«Supponente, prepotente, arrogante, offensivǝ, ridicolǝ». Come si potrebbe non omaggiare il Cav, in un articolo su questo governo nell'anniversario del suo insediamento, avvenuto il 22 ottobre 2022? Dopotutto, si cerca ciò che unisce, non ciò che divide. E noi consideriamo gli epiteti, appuntati dal B, tra i banchi del Senato, validi quanto il vangelo lo è per i cristiani. Non limitandoli, alla premier, come fece lui, ma estendendoli alle politiche dell’intero esecutivo.
Cos'è altrimenti un governo di destra, soprattutto se si dice pronto, per poi mostrare di non esserlo? Che dice di metterci la faccia dinanzi ai problemi italiani (magari amplificandoli) e sforna decreti su decreti, propinati come risolutivi, mediante strategie di marketing ben oliate, ma che alla fine offrono soluzioni di breve durata, se non proprio zero soluzioni? Non è da considerarsi tale, il suo populismo penale: cioè creare nuovi reati, inasprire pene, pur di apparire come eroe dell’ultima ora e accrescere il consenso? Cosa sono, secondo voi, i decreti rave party, Cutro, Caivano? Ma eccolo, a festeggiare l’anno trascorso con lo slogan «L’Italia vincente». Altro che “ci mettiamo la faccia”, questo governo è proprio di facciata.
A tal proposito, c’è un esasperato impegno da parte della Meloni a politicizzare (ma non nel senso nobile del termine) la sua privacy. A partire dal suo essere donna, madre e cristiana, svuotate di altri significati e valori, per essere ridotte a cose: cose pubbliche, seppur non res publica. Il suo stesso nome è pubblicità. La sua storia di abbandono da parte della figura patena, il parentato – sorella e cognato, ben sistemati. Sua figlia. E ultimo, ma – come si dice – non ultimo, la sua relazione.
Ne abbiamo già parlato anche noi. Qui vogliamo riportare una considerazione di Marco Travaglio: se il first gentleman (l'ex) della premier s’atteggia a giornalista politico, è inevitabile il conflitto di interessi. Meloni fu costretta a intervenire per giustificare una delle sue uscite infelici, tipo quando ha suggerito alle donne come comportarsi per non istigare il lupo cattivo. Intervento in cui, ovvio, lui venne difeso e le donne esorate a tenere la testa sulle spalle. Oltre a regalarci altre perle maternalistiche – ops, paternalistiche – sul rispettare la libertà di stampa e di parola. (Bizzarro, dato che lei e il governo non perdono occasione per querelare questǝ e quell’altrǝ giornalista non allineatǝ). Quando poi la situazione è esplosa, con le oscenità dei fuorionda di Giambruno e la Meloni ha posto fine alla relazione, chi sono state le grandi dimenticate in tutto questo lerciume? Le donne giornaliste, molestate sul luogo di lavoro.
Eh bè, ma la Meloni 'n family ha altre preoccupazioni! Lamentarsi e accanirsi cioè contro chiunque parli della loro vita, che è l'atteggiamento più grottesco di questa propaganda del privato. Chi ha presente quel tipo di vicini che litiga e sbraita senza discrezione e pudore, stendono al sole le proprie faccende, la propria vita chiassosa, e poi accusano di ficcanasare chi, invece, vorrebbe starsene per conto proprio, in casa propria? Così Meloni e chiunque l'affianca in questa infelice sequenza di episodi da Beautiful o da reality qualunquista da Bel Paese quali sono. Cambiate canale, direte! Vorremmo poterlo fare. Evitare, per esempio, un TG, che altro non è se non un'incensata continua al governo, da far invidia a Roberto Forges Davanzati – il giornalista radiofonico molto in voga negli anni ’30 con il suo Cronache del Regime. Ma anche noi viviamo qui. Siamo italian3, per fortuna o purtroppo, e costrett3 a subire, da un anno a questa parte, le politiche sessiste e sessofobiche, omofobe e r@zziste, di questo ridicolo, offensivo, arrogante, prepotente, supponente governo destro-cratico, che, per parafrasare una nota anticlericale di Gaetano Salvemini, rivendica una libertà unilaterale in base a principi democratici per negarla agli altri in base a ideologie antidemocratiche.
Non bere, non fare aperitivi, né uso di droghe. Non fare sesso. Non hai il diritto a interrompere la gravidanza. Non hai diritto ad avere figli con la gestazione per altri. Non dare nomi a cani e gatti. Le famiglie omogenitoriali sono schifezze. Un figlio gay un dispiacere. Difendiamo a spada tratta il libro in cui si sostiene che le femministe sono streghe e i gay anormali – scritto, tra l'altro, da un generale dell'esercito. Che cliché! Scagliamoci contro chi reagisce con sdegno e disappunto. Stabiliamo come si gestiscono risentimento e dissenso. Quereliamo chi ci è contro, manganelliamo chi protesta in piazza, soprattutto se antifascista.
È tutto un «noi contro loro», la politica destro-cratica, emblematicamente espressa nel discorso video di Meloni inviato alla festa di FdI, di cui sopra: «Cattiveria e metodi per indebolirci» dice, «noi uno specchio della loro meschinità», «gli altri si rotolano nel fango, noi voliamo alto», «noi siamo il nemico da abbattere». E di «Noi contro loro», direbbe Jason Stanley, per descrivere un certo tipo di politica, è puntellato l’intero anno di questo governo. Il peggiore degli ultimi decenni, per cui non poca responsabilità è da attribuire anche a certa sinistra, per essere stata poco di sinistra. Il primo, mai così a destra, dalla fine della seconda guerra mondiale. Una destra che era emarginata, che portava su di sé uno stigma nero, a cui fa fatica a rinunciare. Ma che governa carica di vittimismo, odio e desideri di rivalsa. È un «noi contro loro», in cui i loro sono una fetta consistente di italian3 res3 nemic3, res3 illegali, esclus3 dall’interesse politico, dalla sfera pubblica. Nell’ultima intervista rilasciata al quotidiano d’aria, Il Giornale, la presidente del consiglio si è detta attonita dall’incapacità «che alcuni hanno di mostrare un po’ di amor di Patria» e «stanno sempre dalla parte opposta all’Italia», assumendo «un atteggiamento profondamente anti-italiano». Ma sono lei, il suo governo, la sua politica e la sua ideologia a essere antitaliani, contro quest3 italian3.
Parliamo di quell'Italia, figlia di un dio minore, espulsa persino da una traballante manovra, ma in cui è già chiaro nelle bozze chi merita di essere premiato e sostenuto: le madri prolifere, funzionali alla crescita demografica nazionale. Oltre quel ruolo, la donna non esiste, per usare le parole di Lacan, reinterpretate dalla filosofa slovena, Alenka Zupančič. La donna in quanto tale non gode di emancipazione economica e pari opportunità. Non solo tra generi, ma nel genere. Anzi, chi non vuole figli, paghi gli assorbenti con tanto d'aumento d’IVA. Si può fare marcia indietro su carni sintetiche, giammai su mamme bio e soprattutto di qualità, se cioè all’interno di una relazione binaria, cis ed eteronormativa. Può anche separarsi dal partner, ovvio (forse!). Con l'imprimatur della premier. Purché quel partner sia maschio bianco etero, direbbe John Niven, e la femmina non rischi di causare un'irreparabile sostituzione etnica: i sanguemarcio vanno perseguiti per tutto il globoterracqueo, ricacciati fuori dai confini, lasciati al Mediterraneo. Per l’Africa, c’è il piano Mattei, a meno che l'Africa non difenda la Palestina.
Non esiste nessuna altra Italia fuori dalla narrazione destrocratica, che, come una bimba, quella dell’ormai abusato spot, continua a guardare nostalgicamente, mentre rincasa, quella felice famiglia tradizionale, composta di padre, madre e, preferibilmente, figli; e regala incentivi di riconciliazione per produrne il più possibile. Salvo tassare poi pannolini e latte in polvere. E nessun mammo è ammesso, se non si vuole incorrere in un reato universale. I maschi, o sono come il protagonista del romanzo di Niven: attivi, puttanieri e molestatori, o non sono. Non rieducateli, non sensibilizzateli. Se pure, a parole, si dice di doverlo fare, le stesse bocche di politici e giornalisti sfornano una fraseologia sessista che perpetra una certa mascolinità e, di conseguenza, una certa femminilità, a testimonianza di un patriarcato duro a morire, che genera “mostri”, che, alla fine, vorrebbe pure combattere con punizioni esemplari.
Sorvegliare e punire. Così risolve le cose. Coi decreti, contro i migranti, contro chi li aiuta, chi osa desiderare una genitorialità non convenzionale, una mono-genitorialità, contro chi vuole essere donna fuori dai ruoli approvati. Un’Italia negata. Questo governo destrocratico più che metterci la faccia, mostra la sua faccia: supponente, prepotente, arrogante, offensivo, ridicolo, è così anti-italiano da lasciarci attoniti.
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