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«Chi dice e chi tace»: un viaggio alla scoperta di se stessi

Una premessa personale doverosa è necessaria prima di parlare di Chiara Valerio e del suo libro: Chi dice e chi tace non è un libro per tutti, perché è un libro «politicamente» potente.


Non tanto perché è politicamente schierato (nonostante il riferimento all’attivismo di sinistra nel Partito Comunista che è menzionato nel racconto), ma perché è «politico» nel senso arendtiano del termine: la vita di ogni personaggio è l’espressione della Vita Activa di Hannah Arendt, è la politica come «attività specificatamente umana» ed è potente perché tocca temi attuali con forza e, allo stesso tempo, con tanta delicatezza. Come il diritto al suicidio o come il tema legato all’omosessualità che, in due anni di Governo Meloni, abbiamo visto annichilirsi, attraverso decreti-legge futili e pericolosi per la libertà di ogni essere umano. È la libertà di scegliere della propria vita (e, in questo libro, anche della propria morte) che vediamo spegnersi davanti ai nostri occhi e che, nella storia di Vittoria, viene rivendicato!

 

Ho potuto scorgere delle correlazioni tra la storia di Vittoria e di Lea Russo, l’amica alla ricerca della verità, con alcuni fatti di cronaca nera accaduti nel nostro Paese, perché in ogni omicidio c’è “chi dice e chi tace.” Nelle prime pagine mi è tornato alla mente il caso di Marco Vannini, un ragazzo ferito mortalmente in vasca da bagno dal padre della sua fidanzata e con annessa omissione di tutta la famiglia riguardo l’accaduto. Credo che questi rimandi possano essere possibili in quanto gli eventi che Chiara Valerio descrive nel suo romanzo si ancorano alla realtà in maniera ferrea, complice il suo aver scelto Scauri, sua terra d’origine, come sfondo paesaggistico del romanzo.


Chi dice e chi tace ha gareggiato per il Premio Strega 2024, classificandosi al terzo posto (dietro a Invernale di Dario Ventolini e L’Età Fragile, Donatella di Pietrantonio, vincitrice del concorso). L’autrice spiega che l’idea di scrivere questo libro è nata dopo aver studiato personaggi femminili di Georges Simenon. La protagonista del romanzo è Lea Russo che cerca di risolvere tutti i dubbi riguardanti la morte (ma anche la stessa vita) di Vittoria. Non è un libro da considerare come un giallo, anzi: il punto di forza è proprio la ricerca oggettiva della verità sul possibile omicidio di Vittoria messa in parallelo con il viaggio che la protagonista compie nella scoperta di se stessa. In fondo, Scauri rappresenta non soltanto la terra natìa dell’autrice, ma anche il luogo di provincia, il paese dove ognuno sa tutto di chiunque, dove non c’è poi così tanto spazio di accettazione della diversità.

 

Vittoria, donna anticonformista e frizzantinamente ribelle, si era trasferita a Scauri da vent’anni e Lea, indagando sulla sua morte, può crescere e scoprirsi: lentamente la verità che viene a galla è quella di una vita piena di “non detti”, nonostante Vittoria fosse da considerare come una delle sue più grandi amiche. E tra le onde del mare dei “non detti”, Lea si interroga sull’affetto provato per la sua amica: e se fosse qualcosa di più profondo rispetto ad un semplice affetto di amicizia? Nessuno potrà mai saperlo, soprattutto perché Lea era una donna sposata e “provinciale”.

 

La morte di Vittoria aiuta Lea nella scoperta di se stessa, nella sua intima essenza e non si arrende: Lea è propensa al cambiamento, all’accettazione di quella diversità che non aveva mai contemplato nella sua vita, nonostante la sua età adulta. Perché vivere significa comprendersi, conoscersi ogni giorno un po’ di più.

 

Chiara Valerio, nel narrare questa vicenda, ci aiuta a percepire il cambiamento nelle nostre vite come attività da stimolare in noi stessi, nonostante si viva in un mondo patriarcale, intriso di giudizi e pregiudizi della società. Chiara Valerio, con Chi dice e chi tace, ci lascia a mio avviso un insegnamento semplice e politicamente molto potente: «ad essere se stessi si vince sempre».

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