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Il genere dell'umanità è la differenza

"L'umanità ha un unico genere, la diversità. La diversità degli uni rispetto agli altri è ciò che ci rende uguali." Questo mio aforisma vuole essere un potente invito a riflettere sulla nostra comune umanità attraverso il prisma delle differenze individuali. Questa prospettiva ci conduce a un profondo apprezzamento della diversità non come un elemento di divisione, ma come la base fondamentale dell'uguaglianza e della coesione sociale. L'umanità "a senso unico", dico io, è quella che non riconosce la propria natura, cioè la diversità. Userò molto e di proposito questo termine finché non sarà talmente naturale il suo suono da sentirne la similitudine in tutti noi. 

Emmanuel Levinas, filosofo francese di origine lituana, ci ricorda che l'incontro con l'Altro, con la sua irriducibile alterità, è il fondamento dell'etica. Questo incontro ci interpella e ci chiede di riconoscere la nostra responsabilità verso gli altri. In una società che valorizza la diversità, ogni individuo è chiamato a rispettare e proteggere l'unicità dell'altro, creando un tessuto sociale basato sulla solidarietà e sul rispetto reciproco. L'altro, che ci sfida continuamente, impedendoci di chiuderci in una visione egocentrica del mondo e ricordandoci che esistono prospettive e vissuti diversi dai nostri, non può mai essere completamente conosciuto o ridotto ai nostri schemi di pensiero.

Accettare l'alterità dell'altro significa riconoscerne e rispettarne l'individualità e la libertà. Il volto dell'altro esprime vulnerabilità, chiedendoci implicitamente di rispondere con cura e responsabilità. Questa responsabilità non è scelta, ma è imposta dalla stessa presenza dell'altro: siamo chiamati a rispondere al bisogno dell'altro, a proteggerlo e a rispettarlo. Questo appello etico è fondamentale e prioritario, antecedente a qualsiasi scelta o decisione. È una responsabilità che viene "prima della libertà", come sostiene Levinas, e che costituisce la base della nostra etica. Questa visione ci invita a ripensare il concetto di responsabilità non come un dovere imposto dall'esterno, ma come una risposta naturale alla vulnerabilità e all'umanità dell'altro. Trasportare il concetto del volto dell'altro nelle nostre relazioni quotidiane significa impegnarsi a trattare ogni persona con rispetto e dignità. Significa ascoltare attivamente, cercare di comprendere le prospettive altrui e rispondere ai bisogni e alle sofferenze degli altri. Questo approccio può trasformare le nostre relazioni, rendendole più autentiche, dove intendiamo l'autenticità strettamente legata alla formazione di un'identità morale. Un io autentico è quello che si riconosce e si costruisce attraverso l'adesione a valori e ideali che ritiene genuinamente importanti, quando si impegna pubblicamente in qualcosa. L'io autentico è quello che è profondamente impegnato in un insieme di valori che trascendono l'individuo. Oggi, il messaggio di Levinas sul volto dell'altro, qui riportato in breve, è un richiamo potente e urgente a riscoprire l'essenza della nostra umanità, attraverso l'etica della responsabilità e del rispetto incondizionato.

Ritornando alla mia riflessione iniziale, la diversità è intrinseca alla condizione umana. Ogni individuo è un universo a sé, detentore e portatore di esperienze, prospettive, culture e identità uniche. Questa molteplicità di esperienze arricchisce la nostra comprensione del mondo e contribuisce alla crescita collettiva. Riconoscere che la diversità è l'essenza dell'umanità significa riconoscere che ogni persona ha un valore unico e inestimabile, proprio in virtù delle sue differenze. Con le mie parole, voglio sfidare la nozione tradizionale di uguaglianza come omogeneità e ricondurla al riconoscimento e al rispetto delle differenze celebrate in tutte le forme. Riflettere sul volto dell'altro ci invita a vedere l'altro non come un oggetto, ma come un soggetto pieno di dignità, meritevole di rispetto e attenzione che co-esiste nel nostro mondo. Il riconoscimento dell'altro come "altro da sé, ma simile” è un processo bidirezionale per il quale ogni individuo, dal proprio punto di vista, si vede come il centro del proprio mondo ma riconosce l’Altro come il centro del suo proprio mondo. Questa reciprocità complica la nozione di alterità, poiché non esiste un punto di vista assoluto da cui stabilire chi è l'Io e chi è l'Altro in termini definitivi e unidirezionali. In questo contesto, l'alterità non è una caratteristica fissa attribuibile unilateralmente. Invece, è una condizione reciproca e dinamica.

L'Io e l'Altro sono contemporaneamente soggetti e oggetti di alterità l'uno per l'altro. Questa reciprocità dissolve la gerarchia implicita nel pensare l'Io come il punto di riferimento principale e l'Altro come una derivazione o deviazione da questo centro. Se ogni Io è un centro di esperienza e percepisce l'Altro come differente, allora la differenza è una condizione universale e comune. Nessun Io può rivendicare una priorità ontologica sull'Altro. La diversità è ciò che ci accomuna, poiché ogni individuo è simultaneamente l'Io per se stesso e l'Altro per qualcun altro e dunque, in questo senso, la vera uguaglianza risiede nel riconoscimento di questa comune differenza. In definitiva, chi è diverso da chi? La risposta è che siamo tutti simultaneamente diversi e uguali e che l'alterità non è una qualità posseduta da alcuni e non da altri, ma una condizione intrinseca dell'esperienza umana. Ogni individuo, nel proprio essere un Io, è anche l'Altro per qualcun altro. Questo riconoscimento reciproco della differenza è ciò che fonda una vera comprensione dell'uguaglianza: non nell'omogeneità, ma nella consapevolezza e nel rispetto delle nostre rispettive e reciproche alterità. La diversità degli uni rispetto agli altri è precisamente ciò che ci rende uguali, poiché rappresenta il nostro comune denominatore: siamo tutti diversi!

Riconoscere e apprezzare le differenze non significa semplicemente tollerarle, ma valorizzarle come una componente essenziale della ricchezza umana. Solo attraverso il rispetto e la celebrazione di queste differenze possiamo costruire una società più giusta e inclusiva, dove ogni individuo possa vivere liberamente e pienamente la propria identità. Educare le nuove generazioni su questi temi, promuovere politiche di uguaglianza e creare spazi sicuri e accoglienti per tutte le identità di genere sono passi fondamentali in questo percorso.

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