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Green Revolution, mobilità e la scorreggia dell’Universo

Una premessa

 

È essenziale premettere che il pianeta Terra è “protetto” da radiazioni cosmiche ed altre forme di energia, grazie ad un complesso sistema di “fasce”. Tali radiazioni, invero, sono soggette a importanti fluttuazioni di magnitudo; le famose “tempeste solari” o “tempeste geomagnetiche” degli ultimi mesi, ne sono un chiaro esempio. Ebbene, se per qualche ragione (all’essere umano non è dato sapere quando, come e perché), la nostra Stella dovesse anche solo lievemente sussultare più del dovuto, come una impercettibile scorreggia, la vita sul nostro pianeta, per come la conosciamo, terminerebbe in pochi istanti.

 

Tanto premesso, restringiamo il campo di indagine su fenomeni e questioni di più umana e intellegibile percezione…

La mobilità e i costi dell’elettrico

 

Secondo dati ANFIA, le auto elettriche arrivano a costare fino al 50% in più rispetto alle classiche automobili con propulsione endotermica.

 

I costi dell’energia elettrica per la ricarica delle stesse, anche a causa della situazione geopolitica, risultano ad oggi essere generalmente meno competitiva rispetto all’adozione dei combustibili fossili.

 

Se da un lato risulta necessario rivolgere lo sguardo a soluzioni innovative che razionalizzino il consumo di risorse e salvaguardino il “benessere” globale, risulta naturale chiedersi, quindi, se le soluzioni ad oggi individuate risultano davvero efficaci.

La “mobilità”, ancora più nei moderni giorni, risulta essere una “necessità” imprescindibile, su ogni scala di riferimento. Le attuali politiche “green” che da un lato tendono ad avere un approccio “conservativo” verso il “benessere del Pianeta”, per moltissime classi sociali e gruppi di individui, risultano ancora poco attuabili.

 

Ad esempio, in moltissime zone dell’Italia (soprattutto Meridionale), il sistema di trasporto pubblico è totalmente inefficiente o addirittura assente. Le persone sono “costrette” a dover utilizzare l’autoveicolo per lavoro, per far fronte ad emergenze o, più semplicemente, per svolgere normali azioni quotidiane.

 

Perimetrando l’analisi alla nostra Nazione, basti pensare al forte squilibrio tra le stazioni di servizio di carburante “classico” e quelle per la ricarica elettrica.

 

Un problema collettivo

 

Un importante matematico statunitense, Edward Lorenz, nell’ambito di alcune ricerche meteorologiche, “scoprì” e verificò il famoso “effetto Farfalla”.

 

Nel 1979, Lorenz si rivolse all’ American Association for the Advancemente of Science, pronunciando queste parole:

“Può il battito delle ali di una farfalla in Brasile scatenare un tornado in Texas?”

Questa suggestiva frase sottende, in realtà, un complicato fenomeno alla base dei metodi risolutivi di equazioni differenziali (che descrivono la quasi totalità dei fenomeni fisici che sperimentiamo ogni giorno).

 

Affidandosi alle evidenze di Lorenz, sembrerebbe che ogni gesto di ogni singolo individuo possa davvero avere un “effetto farfalla”; da qui la responsabilità collettiva ed individuale di salvaguardare il sistema in cui viviamo.

La resilienza del Pianeta

 

È importante non dimenticare quanti e quali eventi, il nostro Pianeta, ha affrontato nel corso della sua esistenza: Cinque estinzioni di massa, ere glaciali, almeno due Super Eruzioni vulcaniche e altrettanti impatti con Asteroidi e Corpi “vaganti”.

 

In oltre quattro miliardi di anni di Vita, la Terra ha affrontato ben più di quanto è annidato nell’immaginario collettivo.

 

Quanto, allora, un granello di sabbia, come l’essere umano, è davvero in grado di inficiare le sorti di un sistema tanto complesso e “macroscopicamente regolato”, come quello in cui esso vive?

 

La corsa all’elettrificazione, alla razionalizzazione delle risorse di idrocarburi, alla modifica radicale anche degli “stili di vita” degli esseri umani, è davvero una efficace risposta alla lotta ai cambiamenti climatici?

 

La domanda che ci si potrebbe porre è: dobbiamo salvare il pianeta o vogliamo salvare noi stessi?


Impegno “a tutti i costi”?

 

È evidente la necessità di dover rivolgere lo sguardo ad una mobilità innovativa che consenta di salvaguardare il Pianeta ed i suoi abitanti. Ma è altrettanto evidente la presenza di una discrasia dell’intero sistema e, forse, di una mancanza di focus attentivo verso quelle che possono rappresentare realmente le problematiche per l’esistenza tutta.

 

Se da un lato si spinge per un futuro “green”, dall’altro lato si investono migliaia di miliardi al giorno per movimentare aerei, navi e veicoli da guerra.

 

Se da un lato la politica chiede al cittadino di attuare comportamenti virtuosi per la mobilità, dall’altro lato sono ad oggi presenti, nel 2024, intere città o capoluoghi (tipico esempio, Matera, già capitale della Cultura) che non sono asserviti nemmeno da una rete ferroviaria.

 

Il Pianeta ha già ampiamente dimostrato, da quattro miliardi di anni, di essere in grado di badare a sé stesso, anche a discapito dell’esistenza dei suoi abitanti.

 

L’essere umano ha già ampiamente dimostrato di essere in grado di distruggere sé stesso.

 

Il Cosmo ha già ampiamente dimostrato di poter, con una sola scorreggia, porre termine ad ogni congettura o considerazione fin qui espressa.

 

A prescindere dall’interlocutore politico, dalla “mission” e dalle “vision”, sarebbe forse il caso di preoccuparci più di come i nostri battiti di ali possano influenzare l’umanità (più che l’essere umano), che degli effetti che questi possono avere su di un sistema che esiste da molto prima di noi e, assai probabilmente, esisterà anche dopo di noi.


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