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Il patto col diavolo. Mussolini e papa Pio XI. Dal Concordato alle leggi razziali

Roma, 1922: in febbraio, il cardinale Achille Ratti viene eletto papa con il nome di Pio XI; alla fine di ottobre, dopo la Marcia su Roma, Mussolini diventa presidente del Consiglio. Da quel momento, i destini del papa e del dittatore restano legati a filo doppio. Grazie all’apertura, nel 2006, dell’Archivio Vaticano. David Kertzer porta finalmente alla luce in questo libro – vincitore nel 2015 del premio Pulitzer – una storia di opportunismi e di interessi talvolta convergenti, a partire dalla comune e ferrea lotta contro il comunismo, ma anche di riluttanze, insofferenze, duelli all’arma bianca, e spie, traditori, carte segrete e scandali taciuti. Mussolini aveva bisogno del Papa per guadagnare il consenso in un Paese cattolico, il papa intendeva restaurare i privilegi perduti del clero. Il Concordato firmato l’11 febbraio 1929 segna il punto culminante dell’intesa, ma l’alleanza sempre più stretta tra Mussolini e Hitler e le leggi razziali del 1938 fanno inorridire Pio XI, deciso a condannare il razzismo nazista in un discorso da tenere ai vescovi italiani l’11 febbraio 1939. Ma il papa morirà il 10, e tutte le copie di quel discorso saranno fatte scomparire…

Il Cardinale Gaspari e Mussolini sono mostrati al centro di un gruppo di notabili del governo vaticano e italiano in posa al Palazzo Lateranense prima della firma del trattato (febbraio 1929) - da Wikimedia Commons

Nota dell’autore

 

La Chiesa cattolica romana, questo almeno è quanto si dice, lottò eroicamente contro il fascismo. I papi avversarono la dittatura perché limitava i diritti civili e l’Azione cattolica era in prima linea nell’opposizione al regime. Le leggi razziali del 1938, in questa versione rassicurante della storia, suscitarono l’indignata protesta del Vaticano per come gli ebrei venivano trattati.


Purtroppo, come abbiamo visto in queste pagine, le cose andarono diversamente. La Santa Sede ebbe un ruolo determinante tanto nell’ascesa al potere del fascismo quanto durante il Ventennio. L’Azione cattolica operò di concerto con le autorità fasciste per inasprire la repressione da parte delle forze di polizia. Invece di opporsi al fatto che gli ebrei venissero considerati cittadini di serie B, la Chiesa fornì a Mussolini le proprie argomentazioni più solide a sostegno di tali severe misure nei loro confronti. Come ho mostrato in queste pagine, il Vaticano strinse un accordo segreto con Mussolini omettendo qualsiasi critica alle leggi razziali antisemite in cambio di un trattamento di favore delle organizzazioni cattoliche. Questo frangente è poco conosciuto in Italia e, malgrado le prove qui presentate, si tenderà a negarlo. Che il Duce e i suoi tirapiedi contassero sull’appoggio della cerchia ristretta di Pio XI per tenere sotto controllo le crescenti perplessità del pontefice su Mussolini e Hitler è una circostanza imbarazzante per svariate ragioni; non ultima il fatto che il cardinal Eugenio Pacelli, che sarebbe succeduto a Pio XI, avesse un ruolo centrale in questi sforzi. Non c’è cosa più cara ai tradizionalisti della Chiesa della causa di canonizzazione di Pacelli, papa Pio XII.

Il momento della firma dei Patti Lateranensi, 11 febbraio 1929 (Attribuito ad Alberto Felici (Pubblico dominio o Pubblico dominio), tramite Wikimedia Commons); Papa Pio XI (Associated Press, Public domain, via Wikimedia Commons); Cardinale Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII (SDASM Archives, No restrictions, via Wikimedia Commons).

Con l’apertura nel 2006 degli Archivi Vaticani relativamente a questo drammatico periodo, può finalmente essere ricostruita la storia di questi anni con le sue ricche sfaccettature, le emozioni, i risvolti inattesi. Le annotazioni quotidiane di Pacelli a proposito dei suoi incontri con il papa, oltre a migliaia di documenti che gettano luce su questa vicenda, sono consultabili presso l’Archivio Segreto Vaticano. Documenti preziosi si trovano anche in altri archivi ecclesiastici resi accessibili di recente, quali l’archivio della sede centrale dei gesuiti di Roma, dove sono conservati gli incartamenti di padre Pietro Tacchi Venturi, l’emissario privato del papa presso Mussolini.

 

Se i documenti ecclesiastici offrono una nuova e preziosa visione dei fatti, non raccontano però tutta la storia. C’è molto da scoprire anche dalle carte del regime fascista. Grazie a questi dossier, leggiamo vivide descrizioni dell’intrigo vaticano e chiari resoconti dei suoi scandali come in nessun altro periodo storico. Tra i personaggi schedati nei corposi rapporti della polizia fascista, che registra spietatamente ogni mossa, c’è un protetto del papa che divenne cardinale malgrado la lunga sequela di accuse di pederastia. Da questi fascicoli apprendiamo anche dell’inverosimile tentato omicidio di padre Tacchi Venturi, e del segreto che egli cercò di custodire in ogni modo. È grazie alla capillare rete spionistica approntata dal regime in Vaticano se l’Archivio di Stato dispone di numerosissimi rapporti, nei quali si illustrano le manovre dei prelati per il potere che nessun documento vaticano registrerebbe e si descrivono gli esiti imbarazzanti delle indagini papali a tutt’oggi inaccessibili nei fascicoli classificati come «personali».

 

Nei sette anni occorsi per la ricerca archivistica confluita in questo libro ho compilato copie digitalizzate di venticinquemila pagine di documenti conservati in vari archivi. Ho anche studiato attentamente migliaia di pagine di corrispondenza diplomatica, diari e memoriali editi in italiano, francese, inglese e tedesco. Un’attività tutt’altro che noiosa dati i continui colpi di scena. La sfida di ricostruire documenti di archivi diversi per comporre annosi rompicapi è stata inebriante. La relazione tra i due giganti protagonisti di questo volume si è rivelata anche più intrigante del previsto. E non per le differenze tra papa e Mussolini – anche se per molti versi non sarebbero potute essere più accentuate –, ma piuttosto per quanto avevano in comune. Entrambi avevano un carattere esplosivo. Ciascuno fremeva di rabbia quando ritenuto un burattino dell’altro. Entrambi pretendevano obbedienza incondizionata dai propri sottoposti, le cui ginocchia tremavano letteralmente all’idea di irritarli. Ognuno vedeva l’altro con occhi disincantati, tuttavia temeva la fine della mutua alleanza.

 

Queste pagine espongono la storia di due uomini che salirono al potere a Roma nello stesso anno e cambiarono il corso della storia del XX secolo. Erudito, perbene e devoto, Pio XI trascorse gran parte dell’esistenza a studiare vecchi manoscritti. Rimpiangeva l’età medievale, quando le verità della Chiesa erano intoccabili. Mussolini, apostolo del nuovo, era un sobillatore, un prepotente violento visceralmente anticlericale. Come abbiamo visto, la relazione non si concluse bene. Pio XI, che una volta salutava il dittatore come l’uomo della Provvidenza, si sentiva maltrattato; il Duce non era più felice di lui: come disse ai membri del Gran consiglio, il papa era un disastro.


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