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Il secondo mandato di Trump tra censura, propaganda e verità manipolata

Donald Trump nelle ultime settimane è stato coinvolto in diverse controversie politiche ed etiche che hanno suscitato forti preoccupazioni e allarmi sia a livello nazionale che internazionale. In primo luogo, il neoeletto presidente degli Stati Uniti ha intrapreso azioni ai limiti del potere presidenziale e della resilienza democratica. Tali azioni includono: la concessione di grazia a individui coinvolti nell'attacco al Campidoglio, la nomina di lealisti in posizioni chiave e la rimozione di funzionari del Dipartimento di Giustizia. Inoltre, Trump ha dichiarato di incarnare la legge federale e ha promosso riforme governative significative, sostenendo che, a suo dire, esse riflettano la volontà del popolo. Mosse mirate, senza dubbio, a consolidare il suo potere, suscitando allarme tra gli esperti di democrazia che le paragonano a tattiche autoritarie osservate a livello globale.

Xuthoria, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Xuthoria, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Continua imperterrita anche la promozione a prodotti legati al suo marchio. Le sue numerose iniziative imprenditoriali, tra cui la piattaforma di social media Truth Social, una società di criptovalute e partnership della Trump Organization in Medio Oriente, presentano gravi conflitti di interesse che potrebbero violare leggi federali, inclusa la clausola sugli emolumenti esteri della Costituzione. A ben vedere, durante il suo primo mandato, Trump non si è svincolato dalle sue proprietà e ha beneficiato finanziariamente della sua presidenza.


Com’era prevedibile, l'amministrazione ha intrapreso da subito una serie di azioni riguardo la libertà di espressione, la censura e l'integrità della scienza. Queste misure, nell’ottica del ribaltamento del reale e nella disturbante circostanza in cui siamo immersi, ovvero, in piena dissonanza cognitiva, sembrano contraddire le precedenti critiche rivolte alla cosiddetta "cancel culture" associata al movimento "woke". Attraverso un ordine esecutivo Trump ha imposto alle agenzie federali l’eliminazione di vari termini come non binario, transgender e LGBT dai loro documenti e comunicazioni ufficiali. L'obiettivo dichiarato è quello di ripristinare la “verità biologica” nel governo federale, vietando l'uso di terminologie associate all’ideologia di genere.

 

A tal proposito, Amnesty International ha rivolto un appello a Donald Trump affinché il suo secondo mandato rispetti i diritti umani in tutte le politiche e decisioni del governo. L’organizzazione ha espresso forti preoccupazioni basate sul primo mandato di Trump e sulle sue promesse elettorali, che lasciano presagire un peggioramento della situazione.

 

Tra i principali timori, Amnesty denuncia la retorica aggressiva di Trump contro le comunità più vulnerabili, come migranti e persone transgender, nonché le minacce di rappresaglie contro oppositori politici e giornalisti, pratiche tipiche dei regimi autoritari.

 

Il contesto globale in cui Trump inizia il suo secondo mandato è abbastanza eloquente: crescente disuguaglianza, atteggiamenti autoritari in aumento, conflitti in corso, politiche di estrema destra su larga scala, restrizioni ai diritti delle donne e delle minoranze, un’emergenza climatica sempre più imminente e il potere incontrollato delle grandi aziende tecnologiche. Se gli Stati Uniti si ritirassero dagli impegni internazionali per la difesa dei diritti umani, si creerebbe un pericoloso vuoto che porterebbe all’indebolimento dell’intero sistema di protezione globale.

 

Durante il suo primo mandato, Trump ha già adottato politiche estreme, caratterizzate da xenofobia e suprematismo bianco, che hanno portato a diffuse violazioni dei diritti umani. Il suo ritorno alla Casa Bianca avviene in un momento in cui il governo non solo non ha minimamente affrontato questi problemi, ma ha addirittura rafforzato misure discriminatorie su temi come la giustizia razziale, la violenza armata e i diritti riproduttivi.

 

Inoltre, nelle scuole gestite dal Dipartimento della Difesa, l'accesso alle biblioteche è stato sospeso temporaneamente per condurre una sorta di revisione di conformità in linea con le nuove direttive esecutive. Questa revisione mira a identificare e rimuovere libri che trattano temi legati all'equità di genere e alla diversità, influenzando fino a 67.000 studenti in 160 scuole.

 

Come già sottolineato, è significativo notare che queste azioni provengono da un'amministrazione che ha aspramente criticato la "cancel culture", accusandola di limitare la libertà di espressione. Le recenti misure adottate, come la censura di libri e la limitazione dell'uso di specifici termini, sembrano riflettere una forma di censura istituzionalizzata.

 

Il problema morfologico dell'amministrazione Trump si manifesta nell’impatto sulla percezione della realtà e, di conseguenza, della verità. La struttura comunicativa statunitense si rapporta alla realtà privilegiando una narrazione propagandistica che potrebbe distorcere fatti e conoscenze consolidate. Un approccio che inevitabilmente comporta delle implicazioni importanti non solo per le questioni interne degli Stati Uniti, ma anche per situazioni internazionali complesse come quelle in Gaza e in Ucraina, dove la manipolazione delle informazioni può influenzare pesantemente le percezioni pubbliche e le politiche estere. Questo pone interrogativi cruciali sull'affidabilità dell'informazione, sull'indipendenza della scienza e sul rischio  di una realtà sempre più modellata dalla propaganda.


La manipolazione della realtà attraverso la propaganda non si limita solo a parole o decisioni politiche, ma si estende come un virus anche con l’uso sofisticato delle nuove tecnologie. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di generare immagini e video iperrealistici, spesso grotteschi, sta diventando uno strumento sempre più potente per alterare la percezione collettiva degli eventi. Un esempio emblematico è il recente video condiviso da Donald Trump su TruthSocial, che ha scatenato un acceso dibattito sulle rappresentazioni distorte della realtà, generando orrore e disgusto. Il video ritrae Gaza tramutata in una lussuosa riviera del Medio Oriente, promuovendo una visione utopica e disumana della regione. Si è poi scoperto che era nato come una parodia realizzata dal gruppo pro-Israele "Nazi Hunters". La condivisione del video da parte di Trump, priva di contesto, ha alimentato interpretazioni fuorvianti, contribuendo a una narrazione propagandistica che distorce la realtà e il dramma umanitario in corso.


L’artista Andrea Gastaldon ha realizzato un filmato che funge da risposta, sempre tramite L’AI, che propone una visione diametralmente opposta: una Gaza distopica e insanguinata, con Trump, Joe Biden e Kamala Harris ritratti su una spiaggia segnata dalla violenza. Un'opera che, al contrario, si pone l’obbiettivo di denunciare lo spietato cinismo di certe rappresentazioni e la disconnessione tra la propaganda politica e la realtà vissuta capace di accrescere la già infoltita dissonanza cognitiva che permea il mondo contemporaneo e che pare non voler cessare.


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