Bene e Male sono due concetti ampiamente discussi nella filosofia e non solo. Da poco tempo ho deciso di fare un rewatch della serie The Good Place, non soltanto perché la ritengo abbastanza leggera e divertente ma anche perché è molto interessante e profonda.
Quattro personaggi – che poi sono i protagonisti di tutte e quattro le stagioni – si ritrovano nella «parte buona» dopo essere morti. Ma cosa vuol dire essere nella «parte buona»? Significa aver totalizzato un punteggio sulla Terra tale da meritarsi la vita eterna nel Paradiso.
Uno di loro è Chidi Anagonye, un professore di Filosofia Morale con un grande problema: non è mai in grado di prendere una decisione perché è sempre alla ricerca di tutte le variabili morali possibili, tanto da impiegare ben ottantadue minuti per scegliere un cappello. Perché Chidi, da buon professore, mette in pratica tutti gli insegnamenti dei filosofi da lui conosciuti.
Mentire, ad esempio, per Immanuel Kant è sempre sbagliato, mentre per Eleonor Shellstrop (un’altra protagonista, la presunta anima gemella di Chidi) non è proprio così, perché dipende dal contesto in cui si mente e, soprattutto, dal fine. Di conseguenza, fare del bene è soggettivo, così come fare del male, in quanto dipende dai principi morali di qualsiasi individuo. Dunque, anche Dio – o l’algoritmo di The Good Place – ha una sua propria morale, e a seconda di essa, si acquisiscono i punti per arrivare alla parte buona. È così soggettivo il Bene?
Tra migliaia di pensieri inerenti a questo tema io mi trovo molto d’accordo con le riflessioni di Sant’Agostino di Ippona. Prima di convertirsi al cristianesimo, tra il 383 e il 387 grazie all’aiuto spirituale di Sant’Ambrogio nel suo soggiorno a Milano, Agostino abbracciò la dottrina manichea.
Il manicheismo era più convincente, dal punto di vista filosofico, rispetto al cristianesimo perché, per il problema del Bene e del Male, dava una spiegazione razionale al male: il mondo è diviso in due parti distinte. La prima è il Mondo della Luce ed è governato da Dio; l’altro è il Mondo delle Tenebre, della materia e del disordine, governato da Ahreman, che è il più grande tra tutti i demoni.
Questi due mondi, governati dal Principio del Bene e dal Principio del Male, sono in continua lotta tra di loro.
Agostino, però, si converte al cristianesimo e – per quanto alcuni suoi scritti siano stati per molti secoli un punto di riferimento per la dottrina manichea – sovverte la sua convinzione riguardo il tema del Bene e del Male. Il manicheismo credeva a una teoria filosoficamente insufficiente, in quanto irrazionale.
Agostino, allora, arriva a concepire la sua teoria: partendo dal presupposto che Dio è incorruttibile, se lo scontro cosmico tra Bene e Male può nuocere a Dio, allora Dio stesso perde il suo attributo di incorruttibilità. Ma se il Male non nuoce a Dio, allora, Dio non ha bisogno di alcuna lotta tra Bene e Male. Egli risolve la dottrina manichea, generando un problema dal punto di vista cristiano: se Dio è Amore e Bene, come si spiega la presenza del Male?
L’Essere e il Bene coincidono perché Dio ha creato tutte le cose e tutto ciò che Dio realizza è Bene, pertanto ogni Essere è Bene. Dio non può aver creato il Male ed è per questo che, secondo Agostino, il Male è soltanto una privazione del Bene, è una “sottrazione d’essere”. Egli ritiene allora che il Male non è nient’altro che il Bene ma in forma privativa, la non presenza del Bene. Il Male, dunque, non ha un valore ontologico, ma solo il Bene lo ha, coincidendo appunto con l’Essere.
Il problema del Bene e del Male è un concetto che ha coinvolto e che coinvolge ancora il pensiero filosofico. Di male ne stiamo vedendo fin troppo nel mondo attuale. Eppure, per ragioni completamente diverse da Sant’Agostino di Ippona, io credo che il Male sia soltanto privazione di Bene: di per sé, non ha valore ontologico, è sottrazione di esperienza del Bene, che l’uomo tende a compiere il Male. Perché per la mia ingenua anima sensibile, se ogni uomo si trovasse di fronte alla scelta di compiere il Bene o il Male, cercherebbe sempre di tendere al Bene. Perché il Bene genera il Bene, mentre il Male non genera niente, anzi distrugge. E nessuno vuole vivere il Male.
In fondo, persino un demone come Michael può provare, seppur con molta fatica, a diventare buono.
Parola di The Good Place!
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