«Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del nostro governo. Mi torneranno inevitabilmente alla memoria le mille manifestazioni a cui ho partecipato con tanta passione. Senza mai prendere ordini da alcuno. Al famoso 'Siate folli, siate affamati', di Steve Jobs, io vorrei aggiungere 'siate liberi'. Perché è nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano.»
Come dimenticare le parole della premier nel suo discorso di insediamento di due anni fa. Esatto, sono proprio sue! Ma sono anche una cinica bugia.
Infatti è proprio questa libertà di manifestare il bersaglio del decreto Sicurezza, approvato alla Camera dalla maggioranza, nella completa disattenzione delle opposizioni. Un ddl che, tra le altre cose, contiene misure disumane: da quella anti-rom che prevede il differimento della detenzione per le donne incinte o con figli piccoli, a quella anti-Gandhi, che non solo punisce ogni rivolta negli istituti penitenziari, ma anche gli atti di disobbedienza agli ordini delle guardie carcerarie o la resistenza passiva, tipo lo sciopero della fame contro le orribili condizioni carcerarie. Ma la più crudele è la norma anti-migranti che vieta di vendere una Sim a chiunque non abbia il permesso di soggiorno. «Esattamente l’opposto della cultura giuridica su cui si fonda la Repubblica, che non legittima in alcun modo la violenza, ma il conflitto e la libertà di esprimere critica e dissenso sì.» (Silvia Truzzi, Fatto quotidiano, 26.09.24).
Un moto di simpatia, dunque?! Come no? credeteci!
Ma l’obiettivo è ancora un altro. Prendiamoli da piccoli. Dalle scuole. Smantelliamo, cioè, le condizioni stesse di possibilità affinché i nostri bambini e giovani non arrivino affatto a maturare idee autonome e contrarie al governo. Ed ecco che, a braccetto col Ddl repressione (o anche Ddl Orban) c’è il «modello di scuola securitario e sovranista della destra imposto a colpi di provvedimenti dal ministro leghista all’Istruzione (e merito) Giuseppe Valditara» (Luciana Cimino, Manifesto, 26.09.24). Il disegno di legge, approvato in via definitiva alla Camera, avrebbe lo scopo di contrastare il bullismo. È invece un’azione che «reprimere ogni iniziativa politica o civile degli studenti» (idem). Ritornano allora i giudizi sintetici e il voto in condotta: con l’insufficienza lo studente sarà rimandato a settembre e obbligato al recupero in educazione civica, dove scompare la parola cittadinanza, e dove ricorre il più nazionalistico «patriottismo». Poi ci sono le sospensioni. Se per due giorni, gli alunni puniti «dovranno svolgere attività di recupero e produrre un testo sulle conseguenze dei propri comportamenti, in linea con la concezione del ministro sull’umiliazione come “fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità”» (idem). Se tre giorni, dovranno svolgere attività di cittadinanza solidale. E ci sono poi sanzioni pecuniarie, da 500 a 10 mila euro, in caso di aggressione a docenti e personale scolastico, soldi che saranno donati all’istituto per riparare i danni d’immagine.
Un vero e proprio ritorno al passato, ha osservato il pedagogista Daniele Novara che aggiunge: in questo provvedimento «di pedagogico non c’è niente», ma fa della scuola «un centro di recupero come il carcere minorile». «Mi sono chiesto cosa sta succedendo? Questi dove vivono?» (intervista rilasciata al Manifesto, 26.09.24).
Esatto: dove vivono? Perché sarà pur vero che secondo i sondaggi il consenso a Meloni è ancora alto. Ma non sembra che questi non siano capaci di fotografare la società italiana: la raccolta firme per la cittadinanza, quella contro l’autonomia differenziata e soprattutto il presidio di Roma del 25 settembre scorso, che ha visto una massiccia partecipazione di molteplici associazioni e movimenti, soprattutto giovanili, contro il Ddl sicurezza, mostrano che le cittadine e i cittadini, le giovani e i giovani italiani non solo sono contro il governo, da cui non si sentono rappresentati. Ma non trovano rappresentati validi neppure tra i leader delle opposizioni, che si affannano, si accodano, ma restano incapaci di unirsi su un programma comune e alternativo, e non sanno fare altro che dividersi su tutto, persino sulle nomine Rai. Non è un caso se la raccolta delle firme per il referendum che chiederà di dimezzare da 10 a 5 anni la concessione della cittadinanza italiana a chi vive con noi, è stata sì un’iniziativa di +Europa, ma ha avuto successo raggiungendo il quorum proprio perché non aveva un colore politico e grazie alla sensibilizzazione da parte di influencer e artisti.
Non aveva torto Meloni: «È nel libero arbitrio la grandezza dell'essere umano.» Peccato che poi abbia e stia cercando di ridurre le libertà a un mero «credere obbedire combattere».
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