top of page

Kant: il tempo come condizione trascendentale del soggetto

Questo articolo sarà il primo dei tanti che seguiranno in futuro con lo scopo di assumere come prospettiva di lettura la concezione del tempo che la filosofia e le scienze hanno effettuato nel corso della storia occidentale del concetto.


Iniziamo con la concezione di tempo adottata dal filosofo tedesco Immanuel Kant.

 

Il domandare filosofico sul tempo


La filosofia si apre dunque con la domanda sul tempo: a) se esiste; b) come esiste; c) qual è la sua natura. Un tale domandare ha una caratteristica peculiare: esso coinvolge insieme colui che domanda, in quanto essenzialmente contrassegnato nel proprio essere dal tempo. Si interroga sul tempo colui che è per essenza un “essere nel tempo”. Come osserva Seneca: Reliqua nobis aliena sunt, tempus tamen nostrum est. L’essere dunque viene concepito a partire dal tempo. In questo modo la questione “del” tempo ha valore insieme soggettivo e oggettivo. Attraverso il tempo, è problematizzato l’essere dell’uomo e infine l’essere tout-court.

 

Il problema di Kant

 

Egli cerca di giustificare filosoficamente la fisica newtoniana (universale e necessaria) tenendo ferma la critica humeana secondo cui l’esperienza non può fornire alcuna necessità e alcuna universalità.

 

La soluzione circa il tempo

 

La sua soluzione (è il soggetto che dà leggi alla natura, strutturandola in giudizi sintetici a priori) è già operante nell’Estetica trascendentale, in cui Kant spiega come e perché il soggetto dispone di uno spazio assoluto e di un tempo assoluto (chiaramente di matrice newtoniana) imponendoli al fenomeno, e non derivandoli da esso (non sono cioè concetti empirici). La giustificazione che ne dà è la stessa, per lo spazio e per il tempo.

 

  • Spazio:

«Il concetto di spazio non viene astratto da sensazioni esterne, cioè da qualcosa posto fuori di me, perché qualcosa fuori di me esiste solo presupponendo lo spazio. Dunque “la possibilità di cose esterne come tali suppone lo spazio, non lo crea. […] esso è quindi un’intuizione pura».[1]
  •  Tempo:

«L’idea di tempo non nasce dai sensi, ma è da essi supposta. I fatti che toccano i sensi – siano essi simultanei o successivi – non possono essere rappresentati che tramite l’idea del tempo; neppure la successione genera il concetto del tempo, piuttosto richiama a esso. Non si può quindi definire correttamente la nozione di tempo, in quanto acquisita per via d’esperienza, come la serie degli enti attuali esistenti uno dopo l’altro (Nacheinander). Non comprendo infatti che cosa significa il vocabolo dopo (Nach), se non ho già il concetto di tempo […] l’idea del tempo è dunque un’intuizione pura».[2]

Queste due sezioni riappariranno nell’”Estetica trascendentale” della Critica della ragion pura, 1781, 1787. Il tempo diventa quindi intuizione pura, temporalizzazione univoca e assoluta di ogni esperienza fenomenica, nonché oggetto (intuizione) della matematica, in quanto il numero si fonda sulla nozione di successione. (anche per questo, in Kant, la natura, cioè l’insieme dei fenomeni, è descrivibile matematicamente e geometricamente, in quanto tempo e spazio cono condizione dell’intuizione sensibile). Il tempo è un atto di temporalizzazione del soggetto relativo a ogni ente percepito e alla stessa esperienza interna.

 

[1] I. Kant, De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis, 1770, § 15, trad. it. Scritti precritici, Laterza, Roma-Bari 1982, p. 440.

[2] Ivi, 13, pp. 435-6.

Bình luận


Unisciti ai canali

  • Instagram
  • Facebook
  • Whatsapp
bottom of page