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Cambiare l'acqua ai fiori. Romanzo di Valérie Perrin

L’insegnante si innamora della sua poesia su un cane abbandonato, a 10 anni lei supera l’odio per la scuola e si lascia conquistare dalla scrittura. Ed ecco che riconosciamo subito la giovane Valerie Perrin, l’autrice francese di un libro meraviglioso che parla di tantissime cose, tutte umane: amore, perdita, risentimento, amicizia, rinascita, ricongiungimento, serenità.

Cambiare l'acqua ai fiori. Romanzo di Valérie Perrin

Violette e Philippe Toussant hanno un lavoro un po’ particolare: sono guardiani, prima del passaggio a livello, e poi di un cimitero, quello di un piccolo paese della Borgogna. Prima guardano passare la vita, poi la morte. Violette conosce Philippe da molto giovane, dopo essere cresciuta in orfanotrofio. Forse è per questo che si innamora di un uomo incompleto e incapace di mostrare affetto e cordialità. Conosce la perdita, ha perso quasi tutto, inclusa se stessa, ma forse non capisce davvero il senso di vuoto finché non le capita un lutto ancora più grande, quello peggiore di tutti.


Philippe non ama il cimitero ma Violette sì. Le abitudini giornaliere si basano sul “prendersi cura”: delle tombe, dei gatti che sono rimasti senza padrone, dei visitatori ai quali dà da bere lacrime di liquore mentre ascolta le loro storie e i loro pensieri.


Cambiare l'acqua ai fiori. Romanzo di Valérie Perrin

Violette impara da Sasha, il vecchio guardiano del cimitero, come curare il giardino e, anche, se stessa. Si parla spesso nel libro di pagine di diario, quelle dove Violette registra i discorsi dei funerali, e quelle ritrovate e piene di segreti della madre di Julien, forse a indicare che lo scrivere, la riflessione personale può aiutare nel cammino della vita, verso la salvezza della propria anima.


Trovo anche estremamente interessante l’uso dei nomi dei personaggi: Violette, il nome di un fiore e di uno dei colori che la protagonista nasconde sotto mantelli neri, quasi a nascondere la voglia di tirare fuori la felicità da sotto la coperta. Julien Seul (seul = solo, in francese), che smette di essere solo quando fa i conti con i desideri della madre defunta.


Come si dice spesso, occorre toccare il fondo per risalire ma questo libro va oltre: ci parla della speranza e della gentilezza, l’attenzione degli altri, quella che ci salva quando siamo sul baratro, e l’importanza di continuare a cambiare l’acqua ai fiori, anche quando sembra non esserci più una ragione per nulla.

Cambiare l'acqua ai fiori. Romanzo di Valérie Perrin

Ho letto questo libro in concomitanza con un altro sul concetto giapponese dell’ikighai (lo faccio spesso di leggere libri contemporaneamente, sarà un retaggio del liceo) e ho scoperto che quella dell’orto è una pratica che molti ultracentenari hanno in comune. Curare il giardino ci mantiene, letteralmente, in vita. La mia nonna è vissuta fino a 101 anni, e l’ha fatto proprio cosi, cambiando l’acqua ai fiori. Aveva le sue azioni quotidiane che svolgeva con calma, concentrata sull’azione in sé, più che sullo scopo: pulire i fagiolini, raccogliere spinaci, riposarsi sotto la pianta di kiwi. Vivo in Inghilterra e mi ha sempre colpito come i pensionati qui abbiano tutti, davvero tutti, un giardino con tanto di  abbeveratoio per le rondini. E ogni giorno il rito li porta a prendersi cura delle piante, degli uccellini e, perchè no, di qualche volpe che al tramonto arriva affamata a bussare alla porta. Sono routines importanti che ci aiutano a trovare la nostra raison d’être, la motivazione per alzarsi dal letto la mattina.


Questo libro della Perrin è una storia estremamente originale e piena di umanità. C’è un po’ di ognuno di noi in Violette e ci spingiamo a provare compassione persino per Philippe, che ha bisogno di trovare se stesso ma fatica a farlo e capiamo come i nostri genitori, o la loro assenza, ci definiscono molto di più di quello che pensiamo.


Le storie dei vivi si intersecano con quelle dei morti in una vicenda piena di colpi di scena e dove ogni pagina è una scoperta. A tratti, scende nel genere dark e prende quasi le sembianze di un thriller. In questo libro, non è la morte a rappresentare l’assenza, ma sono i personaggi, i Toussant in primis, che sono lì e vivono. La morte, al contrario, è una presenza che viene accostata all’amore e all’eternità di questo sentimento che cambia e si trasforma, ci trasforma, ma non finisce mai.


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