivendo un momento felice o triste, e come sfondo è presente una canzone o una semplice melodia, la nostra mente associa quel momento a quel tipo di musica che, anche in modo inconscio, noi stiamo ascoltando. Succede, allora, che quando andremo a riascoltare quel determinato brano la nostra mente rievoca il ricordo di quel momento e lo rende presente sotto forma di pensieri ed emozioni. La musica quindi ha la capacità di riportarci nel passato, di riviverlo attraverso ricordi ed emozioni.
Schopenhauer afferma ancora che nella melodia si riconosce l’oggettivazione della volontà, il ponderato vivere e ricercare dell’uomo. Scrive:
«La melodia […] narra la storia della volontà illuminata dalla ragionevolezza; è impronta della volontà nella realtà, è la serie dei suoi atti; la melodia dice di più: narra la storia più segreta della volontà, tutto ciò che la ragione riunisce sotto il vasto e negativo concetto di sentimento e non può più assumere nelle proprie astrazioni. Anche per questo, si è sempre detto che la musica è la lingua del sentimento e della passione, così come le parole sono la lingua della ragione».[3]
[1] Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, (traduzione di Gian Carlo Giani) Newton Compton editori, Roma, 2023, p. 284
[2] Ivi, cit., p. 286
[3] Ivi, cit., p. 288
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